The Collector

Posts written by Kilobaid

view post Posted: 4/5/2015, 14:03     Potere Assoluto -




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Sono veramente in pochi a sapere che il nostro mondo è totalmente diverso da come lo immaginiamo e la realtà lontanissima da ciò che si vuole far credere.

Si è appreso che diversi servizi segreti hanno selezionato degli individui "predisposti" e li hanno addestrati perché sviluppassero certe facoltà che, nel medioevo, erano punite con il rogo. Tra queste la telepatia, la bilocazione, l’attacco psichico, ecc. La notizia è certa. L’americano Richard D’Amato, esperto di spionaggio del Senato, ha dichiarato al "Washington Post" (2/12/95) che: "oltre ai servizi segreti americani si servono dei sensitivi quelli russo, cinese e di alcuni Paesi europei nostri alleati". L’esperto non ha voluto dire se anche i servizi segreti italiani abbiano usato e usino la stregoneria come arma. Il cervello è ancora, in gran parte, un mistero fitto fitto. Il prof. Leonid L. Vasiliev, accademico delle scienze di Mosca, ha ammesso: "Il giorno in cui l’uomo scoprirà l’enorme potenza racchiusa nella mente umana, compirà una rivoluzione più grande di quella della scoperta dell’energia atomica".

La stregoneria, a dispetto di quanto comunemente si pensa, è più viva che mai ancora oggi. Si celebrano oscure pratiche, in luoghi asettici come laboratori scientifici top secret, rituali tenebrosi come quelli praticati nei sabbath medievali. Sembra incredibile, eppure, è proprio così. Il giornalista Maurizio Blondet, nel corso di un’intervista (apparsa sulla rivista "Teologica", settembre/ottobre 1996), mi confidò: "certi personaggi praticano strani riti su un’isola vicino a Washington. Sono personaggi di alto livello, si riuniscono, in notti di luna piena, e celebrano dei riti molto particolari. Naturalmente nessuno vuole indagare su questo perché si tratta di gente molto potente. Sono cose che si sussurrano. Allo stesso modo in certi "entourage" politici di alto livello si dice, molto sottovoce, che vengano stuprati dei bambini. Il tutto avviene in un sottofondo rituale di magia nera. Non sono persone comuni che fanno queste cose, si tratta di gente che ricopre altissime cariche, funzionari del Pentagono, etc.".

Per quanto possa sembrare assurdo si svolgono nel nostro pianeta, segretamente, rituali spaventosi che, in alcuni casi, sono espressione di pratiche ancora più orripilanti, come la "sostituzione di anime operata magicamente". Esperimenti terribili, sulla falsariga di quello descritto in un introvabile libro, sono segretamente attuati: "...si sono appropriati dei corpi di...". Per chi non avesse ancora capito qui viene insegnato l’omicidio magico, infatti, il mago continua: "…come ho più volte insistito, intendo esporre lo -Yoga per non morire-, i metodi tantrici per trasferirvi alla fine dei vostri allenamenti... in un altro corpo fisico..."". (Tommaso Palamidessi, Lo yoga per non morire, Ediz. Grande Opera, Torino 1949). Si ossessionano e si uccidono le persone magicamente.

Un ex maggiore, il quarantunenne David Morehouse, ha raccontato la sua personale esperienza di mago al servizio della Cia. Egli, tra l’altro, ha detto al "Corriere della Sera" (3/12/95): "imparammo ad uscire con la mente dal corpo, a portarci in altri luoghi e in altri tempi, a vederli e a descriverli" e alla domanda sul perché decise di andarsene via ha così risposto: "per una questione morale e per la mia sanità mentale. Volevano che interferissimo (il suo gruppo era composta da 4 uomini e quattro donne, 8 sensitivi in tutto, ndA) nella psiche dei loro bersagli: per esempio, durante la guerra del Golfo Persico tentammo di aggredire la mente di Saddam due volte al giorno, cinque giorni alla settimana, di disorientarlo. Non si deve usare l’extrasensorialità come un’arma. E io incominciavo a soffrire di dissociazione. Perciò sono caduto in disgrazia".

Il lettore potrà pensare che si tratta di storie fantasiose ma non è affatto così. Leggete ancora quanto il ten. Col. John Alexander, scrisse su "Military Review" (n. 12, dicembre 1980), la rivista specializzata dell’Esercito americano: "esistono sistemi di armi il cui funzionamento si basa sui poteri mentali, le cui caratteristiche letali sono già state sperimentate". L’articolo molto lungo si intitolava: "The New Mental Battlefield" (La nuova strategia mentale). Nella nostra società postmoderna, sono attive sfere oscure dedite ad ogni genere di ritualità tenebrosa e dionisiaca, tutte protese alla ricerca ossessiva dei poteri senza curarsi da dove questi provengano.

Apprendiamo, pure, che i servizi di intelligence non sono estranei a certe pratiche. Michael Rossman aveva avvertito: "abbiamo a che fare con l’avvento di una tecnologia che ha i più paurosi e complicati potenziali di liberazione e di tirannia nel campo psicologico e materiale". Per essere chiari questa tecnologia, a cui lo studioso si riferisce, non è altro che la magia. Anche i militari sono stati molto espliciti al proposito. Una realtà inimmaginabile si apre agli occhi di chi era convinto di vivere in un mondo laico e aperto, secolarizzato e democratico, sottoposto alle leggi dell’economia e alle scoperte delle scienza, dove tutto ciò che viene chiamato "magia" sembrava essere irrilevante nel guidare l’azione politica. Invece non è affatto così.

Ci informa ancora Blondet: "ho appreso che qua e là nel mondo, oggi, in ambienti insospettabili, si opera in molti modi – dall’orgia allo "stupro metafisico", dalle trasgressioni della Mano Sinistra al sacrificio umano azteco – per giungere a trasformare la società umana nella comunità della morte" (M. Blondet, Gli "adelphi" della dissoluzione, Ediz. Ares, Milano 1994). Potrebbe aver ragione J. Finley Hurley quando nel suo "Stregoneria" (Armenia, Milano 1986) scrive: "forse vi è un’Istituzione, un’eminenza grigia che non sospettiamo, la cui mano si stende dappertutto"". Questa oligarchia misteriosa potrebbe essere molto addentrata nella conoscenza di queste antiche pratiche maledette, e tenerle in gran conto, e utilizzarle più di quanto si possa lontanamente immaginare. Forse il nostro mondo è totalmente diverso da come lo immaginiamo e la realtà lontanissima da ciò che si vuole far credere.

La stregoneria è usata nella politica e, pare, con ottimi risultati. Tra i tanti esempi che si potrebbero fare riporto, solo, quanto ha scritto il settimanale "Megapolis-Express" e, cioè, che Boris Eltsin si è servito più volte di uno stregone, camuffato da deputato, capace, tra l’altro, di controllare psichicamente i suoi colleghi parlamentari. Sarebbe stato lui a impedire un’opposizione decisiva dei parlamentari all’intervento russo in Cecenia. Lo stregone del Presidente Eltsin è, secondo la rivista, in grado di provocare la morte delle sue vittime. Egli vanta, in qualità di sensitivo, una lunga collaborazione con il Kgb. Viene ora naturale chiedersi se è mai stato dimostrato scientificamente la possibilità che una mente possa interagire con un’altra, anche a lunga distanza.

Il dott. Milan Ryzl, fisico cecoslovacco, da tempo trasferitosi in America, ha effettuato esperimenti del genere. Ha causato, tramite un soggetto agente che si concentrava su sintomi di soffocamento, attacchi di asma ad un ricevente, lontano molti chilometri (M. Ryzl, Parapsicology in Communist Countries of Europe, International Journal of Parapsychology 10: 3, 1968). Jule Einsenbud, psicanalista, affermò che: "non è più misterioso né soprannaturale, per uno stimolo telepatico, provocare un attacco di asma o qualche altro fatto fisiologico...". Ryzl osservò che per via telepatica si potevano trasmettere anche stati depressivi e violente cefalee. Nel 1959 pochi capirono la portata di resoconti di studi, effettuati nella ex Unione Sovietica, sulla trasmissione telepatica.

Negli anni '20 e '30 su direttive dello scienziato russo V. M. Bekhterev furono condotti interessanti esperimenti di suggestione mentale telepatica. Il direttore dell'Istituto per lo studio del cervello e dell'attività nervosa superiore di Leningrado, V. P. Osipov, nel 1932 diede l'incarico allo scienziato Leonid L. Vasiljev di eseguire un programma di ricerca sulla "suggestione mentale", che fu portato avanti fino al 1938. Vasiliev era già uno dei componenti la commissione scientifica operante fin dal 1922 e composta dagli psicologi A. K. Borsuk, N. D. Nikitin, V. I. Rabinovich, dai medici ipnotisti V. N. Finne, N. A. Panov, dal fisiologo, V. M. Karasik, dai fisici V. A. Poderni, A. A. Petrovskij e da altri. Questi studiosi condussero ricerche su "La suggestione mentale in esperimenti sull'uomo" e "L'azione psicofisiologica del campo magnetico sull'ipnotizzato".

I risultati furono definiti molto interessanti da V. M. Bekhterev, fondatore e allora direttore dell'Istituto per lo studio del cervello che <<incluse le relazioni dei membri della commissione nel programma del II Congresso panrusso di psiconeurologia, che si tenne nel gennaio del 1924 a Pietrogrado...>> (L. Vasiliev, Esperimenti di suggestione mentale, Oscar Mondadori, 1978). Il prof. Vasiliev più tardi, nel 1943, passò all'Università di Leningrado e nel 1959 fondò, nel dipartimento di fisiologia che dirigeva, un centro di ricerche sperimentali sulla suggestione mentale. E', tuttavia, da osservare che altri studiosi, soprattutto francesi, come lo psichiatra P. Janet, il notissimo fisiologo Charles Richet, il prof. Julij Ochorovicz, il dott. J. H. A. Gibert, ecc. avevano effettuato con successo esperimenti di suggestione telepatica a distanza.

Ad esempio, il prof. Janet nel 1878 addormentò una sua paziente che si trovava lontano da lui e la costrinse ad uscire da casa e ad andare in un preciso posto. Nel 1869 erano stati fatti altri esperimenti dal dott. Dusart che li descrisse dettagliatamente e concluse che è possibile influenzare telepaticamente soggetti anche lontani diversi chilometri dall’agente. A dimostrazione di ciò furono effettuati sorprendenti esperimenti e in occasione del III Congresso di ricerche psichiche (nel 1927) Warcollier comunicò di esperimenti fatti con la sua collaborazione, tra New York e Parigi, in ambedue le direzioni, con una distanza di circa 6000 Km... Furono fatti 15 esperimenti di trasmissione di forme mentali da New York a Parigi, e si osservò coincidenza in 5 casi (33,3%). Nella direzione opposta furono eseguiti 20 esperimenti con 5 coincidenze (25%). Warcollier considera i risultati ottenuti un chiaro successo degli esperimenti telepatici a grandi distanze (L. Vasiliev, op. cit.).

Questi resoconti, davvero sconcertanti, provano come sia realmente possibile influire mentalmente sui propri simili, il che avvalora e rende, oltremodo, terrificante l’utilizzo di certi poteri. La realtà dell’azione mentale è stata dimostrata scientificamente e, se si nutrono ancora dubbi in proposito, per fugarli del tutto, occorre solo avere la pazienza di leggersi, per intero, i protocolli delle ricerche effettuate, in questo campo, da questi e altri seri studiosi e apprezzati scienziati. E poi, perché meravigliarsi se un individuo "dotato" può interagire con la mente profonda di un’ignara e inconsapevole persona, piegandola ai suoi voleri? Si legge, sempre più frequentemente, sui giornali, di gente (cassieri di banche, di supermercati, negozianti, ecc.) ipnotizzata da strani personaggi, in pochi secondi e, poi, rapinata.

Questi casi sembrano potersi spiegare solamente con l'ipotesi del fluido magnetico. A tal riguardo riporto quanto scriveva, sul numero 222 del "Giornale dei Misteri", il professore Emilio Servadio: "viene da chiedersi, allora, se non sia da riprendere seriamente in considerazione la tesi di coloro (in Italia Disertori, negli stati Uniti Mc Connell), i quali ritengono che in sostanza, l'ipnosi possa essere dovuta - almeno in certi casi - a un influenzamento psicocinetico. Lo riteneva, come si sa, Mesmer, e lo ritennero tutti i -magnetizzatori- del secolo scorso... Siamo sicuri che certi fatti recenti non ripropongono le -tesi obliate- di quei lontani pionieri?...". Una volta questa capacità era detta stregoneria.

Con la forza della mente è possibile trasmettere a chicchessia tutto il bene del mondo o ogni specie di male. Il grande Paracelso si disse convinto di ciò esclamando: "e' possibile che per forza della mia volontà io fermi lo spirito del mio avversario in una immagine e arrivi a renderlo deforme o zoppo". Studiare questi spaventosi poteri indusse gli scienziati, forse per timore di ricevere critiche, ad inventare asettiche sigle come "Esp", "Psi" e "Pk". Essi, tuttavia, sapevano bene quanto afferma Ehrenwald e cioé che: "i fenomeni psi sono in realtà derivati dalla magia... -ma continua lo studioso- sono stati disidratati, disossati e spinati per essere resi digeribili allo stomaco degli scienziati...". Viviamo, invero, in un mondo dominato dalla magia.

Per quanto li si continui a negare, certi strani poteri continuano ad essere usati nella nostra società moderna. Non è assurdo, a questo punto, credere che queste oscure tecniche siano tenute in grande considerazione anche da parte di "scienziati sociali" identificabili. I risultati di alcune antichissime conoscenze occulte possono essere inauditi, micidiali. Anche l’ipnotismo, o magnetismo che dir si voglia, può diventare un’arma molto pericolosa perché, scrisse ancora Servadio: "l’ipnosi dimostra che un soggetto in perfetta salute fisica e mentale può divenire strumento passivo di forze psichiche che egli non è in grado di controllare; i comandi ipnotici possono provvisoriamente annientare alcune distinzioni essenziali, come quella tra il reale e l’irreale, tra il vero e il falso, che costituiscono il fondamento di tutta la nostra vita e della nostra sicurezza psichica…". Inquietante.

E’ pure provato che i servizi segreti hanno particolarmente a cuore l’ipnosi e che, in questo settore, hanno fatto passi da gigante. Su certi possibili usi criminali della particolarissima tecnica ne parla G. H. Estabrooks nel suo libro "Ipnotismo". L’autore è, come lui stesso scrive, un ipnotista che presta la sua opera nei laboratori militari Top Secret degli USA. Lì vengono condotti esperimenti segretissimi relativi, anche, all’applicazione dell’ipnosi in vasti settori politico-militari. Ecco la domanda che Estabrooks si pone nella sua opera: "(l’ipnotismo, nda) può essere usato per indurre qualcuno a commettere un delitto?". Il super esperto non ha dubbi al proposito e afferma: "la risposta è sì". Vengono i brividi. La maggior parte delle persone non ha la più pallida idea di ciò che si può attuare con certe particolari tecniche in mano ad "apprendisti stregoni". La gente comune non sa neppure che un soggetto può essere portato in trance profonda, senza saperlo e anche contro la sua stessa volontà e, come è stato dimostrato, costretto ad uccidere o a suicidarsi.




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view post Posted: 27/4/2015, 22:04     Forse -

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Forse


E' forse perché credo ancora nella vera amicizia,
nei puri sentimenti,
nella bontà della gente,
al tuo sorriso,
alle tue parole,
che voglio continuare a
vivere.


O è forse perché credo ancora che
per stare insieme a te,
è necessario offrirti la parte migliore di me,
per vivere con un gesto
quello che non ho mai avuto.

O è forse perchè ho ancora delle speranze
per continuare a credere alla sincerità di una donna.

O è forse perché
credo nel vero amore,
che ho tanta fiducia in te,

o è forse perchè sto per impazzire

o è forse perchè sei parte di me,

o è forse solo perchè ti voglio bene

così come sei.....semplicemente.




Roberto


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view post Posted: 11/4/2015, 23:37     Angeli -







Angeli

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Se cerchi gli angeli...

non guardare molto lontano.. essi non sono distanti..
ma sono qui.. vicino a noi.. vestono i nostri abiti,
sorridono con il nostro volto.. vivono in noi.

Ognuno di noi è angelo di se stesso nella misura in cui
si riconosce tale, ci siamo dimenticati che quel giorno
abbiamo deciso di nascondere le nostre ali
e nell'umiltà poter dimostrare la nostra grandezza..
e la più profonda grandezza è riuscire ad Amare..

Amore.. che grande parola... amore è delle piccole cose
che alla fine sono le più grandi..
amore è accogliere con un sorriso.. perché nessuno mai
sarà così povero da non poter donarne uno..

amore è quel tocco dato ad uno sconosciuto..
ma che parte dal cuore,
amore è cercare in fondo, dentro di noi..
e in quel meraviglioso scrigno chiamato cuore trovare noi stessi..
avere la forza e l'audacia (perché è audacia in questo mondo)
di donare e mostrare le perle preziose che in
esso possediamo.

Non lasciare che gli eventi o le persone spezzino le tue ali..
è difficile perché se doniamo tutto..
tutto possiamo perdere..
ma in realtà tutto ci viene donato attraverso
la vita che è tale solo se vissuta con amore.

Nello spazio del mio cuore ho trovato un angelo..
non chiedete spiegazioni alle mie parole..
partono dal cuore ed è nel vostro cuore che vogliono arrivare..
e quell'angelo è ora.. il mio migliore amico,
mi parla con voce saggia e sicura

ci sono dei momenti della mia vita in cui esso si vuol far sentire..
quei momenti li chiamano "pelle d'oca" ma io li chiamo
"il tocco di un angelo" ascoltate quei momenti..

sono i più importanti perché l'angelo che c'è in te,
ti vuole parlare...


Roberto




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view post Posted: 28/11/2014, 01:28     Il papiro di Tulli -




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Il papiro Tulli




Questa storia ha per protagonisti un esimio professore, Alberto Tulli, direttore del Museo Egizio del Vaticano, un papiro di dubbia provenienza e di dubbia autenticità, e una storia in esso raccontata avvenuta 3500 anni fa.
Una mattina del 1934 il professore si trovava al Cairo e decise di visitare una bottega antiquaria. Mentre rovistava tra gli oggetti contenuti, venne attratto da un papiro,in condizioni precarie di conservazione. All’interno era narrata,in stile geroglifico,una strana storia. Decise di acquistarlo, ma si sentì chiedere una somma molto rilevante per cui chiese al legittimo proprietario il permesso di copiarne il testo, cosa che gli fu accordata.

Le scritte in geroglifico erano troppo complicate per le conoscenze del professore, che decise di rivolersi al direttore del Museo del Cairo, il professor Drioton, che tradusse quello che era narrato, ricavandone una storia ai limiti del credibile.
Il papiro raccontava un avvenimento accaduto durante il regno del faraone Thutmosis III, che regnò a cavallo fra gli inizi del 1500 Ac e la fine del 1400.
Il testo era estremamente lacunoso,incompleto, con cancellazioni e buchi che rendevano la lettura del papiro molto difficoltosa,ma nonostante tutto leggibile.

Ecco la traduzione parziale del testo, intervallata da puntini sospensivi, la dove il testo si interrompe:

“il ventiduesimo giorno del terzo mese d’inverno, alla sesta ora del giorno), gli Scribi, gli Archivisti e gli Annalisti della Casa della Vita si accorsero che un cerchio di … Dalla bocca emetteva un soffio pestifero (bocca anteriore o posteriore Ed i cuori degli Scribi, degli Archivisti tutti furono (da ciò) atterriti e confusi ed essi si gettarono nella polvere col ventre a terra …….. essi riferirono allora la cosa al Faraone. Sua Maestà ordinò di ………… è stato esaminato …….. ed egli stava meditando su ciò che era accaduto, che era registrato dai papiri della Casa della Vita ..Ora, dopo che fu trascorso qualche giorno, ecco che queste cose divennero sempre più numerose nei cieli d’Egitto …Il loro splendore superava quello del sole,ed essi andavano e venivano liberamente per i quattro angoli del cieli…). Alta e sovrastante nel cielo era la stazione da cui andavano e venivano questi cerchi di fuoco .L’esercito del Faraone la osservò a lungo con lo stesso Re. Ciò accadde dopo cena.Di poi questi cerchi di fuoco salirono più che mai alti nel cielo e si diressero verso il Sud). Pesci ed uccelli caddero allora dal cielo …

Da queste prime parole si intuisce che il Faraone,i suoi dignitari e l’esercito avevano assistito a quello che oggi chiamiamo incontro ravvicinato.
Il papiro continua poi con la descrizione dello stupore di tutti quelli che assistettero agli eventi.

“Grande fenomeno che mai a memoria d’uomo fu in questa terra osservato…….. ed il Faraone fece portare dell’incenso per rimettersi in pace con la Terra.... e quanto accadde il Faraone diede ordine di scriverlo e di conservarlo negli Annali della Casa della Vita, affinché fosse ricordato per sempre dai posteri….”.

La voce del ritrovamento del papiro circolò immediatamente tra gli studiosi ,che iniziarono a studiarne il testo;ma fu solo nel 1956 che divenne di dominio pubblico,grazie alla pubblicazione dapprima su una rivista con ambizioni scientifiche (per la verità poco attendibile) e in seguito ripresa da altri giornali.

L’atteggiamento di molti studiosi fu scettico sin dall’inizio: il racconto si interrompeva proprio nei punti salienti,lasciando volutamente il lettore nel dubbio. A questo si aggiunse il parere autorevole di Gianfranco Nolli, nuovo direttore alle antichità egizie per conto del Vaticano, che bollò senza possibilità di appello il papiro come un falso.
La querelle è andata avanti per anni, con scontri fra fautori dell’autenticità del documento, tutti schierati nell’ambito dei teorici dell’intervento extraterrestre,e gli studiosi canonici, assolutamente convinti che si trattava di un falso.

La parola fine è stata probabilmente pronunciata l’anno scorso, quando uno studioso, Brussini, egittologo, studiando il papiro, si rese conto di aver già visto una sequenza di geroglifici identici in un’opera del grande archeologo Gardner, una grammatica che era ed è la base di studio per ogni egittologo che si rispetti.
Il papiro riportava intere frasi prese dal libro,con abrasioni e cancellature proprio nei punti più controversi, come se si fosse tentato di aggiustare il papiro in base alle traduzioni di Gardner; inoltre due errori di traduzione presenti nei testi di Gardner risultavano presenti anche nel papiro Tulli.
Cosa può essere successo,allora?

Tulli era sicuramente in buona fede, quando ricopiò il papiro, del quale,oggi, ignoriamo la sorte.
Può essere stato abbindolato dal mercante antiquario,che mantenne alto il prezzo proprio per dare l’illusione del suo valore storico.
Una burla,una truffa?

Oppure un vero documento che testimonia un antico incontro avvicinato?
E’ possibile che lo stesso Tulli abbia aggiustato,in buona fede,alcune parti del papiro per renderlo comprensibile, aiutandosi con la grammatica di Gardner?
Se si rinvenisse il papiro originale,si potrebbe sottoporlo alla datazione con il carbonio 14 e quindi sapere con certezza almeno la data di produzione del supporto in papiro.
Resta un enigma il perché di una truffa tanto elaborata; il denaro,da solo,non basta a spiegare l’indubbio lavoraccio fatto per rendere credibile il tutto, così come purtroppo non abbiamo riscontri dl professor Tulli su tutti i retroscena del ritrovamento.
L’unica certezza che abbiamo è l’evidente buona fede del professore.




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view post Posted: 23/11/2014, 01:16     Graal -




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Graal



Il termine Graal deriva dal latino Gradalis, con cui si designa una tazza, un vaso, un calice, un catino.
Questi umili oggetti rivestono nella mitologia un nobile ruolo: sono infatti i simboli del grembo fecondo della Grande Madre, la Terra, e, come l'inesauribile Cornucopia dei Greci e dei Romani, portano vita e abbondanza.
Molti eroi celtici hanno avuto a che fare con magici calderoni; nel poema gaelico 'Preiddu Annwn' Re Artù andò a recuperarne uno addirittura negli Inferi.
La tradizione cristiana annovera almeno due sacri contenitori: il Calice dell'Eucarestia e la Vergine Maria.
Nella 'Litania di Loreto' essa è descritta come Vas spirituale, vas honorabile, vas insigne devotionis, ovvero "vaso spirituale, vaso dell'onore, vaso unico di devozione": nel grembo (vaso) della Madonna, infatti, la divinità era divenuta manifesta.

La tradizione vuole che il Santo Graal sia stato retto da tre lastre .
Il Charpentier individua queste lastre con tre possibili vie di mutazione dell'individuo: quella dell'intuizione, quella dell'intelligenza e quella della mistica.
Sono le tre lastre che nella navata centrale della Cattedrale di Chartres si susseguono, dal portale di ingresso all'abside, da quella circolare a quella quadrata, a quella rettangolare. Esse rappresentano per il fedele la via verso la conoscenza del Santo Graal.

Il Santo Graal è la coppa che servì all'ultima Cena, è il vassoio dove Gesù e i Discepoli mangiarono l'agnello il giorno di Pasqua, è il vaso in cui Giuseppe di Arimatea, dopo la crocifissione, raccolse il sangue del Cristo.
Esso è dunque un contenitore che allo stesso tempo è anche pietra; sia esso il vaso di pietra o il vaso che contiene la pietra (GAR - AL), oppure la pietra di Dio (GAR - EL).
E' opinione oggi che la sola interpretazione delle oscurità e delle apparenti contraddizioni della storia del Graal porta a un confuso ricordo di una forma di culto semi-Cristiano e semi-Pagano il cui oggetto centrale era l'iniziazione nelle sorgenti della vita fisica e fra la Cristianità e il culto di Atti spirituale. Questo ricordo soltanto si accorda per le diverse forme assunte dal Graal, simbolo di tale sorgente.

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Così il Graal può essere il Piatto con cui i fedeli partecipavano alla festa comune: può essere la Coppa in giustapposizione con la Lancia, simboli delle energie maschili e femminili sorgenti di vita fisica ben note: emblemi fallici. Può essere il Santo Graal sorgente di vita spirituale, la cui forma non è definita, "che non è lavorato in alcuna sostanza materiale". "Non era di legno, né di alcun genere di metallo, né tampoco di Pietra, o di Corno, o di Osso"; è un Oggetto Spirituale, da essere considerato spiritualmente, ma sempre, e in qualsiasi forma: Una Sorgente di Vita. Così la Pietra di Wolfram, la pura vista della quale preserva tutti gli abitanti del Castello del Graal non solo in vita, ma in Gioventù; non è che la popolare Pietra Filosofale, quella pietra che gli Alchimisti asserivano possedesse la fonte di tutta la vita.
Quando il Graal fu elevato nel piano Cristiano puramente ortodosso, e diventò la sorgente non più di vita fisica, ma spirituale, una tale sostituzione fu possibile attraverso la Pietra Alchemica.

Il possesso del Graal è da considerarsi intimamente connesso con la coscienza di quel "senso dell'eternità" che costituisce l'elemento base per il raggiungimento di uno stato reale di iniziazione.
Il Santo Graal è quindi una coppa di resurrezione a nuova vita spirituale e non già recipiente materiale dove viene raccolto il sangue di Cristo.
Prova ne è la grande considerazione in cui presso i Catari era tenuto il Vangelo di Nicodemo che altro non può essere se non un preciso simbolismo per il raggiungimento di un particolare stato di realizzazione dell'individuo.

Infatti, non poteva esistere nella dottrina Catara alcuna possibilità di venerazione verso una reliquia che aveva contenuto il sangue di Cristo essendo, per essi, la morte stessa del Cristo una manifestazione satanica.
Essi negavano la possibilità di una morte ignominiosa sulla croce del Dio incarnato e quindi, se i Catari hanno parlato del Santo Graal questo non può che avere avuto un significato simbolico e quindi non può essere stato una coppa, ricettacolo del sangue del Figlio di Dio, ma una coppa di resurrezione e di vita spirituale.

E' proprio questo termine, "resurrezione", che è forse il più adatto a definirlo, sottolineando esso un preciso momento di rinascita spirituale e quindi di una morte della materialità dell'individuo. Se vogliamo dare credito alle molte leggende che vogliono vedere nel Santo Graal il tesoro che i "Perfetti" lasciarono in custodia ai Catari prima di essere arsi vivi sui roghi di Montségur, non possiamo assolutamente considerarlo come un qualche cosa di materiale.

Esso deve perciò essere cercato e trovato nella propria anima; è un tesoro divino, una completa coscienza della propria spiritualità. E questa completa rinascita dello spirito che ha permesso ai perfetti di affrontare i roghi della crociata cattolica romana ed è essa stessa il vero tesoro lasciato ai Catari.

Il GRAAL si identifica con il Paradiso Terrestre, dove l'individuo si estrania dalla temporalità e può contemplare tutte le cose in relazione all'eternità.

Il duplice senso della parola Graal.

Essa significa, al tempo stesso, vaso (grasale) e libro (gradale), e la pietra ed il libro si fondono in uno stesso simbolo.
Il libro diventa una scrittura tracciata dal Cristo stesso sulla coppa, oppure le Tavole della Legge di Mosè, o l'enorme pietra preziosa con scolpite alcune figure rappresentanti i simboli del dualismo Cataro.
Quest'ultimo, forse, è il Tesoro che i Perfetti lasciarono ai Catari.
0 ancora, la Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto che contiene il simbolismo della tradizione e dello stato e indica le tre vie per il suo raggiungimento.

LEGGENDE SUL GRAAL

Racconta la leggenda che quando Satana si ribellò a Dio, un enorme rubino che brillava sul suo elmo venne colpito dalla spada di San Michele, e cadde negli oceani della terra. Aggiunge la leggenda che esso fu ritrovato dal Saggio Re Salomone tramite la sua magia e fu trasformato dal Re stesso in una coppa per le libagioni.
Detta coppa fu adoperata poi da Gesù nell'ultima cena.
Trasformata in seguito in un vaso da unguento fu portata in Inghilterra da Giuseppe da Arimantea, e quindi scomparve.

Il Graal è associato a un libro scritto da Gesù Cristo alla cui lettura può accedere solo chi è in grazia di Dio. Le verità di fede che esso contiene non potranno mai essere pronunciate da lingua mortale senza che i quattro elementi ne vengano sconvolti.
Se ciò dovesse accadere, i cieli diluvierebbero, l'aria tremerebbe, la terra sprofonderebbe e l'acqua cambierebbe colore. Il libro-coppa possiede dunque un temibile potere.
Il Graal è collegato sia a tradizioni ebraiche sia islamiche: è infatti in relazione con una terra chiamata "Sarraz", impossibile da situare storicamente o geograficamente (non è in Egitto, ma si vede da lontano il Grande Nilo"; il suo Re combatte contro un Tolomeo, mentre la dinastia tolomaica si estinse prima di Cristo), ma situata comunque in Medio Oriente.
Da essa, infatti ebbero origine i Saraceni.

Nel poema Parzival, il tedesco Wolfram Von Eschenbach si legge che non si tratta di una coppa ma bensì di " una pietra del genere più puro chiamata lapis exillis.
Il termine lapis exillis è stato interpretato come "Lapis ex coelis", ovvero caduta dal cielo: e, difatti, Wolfram scrive che la pietra era uno smeraldo caduto dalla fronte di Lucifero e portato a terra dagli angeli rimasti neutrali durante la ribellione.

La tradizione esoterica delle pietre sacre, tramiti fisici tra l'uomo e Dio, è tipicamente orientale: la pietra nera conservata nella Ka' ba è l'oggetto più sacro della religione islamica; i seguaci della Qabbalah ebraica utilizzano il termine "Pietra dell'esilio" per designare lo Shekinah, ovvero la manifestazione di Dio nel mondo materiale; ancora più a Oriente, l'Urna incastonata nella fronte di Shiva della tradizione induista, simboleggia il "Terzo Occhio", organo metafisico che permette la visione interiore.

Del Graal si parla anche nella tradizione lucchese del "Volto Santo".
Nel VIII secolo un vescovo di nome Gualfredo si recò a Gerusalemme per visitare i luoghi sacri; là il pellegrino compì varie penitenze, digiuni ed elemosine. Fu allora che, per compensarlo della sua devozione, gli comparve un angelo, il quale lo invitò a cercare con diligente devozione nella casa presso la sua: là avrebbe scoperto "il volto del redentore", cui tributare degna venerazione.
Così, nella dimora di un certo Seleuco, Gualfredo ritrovò il "Volto Santo", un antico crocifisso scolpito in cedro del Libano dall'apostolo Nicodemo, lo stesso che aveva aiutato Giuseppe d'Arimatea a togliere dalla croce il corpo di Gesù.

In una cavità dietro la croce si trovava un'ampolla con il sangue di Cristo.
Croce e ampolla vennero caricate su una nave di grandezza straordinaria, che, guidata dagli angeli e senz'altro equipaggio, attraversò il Mediterraneo in tempesta e approdò sulle coste della Lunigiana.
Le reliquie furono disputate da Lucchesi e Lunesi, e si stabilì che il Volto Santo sarebbe stato portato a Lucca (dove è tuttora visibile nella cattedrale di San Martino), e l'ampolla sarebbe rimasta a Luni, dove se ne sono perse le tracce.

La maggior parte degli studiosi concordano nel ritenere le Crociate l'avvenimento scatenante. A partire dal 1095, molti Cavalieri cristiani si erano recati in Terra Santa, ed erano entrati per forza di cose in contatto con le tradizioni mistiche ed esoteriche del luogo: sicuramente qualcuna di esse parlava del Graal, un sacro oggetto dagli straordinari poteri. Grazie ai Crociati, la leggenda raggiunse l'Europa e vi si diffuse. C'è anche chi ritiene che il Graal sia stato rintracciato dai Crociati e riportato nel Vecchio Continente. In tal caso vi si troverebbe ancora.

I Cavalieri Templari avevano stretto rapporti con la Setta degli Assassini, un gruppo iniziatico ismailita che adorava una misteriosa divinità chiamata Bafometto . Per alcuni il Bafometto altro non era che il Graal; prima di essere sgominati, gli Assassini lo avevano affidato ai Templari, che lo avevano portato in Francia verso la metà del XII secolo; e del resto Wolfram aveva battezzato Templeisen i cavalieri che custodivano il Graal nel castello di Re Anfortas. Se le cose fossero davvero andate così, ora il Graal si troverebbe tra i leggendari tesori dei templari (mai rinvenuti) in qualche sotterraneo del castello di GISORS.

Dopo che il culto di Zoroastro era stato disperso, alcune delle sue dottrine furono ereditate dai Manichei, e, di seguito, dai Catari o Albigesi; questi ultimi erano giunti in Europa dal Medio Oriente, passando per la Turchia e i Balcani, e si erano stabiliti in Francia nel XII secolo. Nel 1244, dopo una lunga persecuzione da parte del Papato e dei francesi, furono sterminati nella loro fortezza di Montsegur; se avessero portato con sé il Graal durante le loro peregrinazioni, ora esso potrebbe trovarsi insieme al resto del loro tesoro in qualche impenetrabile nascondiglio del castello. È di nuovo Wolfram a fornire un indizio in proposito: il "Castello del Graal" (quello simile a Takht-I-Sulaiman) si chiama infatti "Munsalvaesche", cioé "Monte Salvato" o " Monte Sicuro". Negli anni '30 il tedesco Otto Rahn, colonnello delle SS e autore di 'Crusade contre le Graale La Cour de Lucifer', intraprese alcuni scavi a Montsègur e in altre fortezze catare con l' appoggio del filosofo nazista Alfred Rosenberg, portavoce del Partito e amico personale di Hitler: l'episodio fornì al romanziere Pierre Benoit, lo spunto per il romanzo 'Monsalvat'.

Importato forse dai pellegrini che si spostavano per l'Europa durante il medioevo o forse dai Savoia insieme alla Sacra Sindone, il Graal sarebbe giunto nel capoluogo piemontese; le statue del sagrato del tempio della Gran Madre di Dio, sulle rive del Po, indicano, a chi è in grado di comprenderne la complessa simbologia, il nascondiglio della Coppa.

Nel 1087, un gruppo di mercanti portò a Bari dalla Turchia le spoglie di San Nicola, e in loro onore venne edificata una basilica. In realtà la translazione del Santo era solo la copertura di un ritrovamento ben più importante, quello del Graal.
I mercanti erano in realtà cavalieri in missione segreta per conto di Papa Gregorio VII. Il Pontefice era al corrente del potere del Calice, ma non intendeva pubblicizzare la sua ricerca, né l'eventuale ritrovamento, in quanto esso era un oggetto pagano, o comunque il simbolo di una religione ancor più universale di quella cattolica.
Gli premeva di recuperarlo da Sarraz in quanto temeva che la sua presenza sul suolo turco avrebbe aiutato i Saraceni (in questo caso i Turchi Selgiuchidi) nella loro espansione ai danni dell'Impero Bizantino, e avrebbe nociuto al programmato intervento di forze cristiane in Terra Santa a difesa dei pellegrini.

Non è dato di sapere dove si trovava la coppa (che, forse, era passata per le mani di San Nicola nel VI secolo, e che gli avrebbe conferito la fama di dispensatore d'abbondanza ) e chi comandò la spedizione; sta di fatto che, in una chiesa sconsacrata di Myra, i cavalieri prelevarono anche alcune ossa, poi ufficialmente identificate come quelle del Santo.
Il recupero delle spoglie giustificò la spedizione in Turchia e l'edificazione di una basilica a Bari; la scelta di custodire il Graal in quella città anzichè a Roma fu determinata da due motivi: da lì si sarebbero imbarcati i cavalieri per la Terra Santa (la prima crociata fu bandita sei anni dopo il ritrovamento) e il Graal avrebbe riversato su di loro i suoi benefici effetti; in più la sua presenza avrebbe protetto Roberto il Guiscardo, Re normanno di Puglie, principale alleato del Papa nella lotta contro Enrico IV.
A ricordo dell'avvenimento, sul portale della cattedrale (edificata parecchi anni prima della divulgazione della "Materia di Bretagna") si trova l'immagine di Re Artù e un'indicazione stilizzata del nascondiglio; la tomba di San Nicola continua a emanare un liquido chiamato "manna" che, oltre a essere altamente nutritivo, come il Graal guarisce da ogni male.

CONCLUSIONI

Il Graal è un oggetto materiale e spirituale insieme. Non si conosce esattamente la sua natura: forse è una pietra, forse è un libro, forse un contenitore; è certo che permette di abbeverarsi (l'ultima cena), ma vi si può anche versare qualcosa (il sangue di Cristo crocefisso).
Può guarire le ferite, dona una vita lunghissima, garantisce l'abbondanza, trasmette e garantisce la conoscenza, ma è anche dotato di poteri terribili e devastanti.
In qualche modo ignoto Gesù ne è entrato in possesso.

Le varie leggende a proposito del Graal concordano nel conferirgli un origine ultraterrena.
Per la tradizione cristiana, il Graal rappresenta l evangelizzazione del mondo barbaro, operata dai missionari, Giuseppe d'Arimatea, stroncata dalle persecuzioni e ripresa da un gruppo di uomini di buona volontà guidati da un sacerdote, Merlino.
Per gli esoteristi Renè Guenon e Julius Evola il Graal è il cuore di Cristo, potente simbolo della Religione Primordiale praticata ad Agharti, di cui Gesù sarebbe stato un esponente; per gli alchimisti rappresenta la conoscenza, e la sua ricerca equivale a quella della Pietra Filosofale o dell Elisir di lunga vita.




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view post Posted: 22/11/2014, 20:50     Il mistero di Phobos -




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Il mistero di Phobos




Phobos una delle due lune di Marte, è sempre stata considerata un oggetto misterioso, come la sua "gemella" più piccola, Deimos. Joseph Shklovskii, noto membro dell'Accademia delle Scienze sovietica e coautore con Carl Sagan del saggio "Intelligente Life in the Universe", qualche anno fa calcolò, sulla base della densità dell'atmosfera di Marte e della strana "accelerazione" di Phobos, che il satellite sembrerebbe cavo all'interno. Non potrebbe trattarsi di una stazione spaziale di grandi proporzioni, ricavata scavando un asteroide?

Nel luglio del 1988, i russi lanciarono in direzione di Marte due sonde scientifiche senza uomini, la "Phobos 1" e la "Phobos 2", con l'obiettivo principale di studiare la misteriosa luna del Pianeta Rosso. Il contatto con "Phobos 1 " sfortunatamente si perse dopo due mesi di viaggio, a causa (questa la spiegazione ufficiale) di "un comando radio sbagliato".

Anche il contatto con "Phobos 2" si interruppe in circostanze misteriose: ma non prima che la sonda inviasse alcune immagini e dati del pianeta Marte.
"Phobos 2" era arrivata a destinazione nel gennaio del 1989, e si era collocata in orbita intorno a Marte, preparandosi alla sua missione primaria: trasferirsi in un'orbita "in tandem" con Phobos per esplorare la piccola luna con sofisticati equipaggiamenti, fra i quali due capsule strumentali, che dovevano essere piazzate sulla superficie della luna stessa.

Tutto andò bene fino al momento in cui "Phobos" (la sonda) non si allineò con Phobos (la luna). In quel momento, il 28 marzo, il centro di controllo della missione sovietica improwisamente e senza preavviso cominciò ad avere "problemi di comunicazione" con la navicella. L'agenzia di stampa ufficiale sovietica (all'epoca esisteva ancora l'URSS), la TASS, riporto' in un comunicato che la sonda "aveva perso il contatto con la Terra dopo aver completato una serie di manovre attorno alla luna di Marte, Phobos. Gli scienziati non sono stati in grado di ripristinare il collegamento radio".

Che cosa ha causato la perdita della navicella "Phobos 2"?
La risposta arrivò tre mesi dopo. Pressate dalle richieste di chiarimenti avanzate da tutte le agenzie spaziali straniere che avevano partecipato all'organizzazione della missione (tra cui l'italiana ASI), le autorità sovietiche diffusero una specie di breve "documentario" realizzato montando una selezione delle inimagini trasmesse dalla sonda negli ultimi momenti di contatto, prima della perdita improvvisa di ogni collegamento.
Il documento è stato ripreso da diverse stazioni televisive in Europa e in America che lo hanno inserito nei loro notiziari come una semplice curiosita' e non come portatore di una serie di informazioni inquietanti.

La sequenza televisiva evidenziava due particolarità insolite. La prima era una formazione di linee diritte visibili nell'area equatoriale di Marte; alcune di queste linee erano corte, altre lunghe, alcune sottili, altre larghe abbastanza da sembrare sagome rettangolari "incavate" nella superficie marziana.

Poste in file parallele, coprivano un'area di circa 600 chilometri quadrati. All'apparenza, tutto sembravano eccetto che formazioni naturali. In una dichiarazione, il dottor John Becklake del London Science Museum ha definito la struttura come "assai enigmatica", dal momento che lo schema osservato sulla superficie di Marte era stato inquadrato con la speciale camera a raggi infrarossi della sonda,un' apparecchiatura fotografica che riprende gli oggetti sfruttando il calore da essi irradiato, e non dal contrasto tra luce e ombra; in altre parole, la formazione di linee parallele e rettangoli che copriva un'area di quasi seicento chilometri quadrati di superficie marziana, era una specie di ciclopico termosifone.

E' molto improbabile che possa trattarsi di una forma di irraggiamento naturale (una serie di geyser o una concentrazione di minerali fortemente radioattivi sulla superficie, per esempio) : non si capisce infatti che tipo di fenomeno naturale possa creare un disegno così geometricamente perfetto.
Anche osservato attentamente, il reticolo non perde il suo aspetto decisamente "artificiale". Richiesto di esprimere un parere sulla sua natura, Becklake ha ammesso francamente: "Non ne ho la minima idea".

Secondo Boris Bolitsky, corrispondente scientifico di Radio Mosca, prima che si perdesse il contatto radio con "Phobos 2", la sonda trasmise verso la Terra alcune immagini di strutture descritte dai tecnici russi come "molto notevoli". Un articolo riportato dalla rivista inglese "New Scientist" l'8 aprile 1989 ne parla così:

"Queste singolari strutture possono trovarsi o sulla superficie di Marte o negli strati inferiori dell'atmosfera marziana. Sono ampie 20/25 chilometri e non somigliano ad alcuna formazione geologica nota. Sono lunghe e sottili, e determinano interesse e sconcerto".

Dal momento che non sono state fornite le coordinate esatte di queste "singolari strutture", è impossibile stabilire se per caso non siano collegate a un' altra "struttura" presente sulla superficie di Marte, ripresa dalla sonda americana "Mariner 9" (fotogramma 4209-75). Anch'essa si trova nella regione equatoriale (longitudine 186.4) ed è stata descritta come "strana formazione radiale con raggi protendentisi da un mozzo centrale", causata (secondo gli scienziati della NASA) dallo scioglimento e il conseguente crollo di strati di tericcio misto a cristalli di ghiaccio. A giudizio di molti, la struttura assomiglia a una moderna aviorimessa, con gli hangar e gli edifici che accolgono velivoli e magazzini disposti in modo da irradiarsi da un fulcro centrale.

OMBRE SULLA SUPERFICIE Dl MARTE

Il nastro televisivo diffuso dai russi mostrava anche una strana ombra che attraversava la superficie marziana. Era molto ben definita, tanto da poter essere descritta (così si legge nel testo pervenuto da Mosca) come una "sottile ellisse".
Era certamente del tutto diversa dall'ombra proiettata da Phobos sul pianeta, ripresa 18 anni prima dal "Mariner 9". Quest'ultima appariva come un'ellisse piuttosto tozza e dai contorni molto irregolari, corrispondenti al profilo accidentato della piccola luna. La "forma anomala" ripresa da "Phobos 2" era invece un'ellisse molto sottile, dai cui contorni si protendevano segmenti irregolari, simili ad alettoni.

Secondo il dottor Becklake, l'ombra doveva appartenere ad un oggetto che si trovava "tra la sonda sovietica in orbita e Marte, perché - é possibile vedere la superficie marziana sotto di essa"; e aggiunse che l'oggetto era stato ripreso sia dalla macchina fotografica ottica che da quella a raggi infrarossi, sensibile al calore.
Anche i sovietici non sostennero che questa "sottile ellisse d'ombra" fosse stata lasciata dalla luna Phobos, che fra l'altro al momento della ripresa era già allineata con la sonda, e non sottostante ad essa. Secondo Becklake "i russi hanno filmato qualcosa che non dovrebbe esistere".
L' immagine, comunque, é stata diffusa da Mosca soltanto attraverso lo spezzone di video fornito alle televisioni occidentali: il fotogramma originale non è stato mai distribuito.

Che cosa ha interrotto bruscamente la missione di "Phobos 2"?

La sonda si è forse persa nello spazio "per avere visto troppo"?
Sono domande sollecitate anche dal fatto che - a quanto si dice - esisterebbe un'immagine trasmessa dalla telecamera di bordo, l'ultima prima dell'interruzione dei collegamenti, che è stata coperta dal segreto più assoluto perché "troppo sconvolgente". Il presidente dell'agenzia spaziale sovietica, intervistato dalla rivista americana "Aviation Week and Space Technology", facendo riferimento a quest'ultimo fotogramma disse:

"Vi compare un'immagine che sembra includere un oggetto dalla forma strana comparso tra la navicella e Marte".

Non è certo che questa foto "segretissima" sia quella che in seguito venne fornita ai giornali occidentali dal colonnello Marina Popovich, pilota e astronauta russa da sempre interessata ai fenomeni UFO. In una conferenza sugli UFO tenutasi nel 1991, la Popovich diede ai ricercatori presenti varie informazioni da lei fatte uscire "di contrabbando" dalla ormai ex Unione Sovietica. In particolare, parlò del "primo indizio certo" della presenza di un'astronave-madre aliena nel sistema solare".

L' ultima immagine nota trasmessa da "Phobos 2" sembra per l'appunto la foto di un'astronave gigantesca di forma cilindrica: una struttura enorme, lunga approssimativamente 20 chilometri e con un diametro di un chilometro e mezzo. Questa astronave-madre, dalla "tradizionale" forma a sigaro, venne fotografata il 25 marzo 1989, mentre era collegata o "parcheggiata" vicino a Phobos, la luna marziana. Proprio dopo aver radiotrasmesso il "fotogramma" verso Terra, la sonda automatica sparì misteriosamente; secondo i russi, come se fosse stata distrutta - o inattivata - da un impulso d'energia.

Questa astronave a forma di sigaro visibile nell'ultimo fotogramma inviato da "Phobos 2" è apparentemente l'oggetto che, nelle foto precedenti, gettava la misteriosa ombra ellissoidale sulla superficie di Marte.
Anche secondo Brian Crowely, noto divulgatore scientifico australiano, l'ombra misteriosa fotografata sulla superficie di Marte non poteva essere stata proiettata altro che da qualcosa che era collocato in orbita, sotto l'orbita di "Phobos 2" stessa.
Questa ombra - a forma di sigaro affusolato - per il suo stesso aspetto non può essere attribuita alla luna Phobos, la quale ha la forma di una patata molto irregolare.
Non ci vuole molta immaginazione per richiamare alla mente le gigantesche astronavi-madre a forma di sigaro tante volte documentate negli anni dalle ricerche sugli UFO.

FOTO ALL'INFRAROSSO Dl UNA CITTÀ SEPOLTA

Un'altra foto di "Phobos 2" presente nello spezzone televisivo, presa con una camera a raggi infrarossi, mostra un'immagine della superficie marziana in cui appaiono chiaramente aree rettangolari ben definite, interconnesse tra loro con un reticolo di canali perfettamente diritti, come i palazzi e le strade di un quartiere cittadino. Sullo stesso tratto di superficie, ripreso da una macchina fotografica ottica, non appare tuttavia niente di simile.

Questo indica che quanto l'apparecchio a infrarossi ha registrato è in realtà una struttura sotterranea emanante calore; una struttura, tuttavia, dall'apparenza troppo "regolare" per poter far pensare a una rete di gallerie naturali. Secondo John Becklake, "Ia formazione somigIiante a una città, é larga 60 chilometri, e potrebbe essere facilmente scambiata per una veduta aerea di Los Angeles".

L' ultima foto presa da "Phobos 2" prima di non dare più segno di vita, come si è detto, non è mai stata resa pubblica. Il 19 ottobre 1989 la rivista inglese "Nature", pubblicò una serie di rapporti tecnici degli scienziati sovietici che fornivano resoconti circa gli esperimenti compiuti da "Phobos 2": su 37 pagine, solo un piccolo paragrafo accennava ai motivi della sua scomparsa. Il rapporto confermava che, prima della perdita dei contatti, l'astronave stava girando rapidamente su sé stessa, forse per un guasto al computer, o forse perché aveva subito un "impatto" con un "oggetto sconosciuto".

Dal che si deduce che non soltanto la NASA americana, ma anche gli organismi spaziali sovietici (o ex-sovietici) non si fanno scrupolo di mantenere un circospetto silenzio su tutte le informazioni relative a immagini e dati provenienti da altri pianeti...




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view post Posted: 21/11/2014, 03:35     Gustavo Rol -




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Gustavo Rol




E’ sicuramente uno dei personaggi più misteriosi mai esistiti, e se non avesse avuto testimoni eccellenti, sarebbe stato bollato come un mago o peggio, come un illusionista.
Invece chi gli è stato vicino nella sua vita torinese racconta ancora oggi di situazioni prodigiose nate come se niente fosse, aiuti incredibili dati a chi ne aveva bisogno e, soprattutto, tanta, tanta discrezione.

Gustavo Adolfo Rol è nato nel 1903 ed è morto nel 1994, portando con sé il segreto dei suoi poteri.
Quali poteri? La capacità di leggere da libri chiusi, di essere contemporaneamente in posti diversi, di materializzare e far
sparire oggetti e far muovere qualsiasi cosa, di scrivere e dipingere a distanza, viaggiare nel tempo e tanto altro ancora.
Insomma, un modo di agire che va contro tutte le leggi fìsiche conosciute.

Celebri estimatori

Erano gli anni Trenta quando, in Germania, il Premio Nobel Albert Einstein passava le sue serate incantato davanti ai prodigi di Rol, allora un giovane bancario. Un altro Premio Nobel, il grande fisico italiano Enrico Fermi, si era appassionato a tutte le incredibili cose che Rol riusciva a fare. Come loro, negli anni, si sono avvicendati Pablo Picasso, Salvador Dalì, Benedetto Croce, Gabriele D'Annunzio e tanti altri ancora. A quelli che lui chiamava "esperimenti" hanno assistito capi di stato, stelle del cinema, politici famosi e non solo. Pare che Hiter l'abbia voluto invano tra i suoi consiglieri, il generale De Gaulle lo raggiungeva spesso per parlare a quattrocchi e lo stesso Mussolini gli ha chiesto un parere, per poi ignorarlo con i risultati che sappiamo.

Capacità soprannaturali?

Da dove vengono gli straordinari poteri di Gustavo Adolfo Rol? La risposta viene proprio da lui: dalla natura. Secondo quanto ha più volte ribadito, le sue incredibili capacità in realtà sono proprie della natura umana ed un giorno sarà facile per tutti avere il dominio della materia come lui. Per Rol tutto avviene spontaneamente e spesso si è sorpreso lui stesso per le sue azioni. Rinomati medici si sono rivolti a lui con successo per affrontare i casi clinici più complicati, con la consapevolezza che c'è ancora qualcosa che la scienza non riesce a spiegare. Gli scienziati, però, non hanno mai affrontato uno studio organico del fenomeno Rol, preferendo spesso archiviarlo come un abile prestigiatore dai giochi particolarmente efficaci. Nessuno l'ha mai analizzato né lui si è mai sottoposto a prove scientifiche. Inoltre, nonostante potesse vedere nel futuro, non ha lasciato scritta nessuna previsione. Quello che è rimasto di lui, oltre alle centinaia di testimonianze, sono i suoi quadri. Nature morte con splendide rose e paesaggi che in sua assenza pare si siano animati da soli.

Il quadro che sorride

L'esperienza dice che ogni momento può essere quello buono per le cose inspiegabili. Alla troupe di Voyager, per esempio, è successo di assistere ad un fenomeno straordinario. Torino, un pomeriggio di riprese per un servizio su Gustavo Adolfo Rol, ospiti del suo esecutore testamentario, suo caro amico. Nella stanza, due quadri appesi alle pareti. Proprio qui Rol si ritrovava spesso con gli amici e, a volte, faceva quegli esperimenti di cui tanto si è parlato. Il discorso cade sui due quadri: sono di una giovane nobildonna francese, Teresa Rovere, antenata del padrone di casa, e di suo figlio bambino. Anni prima, durante una serata, era successa una cosa inspiegabile. Qualcuno aveva raccontato la storia dei due personaggi, ricordando la morte del fanciullo avvenuta per avvelenamento.

All'improvviso il quadro della dama si era staccato dalla parete con un grande lampo, per poi tornare a posto. Come spesso faceva, anche quella sera Rol aveva fatto mettere nella tasca dei presenti un biglietto bianco. In uno di questi è stata poi trovata questa scritta, in francese: “Mio figlio non è morto in seguito ad un avvelenamento, ma per una grave infezione intestinale”. La madre, forse, aveva voluto difendere la memoria del bambino e ristabilire una verità cambiata nel tempo. Sentita la strana storia del quadro, l'operatore Rai ha rimesso l'occhio nel mirino della telecamera per finire le riprese. Immediatamente ha chiamato a gran voce il resto della troupe: il quadro sembrava aver cambiato aspetto.

Teresa Rovere, che nel dipinto ha un'espressione altera, attraverso il mirino della telecamera sorrideva. In mancanza di una spiegazione plausibile non resta che immaginare una madre felice perché era stata fatta chiarezza sul suo amatissimo figlio.




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view post Posted: 21/11/2014, 01:54     Le linee di Nazca -




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Le linee di Nazca




L’altopiano di nazca fu sede della omonima civiltà vissuta tra il II ed il VI secolo d.C. Un popolo, quello di nazca, che non conosceva la scrittura. Situato nel Perù meridionale, in una vasta zona desertica della pampa che si estende per circa 50 chilometri, è un terreno comunque molto fertile. Ai margini della zona in cui si trovano le misteriose linee, il popolo di nazca costruì la città religiosa di Cahuachi. Si trattava, in ogni caso, di una civilità progredita, basti pensare che il sistema di acquedotti della città è tuttora funzionante. La civiltà di nazca fiorì misteriosamente per poi scomparire in modo altrettanto inspiegabile.

Siamo nel 1920, l'uomo si sta impossessando dei cieli. Un piccolo aereo sorvola la piana di nazca. E che cosa scopre il pilota? L’altopiano di nazca fu sede della omonima civiltà vissuta tra il II ed il VI secolo d.C. Un popolo, quello di nazca, che non conosceva la scrittura. Situato nel Perù meridionale, in una vasta zona desertica della pampa che si estende per circa 50 chilometri, è un terreno comunque molto fertile. Ai margini della zona in cui si trovano le misteriose linee, il popolo di nazca costruì la città religiosa di Cahuachi. Si trattava, in ogni caso, di una civilità progredita, basti pensare che il sistema di acquedotti della città è tuttora funzionante. La civiltà di nazca fiorì misteriosamente per poi scomparire in modo altrettanto inspiegabile.

Quella zona desertica nasconde gigantesche figure stilizzate di animali, lunghissime linee rette, enormi figure geometriche. Alcuni disegni sono veramente piccoli, ma altri raggiungono i 200 metri. Per questo sono visibili solo dall'alto da una quota che il popolo di nazca non poteva certamente raggiungere. Ben tredicimila chilometri di linee, scavate poco profondamente nel terreno, diventano da quel momento "l'enigma di nazca". I disegni sono oltre 300 ed includono i profili di animali realmente presenti nella zona.

Geometri dal passato
Ma come furono tracciate quelle linee e perché? Nessun geoglifo, cioè nessuno di questi disegni tracciati sulla terra, presenta errori o correzioni. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che gli abitanti della zona, prima di realizzare ogni figura, la tracciassero su stoffa, riportandola poi sul terreno in una scala maggiore, con l'aiuto di corde, paletti e compassi di legno. Le linee erano realizzate rimuovendo le pietre presenti in superficie, creando cosi un contrasto con il pietrisco di colore più chiaro degli strati sottostanti e venivano probabilmente conservate proprio tramite il loro stesso uso: venivano più volte percorse, e dunque rimarcate, durante le cerimonie religiose. Sempre ammettendo che quei disegni siano stati realizzati per celebrare gli dei.
Altre ipotesi...

Nel 1968, Gerald Hawkins, un astronomo dell'osservatorio di Washington lesse nei disegni della piana di nazca allineamenti simili a quelli di Stonehenge. In particolare la figura nota come "il Grande Rettangolo", risulterebbe allineata con la costellazione delle Pleiadi, nell'anno 610. Datazione che coinciderebbe a quella relativa a un palo di legno ritrovato nel luogo, ottenuta col metodo del carbonio 14.
Calcoli effettuati al computer dimostrerebbero però che questo fatto rientra in una statistica di casualità. Come spesso accade in questi frangenti, c'è sempre chi tira in ballo gli extraterrestri. L'unica certezza è che, ancora oggi, questo luogo rappresenta un enigma che si perde nei secoli passati.
II mistero del ragno

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Una delle figure più enigmatiche di nazca è il il "Ragno". Rappresenterebbe un insetto di sei millimetri caratteristico dell'Amazzonia, dotato di una rara caratteristica: nei maschi l'organo genitale è una escrescenza appuntita situata sulla terza gamba, visibile solo al microscopio. Il gigantesco ragno di nazca avrebbe questa caratteristica. A questo punto ci troviamo di fronte a un duplice enigma: perché è stato rappresentato un ragno che vive lontano da quelle terre e, soprattutto, come facevano a sapere del caratteristico apparato riproduttivo, non disponendo di uno strumento come il microscopio? Il ragno è un simbolo comune a molte civiltà antiche, alcuni studiosi pensano che rappresenti la costellazione di Orione.




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view post Posted: 19/11/2014, 21:34     Arkaim -




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Arkaim

La misteriosa città del sole



L‘antica fortezza Arkaim, è un sito archeologico situato negli Urali, nella regione di Chelyabinsk, ai confini col Kazakistan, chiamata “Stonehenge russo” (sito neolitico nel Wiltshire, Inghilterra).
Oltre alle strade e alle antiche rovine, gli scienziati hanno scoperto anche i resti del sistema idrico, forni metallurgici e miniere.

Il luogo inoltre, è ritenuto una fonte di avvenimenti anomali e misteriosi. Si dice di essere la zona più enigmatica all’interno del territorio russo e, come per molte altre scoperte archeologiche, numerose e contrastanti sono le interpretazioni avanzate.
Vale la pena ricordare che Arkaim, un insediamento fortificato dell’età del bronzo è stato edificato con quattro ingressi, rigorosamente orientati verso i punti cardinali. E’ stato accuratamente costruito in base ad un progetto avente un alto livello di precisione. Tutte le circonferenze hanno un unico centro dove vanno ad incontrarsi tutte le semirette.
Secondo gli studi condotti dall’archeologo Konstantin Bystrushkin, Arkaim presenta tracce di 18 eventi astronomici, questi comprendono tramonti e albe nei giorni di equinozio e solstizio, tramonti e albe nelle fasi lunari.

Presso il famoso Stonehenge, il misterioso cerchio di pietre verticali, viene tracciato un minor numero di eventi astronomici. È interessante, tuttavia, notare che entrambe le strutture architettoniche si trovano alla stessa latitudine geografica.
Arkaim è interessante non solo per i reperti datati, esistono innumerevoli prove che suggeriscono che il luogo è degno di interesse, per i misteri che presenta.
Sono stati osservati e fotografati, infatti nella zona, strane luci intermittenti, oggetti illuminati aventi forma circolare, attorniati da un’insolita nebbia, molti hanno creduto alla presenza degli UFO.

Gli abitanti del posto l’hanno reputato un luogo sacro, ogni hanno si registra un moltiplicarsi di pellegrini che si recano ad Arkaim, per prelevare l’acqua dal fiume Bolshaya Karagankaere, chiamata “l’acqua della guarigione”, sembra che sia una cura miracolosa per le malattie della pelle.

Anche le montagne che circondano la fortezza sono insolite, pare che propaghino energia positiva, su di esse la gente prega e medita, i malati in gravi condizioni di salute vengono trasportati nella zona per ottenere la guarigione.
Durante gli scavi archeologici, una studentessa sentì una misteriosa voce che la chiamava al centro della struttura, lei vi si recò da sola, ma al suo ritorno pianse per lunghe ore. Disse di aver incontrato gli antichi abitanti di Arkaim.

Simili avvenimenti vennero testimoniati anche durante le ricerche di piramidi egizie. Gli archeologi ebbero allucinazioni e disturbi psichiatrici.
Gli studiosi sono attratti particolarmente, anche dalla foresta limitrofe agli scavi, dove quasi tutti gli alberi hanno tronchi storti, sui quali ci sono segni di bruciature, che non assomigliano minimamente a quelle dei fulmini.

Nell’area vi è la presenza di un campo magnetico, con un elevato flusso di energia, che può influire sul corpo, sia positivamente che negativamente.





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view post Posted: 19/11/2014, 18:35     Le piramidi di Montevecchia -




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Le piramidi di Montevecchia




All’interno del Parco del Curone, più precisamente a Monte, frazione di Rovagnate (Lc), vi sono tre colline di forma piramidale di roccia calcarea, ormai ricoperte di erba e di terra sui lati ad ovest. Non si sa chi le ha costruite e perché, ma si sa chi le ha scoperte: l’architetto Vincenzo di Gregorio che, tra l’altro, ho avuto il piacere di conoscere dal vivo. La scoperta risale al 2001 e da allora le ricerce condotte da di Gregorio e da altri studiosi e ricercatori che, sulle sue orme, hanno incominciato ad interessarsi all’argomento, hanno portato ad interessanti novità.

Le piramidi sono tre e sono poste su un asse obliquo da nord-ovest a sud-est. Ciò significa che sono ruotate di 90° in senso orario rispetto alle altre tre, più celebri, piramidi egiziane di Cheope, Chefren e Micerino. Tuttavia, la proporzione e la posizione delle tre piramidi, l’una in rapporto alle altre, è identica in entrambi i casi. Sia in Egitto che nel Parco del Curone si trovano tre piramidi posizionate esattamente come le tre stelle della cintura di Orione: Alnitak, Alnilam e Mintaka. Secondo la mitologia greca, Orione era una divinità cacciatrice, come Artemide.

Venne ucciso da uno scorpione, per questo la costellazione raffigurante questo animale si trova dalla parte opposta dell’emisfero celeste rispetto Orione, a significare l’eterno rincorrersi dei due nemici. Orione è assimilabile al dio egizio Osiride, sposo di Iside e smembrato dal fratello Seth. Ricomposto successivamente da Iside con l’aiuto di Thot, divenne la prima mummia, per opera del dio Anubis. Ma il suo regno divenne quello celeste, oltre l’orizzonte occidentale, divenendo così la costellazione di Orione. Horus, figlio di Osiride e di Iside, sconfisse Seth e divenne il primo faraone. Anche nella storia dell’Egitto incontriamo la figura di un re Scorpione, proprio in quegli anni in cui il regno era ancora diviso tra un alto (a sud) ed basso (a nord), in lotta per il dominio totale. Potremmo associarlo con la figura dello Scorpione che inseguì ed uccise Orione, ovvero con suo fratello Seth.

Infatti, la mitologia egizia racconta anche di come Seth, nuovamente in forma di scorpione, uccise anche Horus. Questa volta però, Iside, con l’aiuto del sapiente Thot, riuscì a riportarlo in vita. L’idea di una rappresentazione della costellazione di Orione sia in Egitto che in altri luoghi del mondo (infatti, oltre al sito di Montevecchia, potrebbero essercene altri simili in altre parti del globo) non è così sorprendente. Allo stesso Thot, identificato in seguito con la figura di Ermete Trismegisto, viene associato il detto “Come in cielo, così in terra”. Ciò sta alla base dell’ “analogia” per eccellenza, tramite cui ogni mistero della vita può essere letto e interpretato. I messaggi ermetici di Thot vennero infatti ripresi anche secoli dopo dagli alchimisti, alla ricerca della pietra filosofale, della “verità”.

Le affinità tra le piramidi egiziane e quelle lombarde sono troppe per sembrare delle coincidenze. Prima di tutto, il loro numero: 3. Numero alquanto simbolico, associato proprio alla figura dell’uomo e del padre, ovvero Osiride (alla donna, Iside, è associato il numero 4, numero divisibile, capace di “partorire” una coppia di numeri uguali; mentre al figlio, Horus, è associato il numero 5, oppure 7, dato dalla somma di 3 + 4).

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Finora, si è proposta una datazione che ci riporta al 3000 a.C. circa. Periodo in cui, secondo gli archeologi, vennero costruite le piramidi della piana di Giza. Ma tale datazione è stata trovata solamente riferendosi a certe fonti scritte, specialmente ad Erodoto, che visito l’Egitto tra il 460 ed il 455 a.C. Nelle sue “Storie”, ci parla delle piramidi e dei nomi dei loro costruttori, appunto Cheope, Chefren e Micerino. Ma è risaputo che ciò che apprese, lo apprese da fonti orali indirette, dalla voce della gente che interrogava per le vie dei paesi d’Egitto da lui visitati nel V secolo a.C. Quanto attinenti alla realtà possono essere i suoi racconti? Molte notizie da lui forniteci si sono rivelate errate.

Quindi, a mio avviso, non possiamo credere completamente allo scrittore e viaggiatore greco, quando ci parla delle piramidi. Perché potrebbe benissimo essere andata così, ma la verità potrebbe anche essere stata un’altra. Un altro elemento che porta gli studiosi a ritenere la Grande Piramide opera di Cheope è rappresentato da un cartiglio (un geroglifico inscritto dentro uno spazio di forma ovale, usato per scrivere il nome dei faraoni), trovato nel 1837 da Howard-Vyse in una delle “camere di compensazione” all’interno della stessa piramide, in cui è leggibile il nome di Cheope (Khufu).

Tuttavia, attualmente, si è arrivati a credere che tale cartiglio sia stato realizzato dallo stesso archeologo per poter “far grande” il suo nome. Tant’è che, a dispetto della scienza ufficiale, che vede le piramidi essere le tombe dei faraoni, non è mai stata trovata una sola mummia all’interno di queste, ma solo vani litici “simili” a sarcofagi. E se invece questi vani non fossero da vedere come tali? Altri dettagli interessanti ce li da Ibn Abd Hock, uno storico arabo del IX secolo d.C. che ci rivela che il vero costruttore delle piramidi fu Surid Ibn Salhouk, un re dell’antico Egitto, vissuto intorno al 10.000 a.C. il quale, una notte, sogno un grande disastro. Per cui ordinò ai suoi sacerdoti di costruire un’opera tale da poter sopravvivere in eterno “sulla quale” salvare tutte le conoscenze del suo popolo, affinché non venissero dimenticate.

Infatti, lo stesso Erodoto ci conferma che, un tempo, le piramidi erano rivestite da un bianco calcare sul quale erano stati incisi dei geroglifici cui traduzione era sconosciuta agli egiziani stessi. Quel rivestimento crollò nel corso dei secoli, e molte di quelle pietre servirono per la costruzione della città del Cairo, purtroppo. Quindi, a quanto pare, le piramidi di Giza potrebbero essere molto più antiche di quanto si potrebbe pensare, e gli Egizi potrebbero averle trovate già in sito al loro arrivo, e magari averle usate effettivamente come tombe, ma in modo appropriato.

Tuttavia, il vero scopo di queste opere così grandiose, ci è ancora oscuro. Possiamo formulare diverse ipotesi. Potrebbero essere servite, appunto, come delle “arche” nelle quali contenere il sapere di un mondo destinato ad essere dimenticato, come potrebbe essere accaduto alla mitica Atlantide. Potrebbero essere inoltre servite a scopi che nemmeno immaginiamo. A quanto pare, all’interno di queste strutture, si hanno delle anomalie “temporali”.




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view post Posted: 19/11/2014, 17:39     Il quinto Vangelo -




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Il vangelo di Tommaso



È la primavera dell'anno 1945..... Due contadini utilizzano dei ruderi antichi per costruire una cisterna per l'irrigazione. Dallo scavo viene alla luce una grande giara di argilla ne viene fuori un rotolo di lino cerato e bitumato. Srotolandolo si spacca. Ne escono molti manoscritti. Sono i codici detti di "Nag Hammadi , dal luogo del ritrovamento... Si tratta di tredici codici originariamente formati da più di 1350 pagine. Ce ne sono pervenute 1130 quasi tutti i codici hanno una legatura di cuoio, sono stati scritti verso la fine del primo secolo dopo Cristo.

Si tratta di traduzioni in copto di manoscritti più antichi, forse redatti in aramaico. Tra essi vi è il "Vangelo secondo Tommaso , che è anche conosciuto col nome di "QUINTO VANGELO , e dovrebbe invece essere chiamato IL PRIMO VANGELO, dato che è il più antico.

Questo testo contiene molte frasi di Gesù fino ad oggi sconosciute. In esse appare un concetto nuovo: il Cristo non vince le forze del mondo servendosi del dolore. Sua arma non è la sofferenza ma la conoscenza.

I quattro "Evangelisti non fecero che una scelta fra tutto questo materiale esistente, ricavandone la loro propria forma letteraria ed un testo individuale che poi venne canonizzato, ossia riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa, mentre tutti gli altri scritti vennero lasciati cadere nel dimenticatoio, non senza aver loro affibbiato l'etichetta squalificante di "apocrifi intesa nel senso di falsi", il che, come si è detto, non corrisponde alla realtà.

A conferma dell'autenticità del Vangelo secondo Tommaso, basterà ricordare che, fin dal 1897, sempre in Egitto, nella località di Ossirinco nel Medio Egitto, erano stati rinvenuti due frammenti di papiro a cui se ne aggiunse un terzo nel 1903, che contengono molte parole, ma tradotte in greco, del testo copto del Vangelo di Tommaso.

La critica moderna e in particolare il glottologo francese Jean Doresse che per primo tradusse questo testo, nel 1959, e il tedesco H.C. Puech che ne curò altre versioni in tedesco, inglese e olandese, ritengono che il Vangelo secondo Tommaso sia uno dei più antichi della tradizione scritta cristiana e lo fanno risalire alla metà del I secolo dopo Cristo (50 d.C.).

La lingua copta era poco diffusa in Egitto e conosciuta solo da una stretta cerchia di eruditi, per cui la Biblioteca di Nag Hammadi doveva appartenere ad una comunità ristretta e di diretta estrazione gnostica. Il messaggio contenuto nei suoi testi è infatti restato del tutto estraneo al mondo ebraico-cristiano posteriore e a tutti i successivi filosofi e teologi che vi appartengono, particolarmente dopo la condanna della eresia ariana, fatta dal concilio di Nicea nel 325 dopo Cristo.

I detti segreti di Gesù, rivelati all'apostolo prediletto, contengono invece un messaggio ben diverso e legato non a quella tradizione, ma alla ricerca interiore e alla prevalenza di tutto ciò che è spirituale ed eterno rispetto alle cose caduche e instabili. La famiglia e gli affetti terreni vengono al secondo posto rispetto allo Spirito e all'Amore Cosmico. L'ascesi di cui si parla nel Vangelo di Tommaso assai si avvicina all'induismo, al Sufismo e al Buddismo, fino a giungere alla condanna della preghiera, del digiuno, dell'elemosina... il Regno di Dio è già sulla Terra e Gesù lo ha rivelato, ma gli uomini non hanno avuto occhi per vedere ed orecchi per intendere il messaggio della Verità e della Vita e cioè la "RICERCA DELLA PROPRIA DIVINITÀ INTERIORE attraverso la spiritualizzazione della carne.
E come si fa Spirito la carne? Non attraverso il digiuno. Chi digiuna si crea un inferno. Non attraverso la tortura e il dolore, maestri di pazzia. La strada è un'altra. Tommaso l'ha capito. E cosi lo ha capito quel suo ignoto discepolo che prepara la "brocca e vi nasconde i manoscritti perchè giungano a noi, generazione futura.

Gemello, in aramaico, si dice TAUMÀ, cioè Tommaso. Gemello, in greco, si dice DÌDUMOS. Non ci sono dubbi, è una duplice conferma che l'autore del QUINTO VANGELO è il gemello spirituale di GESÙ e non il suo fratello gemello carnale. TAUMÀ è dunque il custode delle parole segrete. Ascoltiamolo. Il Vangelo secondo Tommaso è vicino alla tradizione della prima Chiesa cristiana, ma differisce dai Vangeli sinottici per la sua natura esoterica... ...la salvezza giunge soltanto ai pochi che vorranno comprendere queste verità nascoste a noi è chiara la distinzione: c'era un culto pubblico ed ufficiale e uno segreto e condannato. Ambedue facevano risalire il loro credo alla predicazione di Gesù.

Pur usando lo stesso materiale dei vangeli sinottici, Tommaso tratteggia un ben diverso ritratto di Gesù. Non si occupa di ciò che gli uomini dovrebbero fare, ma di ciò che dovrebbero imparare a conoscere con una ricerca di carattere interiore.

Gli apostoli e i discepoli che predicarono agli Ebrei, distorsero la vera immagine di Gesù ed i suoi insegnamenti spirituali e riferirono i fatti e i detti secondo la loro personale interpretazione che doveva essere per quanto possibile collegata e armonizzata con la loro antica religione. Solo uno degli Apostoli, Tommaso, comprese la novità e l'unicità del messaggio di Gesù. Era l'unico capace di comprenderlo, il suo gemello spirituale. Non ricorda di aver udito da lui nessun accenno al peccato ed alla redenzione col sacrificio sulla croce per il perdono di quel peccato. Non sono importanti i Suoi miracoli, sono importanti le Sue parole: il Regno di Dio è fuori dalla storia e dal tempo.

L'unica cosa, la sola essenziale, è l'autoconoscenza, la ricerca interiore; e la sola cosa da ricercare per fare la volontà del Padre ed entrare nel suo Regno che è già, nascosto, all'interno dell'Io. Il Regno è sempre presente, non deve venire in futuro. Non riguarda solo il popolo ebraico, ma ogni uomo che vive e vivrà sulla terra e saprà comprendere il messaggio del Cristo. Il Regno si rivelerà, in tutti gli uomini che, avranno raggiunto la conoscenza, la Verità, la luce della divina eternità che è in ogni uomo.

Non è difficile comprendere perché il Vangelo di Tommaso non sia stato accettato dalla Chiesa Cristiana Occidentale, che finì per dominare su quella Orientale. Essa non ha mai ammesso l'esistenza di un insegnamento segreto del Cristo, dedicato a pochi eletti. Gli accenni esoterici contenuti nel Vangelo di Giovanni, sono sempre passati in sottordine ai principi stabiliti dal canone ecclesiastico ortodosso.
Il messaggio di Tommaso non è però andato perduto: per suo mezzo ora sappiamo che Gesù è il Rivelatore di una dottrina segreta che appartiene all'uomo da sempre. Questa dottrina, conosciuta da tutti i grandi iniziati è la VERITÀ unica, eterna, la cui ricerca è il compito dato all'uomo su questa terra.




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view post Posted: 19/11/2014, 02:34     Il diamante Blue Hope -





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Il diamante maledetto

BLUE HOPE




Il diamante e' sicuramente una pietra di per se piena di fascino a cui vengono attribuiti svariati significati, legati anche alla sua durezza, famose le espressioni punta di diamante, nozze di diamante, ecc...
E' costituito da carbonio purissimo cristallizzato e si forma a grandi profondita'.
Ha una grande capacita' di riflettere la luce, dote questa che lo rende straordinariamente luminoso.

Gli antichi indicavano i diamanti come le lacrime degli dei o i frammenti di stelle cadute sulla terra, frasi appropriate per descriverne a pieno il fascino, la purezza e la lucentezza e il fascino.
I primi diamanti furono estratti piu' di 4.000 anni in India ed e' proprio qui, in questa terra anch'essa meravigliosa e allo stesso tempo misteriosa, culla anche della magia, che inizia la storia del diamante blu Hope, famoso perche' ritenuto tanto bello quanto portatore di sventura a chi ebbe modo di possederlo.

Si racconta che in origine il diamante, di grandi dimensioni, forse 112 carati (un carato corrisponde a 200 milligrammi) come riportano alcune cronache, fosse incastonato in un idolo indiano e qui venne estratto e trafugato per iniziare il suo viaggio alla volta della Francia dove venne acquistato da Luigi XIV che lo fece tagliare a forma di cuore riducendolo a 67,5 carati. Il diamante fu portato in varie occasioni da Luigi XIV e da Luigi XV sino a che non fu montato assieme ad altre pietre preziose e divenne proprieta' di Maria Antonietta.
Non staremo qui a raccontare i fatti che caratterizzarono la storia di questi personaggi famosi, basti pensare che l'ultima, Maria Antoniette, non ebbe una vita felice e mori' altrettanto tristemente per mano del boia, ghigliottinata.

Il suo corpo fu gettato a riposare nella fossa comune del cimitero della Madeleine sino a che i suoi resti non furono recuperati e deposti nella sua ultima e attuale dimora, piu' consona ad una figura regale, buona o cattiva che fosse, amata o meno che fosse dai suoi sudditi, nella cripta dell'abazia di Saint Denis dove e' possibile visitare la tomba dedicata a lei e a Luigi XVI.
Ma torniamo al diamante Hope.
Questo ed altri gioielli della corona, vennero rubati e per qualche motivo esso approdo' in terra di Londra dove fu di nuovo tagliato.

Molto probabilmente, il diamante che comparve in un'asta londinese, era proprio il diamante di Maria Antonietta ed ora appariva nella sua ultima stupenda forma di 44.5 carati.
E' a quell'asta che il banchiere Hope, a cui si deve il nome del diamante, ne venne in possesso pagandolo una ingente somma di danaro.
Il diamante, prima di quel momento, era gia' passato di mano in mano, venduto e trafugato, tagliato e mutato nell'aspetto, senza pero' cessare di emanare i suoi influssi nefasti a coloro che lo avevano posseduto.

Nel 1830, riportano le cronache, il gioiello fu rubato e, il giopielliere che lo aveva tagliato, mori' di crepacuore quando seppe che era stato suo figlio l'artefice del furto. Lo stesso figlio si tolse poi la vita alla notizia della morte del padre per causa sua.
Chi trovo' il diamante tra gli averi del giovane fu colpito egli stesso da una morte improvvisa.

Dopo questi luttuosi fatti il diamante ricomparve al collo di una ballerina delle Folie Bergere, che fu uccisa proprio la prima sera che lo indossava.
Il diamante godeva quindi gia' di una reputazione negativa ma gli Hope lo tennero sino a che non fu venduto al gioielliere Pier Cartier che a sua volta lo vendette al magnate americano della stampa Mc Lean, proprietario del Washington Post, che lo regalò alla moglie la Signora Evelyn Walsh.

La signora lo sfoggiava con grande orgoglio e sembrava che su di lei la maledizione non avesse alcun effetto.
Fu la sua famiglia e le persone che vivevano attorno a lei a subire gravi disgrazie.
Per primo mori' il fratello della signora, poi il figlio, ancora in giovane eta' e la figlia. L'attivita' del marito subi' un tracollo improvviso e furono costretti a vendere il Washington Post. Caddero in disgrazia e gli anni di sfarzosa ricchezza e prosperita' sembravano essere finiti.
Anche la salute di Mc Lean sembrava essere minata.
Nel 1949 il diamante blu maledetto fu venduto al gioielliere Hanry Winston per risollevare le finanze e questi, dopo alcuni anni, se ne disfece donandolo alla Smithsonian Institution di Washington, che lo possiede ancora oggi.




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view post Posted: 18/11/2014, 18:05     I misteri della laguna -







I Misteri della Laguna





Quando si parla di Venezia vengono subito in mente le immagini delle bellissime gondole che vagano per i canali e la dolce atmosfera romantica che la avvolge, ma tra i campi e i calli gremiti di turisti si nascondono antiche leggende, misteri insoluti, ombre di antichi personaggi che rendono la città fortemente inquietante in questa sua gotica disinvoltura. Sarà seguendo così le tracce di questi enigmi che si perdono nella notte dei tempi che riusciremo ad entrare in contatto con il genius urbis che come novello Virgilio ci porterà tra le pieghe del tempo al cospetto di tradizioni mai dimenticate come il Graal e Cagliostro, Casanova e l’Inquisizione che ci faranno cambiare idea sul comune soprannome di “Serenissima”.



IL GRAAL E I MISTERI DI SAN MARCO



La città di Venezia è ricca di leggende su antiche reliquie cristiane dato anche gli stretti rapporti economici con il mondo orientale e così ovviamente non potevano mancare storie sui Templari e il mistico Graal, la coppa nella quale, secondo la leggenda, Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo.

La via che porta questa favolosa reliquia in città è quella che conduce a Costantinopoli, l’odierna Istambul, città conquistata dai Crociati e strettamente legata al capoluogo veneto. In particolare proprio durante la Quarta Crociata cavalieri e mercanti portarono in città cultura e tradizioni mediorientali oltre ai moltissimi tesori provenienti dalla città turca come i quattro cavalli in rame presenti sulla Basilica di San Marco e che tradizione vuole avessero al posto degli occhi degli splendidi rubini. Si sa ancora che da Costantinopoli sarebbe provenuta la Corona di Spine di Gesù che Luigi IX di Francia riuscì a sottrarre alla città per portarla in Francia, presso la Sainte Chapelle, dunque non sarebbe impensabile che, nel caso fosse davvero esistito, il Graal nel suo mistico cammino fosse davvero giunto nella città.

La tradizione lo vuole nascosto nel trono di San Pietro, il sedile ove si sarebbe davvero seduto l’Apostolo durante i suoi anni ad Antiochia costituito da una stele funeraria mussulmana e decorato con i versetti del Corano oggi presente nella chiesa di San Pietro in Castello. Si narra che questa poi sarebbe stata trasferita successivamente a Bari, città legata a quella veneta da interessanti tradizioni comuni come il santo Nicola le cui due città si spartiscono le sacre reliquie. Alcune tradizioni locali, poi, vogliono che nella chiesa di San Barnaba fosse stato seppellito il corpo mummificato di un cavaliere crociato francese dal nome di Nicodemè de Besant-Mesurier, legato alla vicenda della traslazione della mistica coppa ritrovato nella zona nel 1612. In realtà non sono mai stati trovati documenti che parlassero di questo cavaliere.


I misteri legati alla religione Cristiana non trattano solo di reliquie, ma diverse sono anche le tradizioni legate a l’Inquisizione e piazza San Marco, tracce di angusti ricordi sparsi in una delle più belle piazze d’Italia e spesso celati agli occhi del comune viaggiatore. All’angolo destro della Basilica, ad esempio, è presente un cippo che la tradizione vuole utilizzato per le esecuzioni, mentre guardando le colonne del primo loggiato del vicino Palazzo Ducale, ne possiamo scorgere due di colore differente dalle altre ove, secondo la tradizione, venivano lette le sentenze di morte poi eseguite nella piazzetta antistante o nel vicino Campanile. Ecco così che il meraviglioso Campanile che svetta nella piazza nasconde anch’esso macabri ricordi, infatti è legato alla tradizione del supplizio di cheba, una gabbia in ferro sospesa nel vuoto nella quale i condannati venivano esposti al pubblico ludibrio anche per lunghi periodi sfidando le intemperie e dunque la morte che presto sopraggiungeva quasi come liberazione. Sempre tra le colonne del Palazzo Ducale, poi, era offerta l’ultima speranza di salvezza, e infatti, sul lato della costruzione che si offre al mare era presente una colonna che ancora oggi appare con il basamento consumato. Ai condannati era offerta una ultima grazia: se fossero riusciti a girar intorno alla stessa senza cadere mai dallo strettissimo basamento sulla quale poggia, operazione davvero impossibile.



I PALAZZI STREGATI E LE CORRENTI TELLURICHE



Interessanti poi sono le tradizioni legate ai palazzi stregati come Ca’ Dario e Ca’ Mocenigo Vecchia.

La fama del primo sinistramente conosciuta da tutta la città, esso fu costruito dal mercante Giovanni Dario e dedicato al genio della città come testimonia l’iscrizione “Genio urbis Joannes Dario”, scritta che, secondo alcuni studiosi, nasconderebbe, anagrammata, enigmatici quanto orribili segreti: “SUB RUINA INSIDIOSA GENERO” e cioè colui che abiterà sotto questa casa andrà in rovina. Per alcuni la costruzione sorgerebbe su un nodo di energie negative che si trasferirebbero all’intera dimora, quella che Fulcanelli definirebbe una vera e propria dimora filosofale. In realtà l’intera città sorgerebbe su una rete di correnti telluriche, positive e negative, che caratterizzerebbero così la sua urbanizzazione, lo stesso Canal Grande sarebbe la rappresentazione del temibile serpente, simbolo delle enigmatiche forze che in alcuni punti diventerebbero fortemente palesi. Del resto nel passato era normale che ci fossero luoghi benefici e malefici, in oriente ove si pratica il feng shui, cioè una disciplina che permette di costruire una casa recependo le onde benefiche del “grande drago” che dorme nel sottosuolo. Sarà proprio il drago a caratterizzare la città, infatti esaminiamo una qualunque cartina di Venezia vediamo il Canal Grande snodarsi come un serpente o un dragone, tagliando esattamente in due parti la città. Abbiamo così la testa, “caput draconis”, ed una coda “cauda draconis”.

Alla fine di quest’ultima troviamo l’isola di san Giorgio, con l’omonima chiesa, scelta non casuale se pensiamo che nella tradizione cristiana san Giorgio è il santo che uccide il drago, e quindi che esorcizza il serpente veneziano, mentre dalla parte opposta vi è la Basilica di San Marco, quasi un modo per esorcizzare queste energie.

E’ proprio posizionato nella “cauda” che troviamo Ca’ Dario, il misterioso palazzo la cui maledizione colpisce tutti i proprietari che sono morti suicidi o comunque di morte violenta, tra i quali ultimamente Raul Gardini e il tenore Mario del Monaco.

Per quanto riguarda invece la seconda costruzione, è silente testimone della visita del filosofo Giordano Bruno in città, ospite proprio della famiglia di Mongenigo che, dopo aver cercato di carpire le sue conoscenze alchemiche, lo denunciarono come stregone alle autorità veneziane costringendolo a riparare a Roma ove poi sarà giustiziato. Tradizione vuole che ancora in quell’edificio si manifesti il fantasma dell’eretico in cerca di giustizia.



ALCHIMIA VENEZIANA



Moltissimi sono stati i maghi, stregoni e alchimisti presenti nella laguna, tra i quali spiccano, oltre al già citato Giordano Bruno, Casanova e Cagliostro. Dati gli stretti rapporti con il Medioriente, Venezia è stata da sempre crogiuolo di culture, il toponimo del quartiere “Giudecca” sembrerebbe proprio segnalarci la presenza dei suoi primi abitanti, i giudei, da sempre maestri di alchimia e studiosi di Cabala. Moltissime sono così le leggende presenti nell’antico e nuovo ghetto che riguardano gli rabbini e i loro studi di alchimia.

Nella città, poi, sono presenti le conoscenze alchemiche degli arabi le cui tracce ritroviamo nel quadrante della torre dell’orologio ove, tra simboli astronomici e astrologici sono presenti raffigurazioni di mori. Più sconcertanti ed evidenti sono però le simbologie arabe presenti nelle vicinanze della porta della carta vicino la Basilica di San Marco. Qui sono rappresentati in un angolo i così detti “quattro mori”, i tetrarchi Diocleziano, Galerio, Massimiliano e Costanzo.

In realtà la tradizione lega queste figure all’alchimia come testimoniato da un fregio alla base dello stesso raffigurante due putti e due draghi intrecciati che portano un cartiglio con la scritta in veneziano arcaico “uomo faccia e dica pure ciò che gli passa per la testa e veda ciò che po’ capitargli”.

Sempre sullo stesso lato della Basilica sono presenti due colonne provenienti da Acri ove cultura cristiana e mora si mescolano in una mistica commistione di immagini tra le quali spiccano tre enigmatici criptogrammi per alcuni invocazioni al dio del mussulmani Allah.

Tra i personaggi più enigmatici, però, sicuramente spicca Casanova, mago e scrittore nato nella città il 2 Aprile 1725 e sepolto nella chiesa di San Barnaba anche se della sua tomba sono state perse le tracce. La sua storia “misteriosa” parte all’età di otto anni quando, per guarirlo da un male che gli costringeva a tenere sempre la bocca aperta, la zia lo portò da una strega guaritrice. Sarà da allora che lo scrittore iniziò ad interessarsi alle arti magiche che gli procurarono problemi con l’Inquisizione e che lo portarono ad esser imprigionato nei famosi “piombi” veneziani dai quale riuscì in una clamorosa fuga. Sicuramente egli ebbe contatti con la massoneria e con Amadeus Mozart per la realizzazione del suo “Don Giovanni” ispirato anche alla vita del veneziano e con il famoso Giuseppe Balsamo, noto come Conte di Cagliostro proveniente da Aix de Provence. Secondo la tradizione i due si incontrarono nella città nel 1769 per scambiarsi formule e magici rituali e le formule per l’elisir di eterna giovinezza.





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view post Posted: 18/11/2014, 18:03     La profezia Maya -








LA PROFEZIA MAYA

Fine del mondo nel 2012?





Libri, articoli su riviste, trasmissioni tv; molti oggi si occupano dell’argomento.
Ma quanto c’è di vero? Cioè è plausibile che il mondo termini la sua esistenza nel 2012?
Per natura non siamo allarmisti, ci piace vagliare ogni cosa e ragionare sui dati e sui fatti che abbiamo a disposizione per formulare delle ipotesi il più realistiche possibile e il più possibile obbiettive, senza sconfinare in tesi o previsioni fantascientifiche e terribilmente catastrofiche.

Alla fine del mondo si è gridato già tante altre volte nel passato ma, evidentemente, se siamo ancora qui a parlarne vuol dire che l’evento non si è verificato o perlomeno non nella misura in cui ci era stato ventilato.
Comunque non ci sentiamo di scartare l’ipotesi che da qui al 2012, e prima e dopo quella data, qualche evento importante per l’umanità possa verificarsi ma da qui a dire che siamo prossimi alla fine del mondo ci pare veramente azzardato.

È molto probabile che termini un’era, che le cose cambieranno in modo profondo e in questo senso si che si può affermare che siamo vicini alla fine del mondo; alla fine del mondo e della vita come siamo abituati a concepirli oggi
Del resto abbiamo sfruttato troppo e in maniera estremamente feroce le risorse naturali che erano a nostra disposizione, abbiamo prosciugato la terra, abbiamo inquinato i mari e il cielo provocando cambiamenti climatici e trasformato la nostra stessa vita, che non va più a pari passo con i cicli della terra, rendendola arida e tossica come tutto ciò che ci circonda.

Non si può immaginare di poter continuare su questa via di sfruttamento. Il mondo è la nostra casa e l’abbiamo resa sporca e infetta. Gli uomini non comprendono più il valore della parola “solidarietà” ma ci uccidiamo l’un con l’altro come lupi famelici in un branco. Mentre per questi ultimi un comportamento del genere è dettato dalle naturali leggi di sopravvivenza, per noi certi comportamenti sono inconcepibili in quanto dovremmo essere degli individui dotati di intelletto e raziocinio a differenza delle creature animali. Forse è arrivato il momento di capire che andare avanti in questo modo è da stupidi e da pazzi.
L’uomo è votato al suicidio se prosegue su questa strada inutile e infeconda.
La natura per prima si rivolge contro di noi dicendo “basta” allo sfruttamento e all’inquinamento selvaggio e indiscriminato.

Il nostro stesso sole è malato come l’aria che respiriamo, satura di smog e scarichi velenosi.
Gli scienziati prevedono che il sole raggiungerà la sua massima attività nel periodo che va dalla fine del 2011 e l’inizio del 2012 e la sua attività sarà così intensa che arriverà persino ad influenzare le attrezzature elettriche e quelle di navigazione che si trovano sulla terra. Quali possono essere le conseguenze su noi esseri umani? Già adesso abbiamo perduto il gusto delle stagioni. Il freddo sole invernale si trasforma in un cocente sole estivo e non possiamo che rimpiangere le mezze stagioni, la fresca e profumata primavera e il tiepido autunno che sono oggi solo un lontano ricordo di chi le ha potute vivere.

Prepariamoci quindi a tempeste magnetiche solari e di cui parlano gli scienziati ma ascoltiamo e riflettiamo anche e senza allarmi le profezie dei Maya che ci parlano di grandi cambiamenti, di catastrofi naturali, di eclissi, dell’allineamento dei pianeti del sistema solare, del fatto che il sole di mezzogiorno del 20 maggio 2012 si troverà perfettamente allineato con una piramide Maya . Un senso a tutto questo c’è.

Siamo strettamente legati al cosmo che ci ospita e gli uni agli altri. Siamo, noi esseri umani, cellule di uno stesso grande organismo. Qualcosa sicuramente ci aspetta tra pochi anni e ciò che avviene nel nostro presente ci fa già presagire ad un qualcosa, ad un cambiamento, vedi ad esempio la recessione, le borse che crollano, le crisi finanziarie, le aziende che chiudono, le banche che soffrono. . tutto questo va ad intaccare quello stile di vita che ci siamo con tanta cura costruiti ma, che a ben vedere, risulta caduco quanto l’uomo stesso che lo ha generato. Il processo che conduce ad un cambiamento è già iniziato ma a cosa ci porterà questo è difficile da prevedere.

Noi però siamo ancora fiduciosi nel credere che l’uomo, nel momento in cui si troverà di fronte allo sviluppo e al verificarsi di questi eventi astronomici e non, saprà farvi fronte e superarli. Non crediamo nella fine del mondo in senso stretto ma alla “fine di un mondo” si e solo su questo si deve riflettere.







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view post Posted: 18/11/2014, 18:01     Mappa degli Urali -




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UNA MAPPA DEGLI URALI TROPPO ANTICA...



Chi viveva sulla terra al tempo dei Dinosauri ?

Secondo l’agenzia di stampa russa Pravda, alcuni scienziati della Bashkir State University, negli Urali meridionali, stanno analizzando le proprie scoperte relative ad una misteriosa lastra di pietra che reca incisa una dettagliata mappa orografica; la stanno esaminando sin da quando, nel luglio del 1999, l’hanno prelevata dal villaggio di Chandar, vicino ad Ufa.

Il Professor Alexander Chuvyrov, a capo del gruppo specialistico di cartografi, geologi, fisici e chimici, ritiene di aver scoperto la prova dell’esistenza di un’antica ed assai evoluta civiltà – prova che sfida le convenzionali convinzioni sulla storia dell’umanità. Tanto per cominciare, la mappa orografica non è stata eseguita manualmente, ma tramite un antico strumento di incisione della pietra; così come rilevato dall’analisi a raggi X, essa è stata lavorata con strumenti di precisione ed inoltre raffigura una visuale che ha potuto essere tracciata soltanto con l’ausilio di una ricognizione aerea.
Le dimensioni della lastra sono state determinate dopo che fu riportata alla luce dal retro di una casa del villaggio, e sono: 148 cm x 106 x 16 cm. Gli scienziati, dopo averla ripulita in laboratorio, hanno compreso di aver scoperto una mappa orografica (o piano) tridimensionale della regione di Ufa in scala 1:1,1 chilometri. Essa, oltre a mostrare elementi identificabili quali fiumi e canyon, raffigura anche opere di irrigazione ed ingegneria civile, fra cui sistemi di canali dell’ampiezza di 500 metri e della lunghezza totale di circa 12.000 chilometri, nonché 12 dighe, ciascuna ampia dai 300 ai 500 metri, lunga circa 10 chilometri e profonda 3, per la cui costruzione sarebbe stata necessaria la movimentazione di oltre un quadrilione di metri cubici di terra. La lastra è costituita da tre strati: un primo di base, dello spessore di 14 cm, di dolomite dura, un secondo strato di vetro diopside, di composizione ignota alla scienza moderna, ed un terzo strato superiore, dello spessore di 2 mm, di porcellana di calcio per proteggere la mappa dagli urti.

Gli scienziati, allo scopo di determinare l’età della mappa, hanno eseguito analisi al radiocarbonio ed analizzato gli strati con un cronometro all’uranio, tuttavia i risultati non sono stati conclusivi.

Inizialmente essi hanno pensato che il reperto potesse avere 3.000 anni, ma in seguito hanno scoperto, incastonate nella lastra, due conchiglie di una specie di crostacei esistita 500 e 120 milioni di anni fa – sebbene ciò non confermi che la mappa risalga effettivamente a quell’epoca.
La lastra inoltre contiene iscrizioni scritte in una lingua geroglifico-sillabica sconosciuta. Gli scienziati dapprima hanno pensato che la scrittura potesse essere una qualche forma di Cinese Antico poiché, nel 1995, il Professor Chuvyrov aveva esaminato le scritture lasciate dall’antico popolo cinese nel corso di possibili migrazioni verso la Siberia e gli Urali, tuttavia le loro ricerche di archivio hanno smentito questa ipotesi e la scrittura resta indecifrata.

Gli scienziati stanno considerando l’idea che la lastra sia soltanto un frammento di una mappa assai più grande, che stimano avere avuto le dimensioni di 340 x 340 metri e che è possibile che raffigurasse l’intera superficie del pianeta; ipotizzano che con tutta probabilità essa fosse situata nella gola della Sokolinaya Mountain ma che venne frantumata durante l’ultima era glaciale e le sue lastre si depositarono a Chandar ed in altri siti della regione di Ufa; continuano le ricerche di altre lastre e frammenti, che potrebbero agevolmente contarsi a centinaia.




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