The Collector

Posts written by Kilobaid

view post Posted: 12/10/2014, 22:49     Gelosia -

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La definizione che si trae sulla gelosia dai testi di psicologia è alquanto complessa e oscura.
Voglio tentare di proporne una definizione "alla portata di tutti".
Ovviamente mi riferisco esclusivamente alla così detta "gelosia romantica", che poi sarebbe la gelosia che si prova verso un'altra persona (diciamo verso il partner, principalmente).

La gelosia è uno stato d'animo che si manifesta con l'insorgenza della sfiducia nella persona in oggetto.
Il percorso evolutivo è dunque il seguente: la sfiducia genera sospetti, che si traducono in manifestazioni di ansia, rabbia e voglia di vendetta.

L'origine della gelosia è da ricercare dunque nella predisposizione dell'individuo al "possesso" più o meno totale della persona amata.
L'area in cui si manifesta più frequentemente è quella della sfera dei rapporti sessuali.
Penso che ciò sia vero principalmente nell'uomo, mentre per la donna la gelosia può altrettanto facilmente manifestarsi verso rapporti intellettuali del proprio amato verso altre donne.

In termini molto rozzi direi che mentre per l'uomo la gelosia scatta nel momento in cui sorge il sospetto d'essere tradito sul piano carnale, per la donna la gelosia scatta qualsiasi sia la forma di "tradimento" che ritiene di subire dal proprio uomo. Anche l'apprezzamento intellettuale verso un'altra donna può fare scattare un sentimento di gelosia.
La predisposizione a manifestazioni di gelosia è rafforzata dai propri sensi d'inferiorità, ovvero è più facile trovare la gelosia in persone che si stimano poco o nulla. Ma ciò non significa che non si possa essere comunque gelosi anche disponendo di un normale senso di autostima.

Sfiducia nel proprio partner sommata a sensi d'inferiorità sono evidentemente una miscela esplosiva.
Teniamo presente che la sfiducia, da cui trae origine secondo me la gelosia, può anche essere fittizia, ovvero non giustificata da reali prove di debolezza o tradimento del partner, ma anche totalmente pretestuosa.
Ci sono persone che nel rapporto affidano inizialmente tutta la fiducia possibile al proprio partner e ci sono altre persone che invece partono molto caute e concedono fiducia proporzionalmente alle prove di lealtà e fedeltà del partner. Sono due approcci opposti, ma in ogni caso è solamente quando la fiducia viene meno che può farsi strada la gelosia.

La persona che ha il partner geloso può a sua volta reagire in due modi opposti: sentirsi confermato il sentimento d'amore dal partner, proprio dopo una prova di gelosia ("si preoccupa di me, mi vuole tutto/a per sè...dunque mi ama veramente"), oppure può sentirsene offesa ("il mio partner non ha nessuna fiducia in me e pensa che possa tradirlo, dunque offende la purezza e grandezza del mio sentimento").

Come ci si dovrebbe comportare in presenza di gelosia?

Il partner geloso dovrebbe con tutte le sue forze riflettere molto sul problema della fiducia e chiedersi: "è giusto che non mi fidi? Ho ragioni fondate per dubitare della sua fedeltà, lealtà, sincerità? Ho prove certe?". Ma è chiaro che la sua mente può spesso offrirgli risposte travisate dalla distorsione mentale di cui è vittima inconsapevole.

Il partner che invece subisce la gelosia dell'altro dovrebbe essere molto sensibile al suo problema, non aggredirlo, non sentirsene offeso, ma fare di tutto per spianare la strada per acquisire la fiducia che è venuta meno. Evitare risposte evasive, non chiudersi in risentiti silenzi, ma agevolare il progresso del proprio compagno verso l'acquisizione di quella serenità e fiducia che è l'unica cura alla gelosia e la base di un rapporto felice.

Evitare in pubblico di mostrarsi esuberante ed espansivo verso amici e conoscenti, evitare telefonate o messaggi facilmente equivocabili, evitare di arrivare in ritardo, evitare di porgere spiegazioni poco convincenti, ecc. ecc. Voglio dire: se si tiene al rapporto, si deve pagare il prezzo di alcune piccole rinunce o attenzioni. Quando avrà imparato a comportarsi in modo adeguato, la gelosia del partner sarà rientrata o mantenuta ad un livello più che accettabile.

Ci sono persone, invece, che provocate dalla gelosia dell'altro, fanno di tutto per metterlo alla prova o vendicarsi, ne sfidano la tenuta di nervi...e finiscono per creare un disastro, perché il geloso aspetta solamente proprio di vedere confermate le sue ansie! C'è una certa dose di masochismo compiacente nella gelosia!

Ma se la gelosia (entro certi termini accettabili) è pur sempre una prova d'amore, ci si può fidare, invece, dei sentimenti di una persona che sia assolutamente incapace di provare gelosia?
L'amore è normalmente possessivo. E' un polo di attrazione che aspira, ai massimi livelli, alla fusione di due persone. L'amore solleva ansie e paure perché è un sentimento invasivo e che non tollera compromessi. Chi non manifesti gelosia generalmente dimostra scarso interesse verso il partner, fermo restando che in alcuni casi si può essere in presenza del più elevato sentimento d'amore: l'amore altruistico, in cui la felicità dell'oggetto amato trascende il proprio amore egoistico-possessivo.
Chi arriva a questi livelli può addirittura spingere il proprio partner ad intraprendere relazioni con altri, se pensa di non poter soddisfare tutto ciò che l'altro desidera.

Ma attenzione! sono casi molto, molto rari e che comunque non possono tenere unita una coppia se non in modo assolutamente artificioso. L'amore vero è un'altra cosa e non ammette tradimenti o relazioni extra!


Roberto
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view post Posted: 12/10/2014, 21:02     Odio -

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L'odio è uno dei peggiori sentimenti che l'uomo può provare verso i suoi simili. Un sentimento distruttivo, con il quale non si risolve mai alcuna questione, ma si sviluppano reazioni sproporzionate di vendetta e aggressività.

L'odio, si sviluppa in persone particolarmente ignoranti o invidiose.
L'ignoranza, infatti, genera pregiudizi, ingenuità e timori, che in seguito producono delusione e risentimento oppure insofferenza e ostilità.

Si odia perchè non si comprende abbastanza, non si prevede, non si giustifica, non si conosce a fondo il comportamento umano, oppure perchè ci si lascia influenzare da opinioni altrui, non avendo cultura e opinioni personali.

L'odio può derivare dall'invidia, quando si sente usurpata da altri una posizione che vorremmo fosse nostra, ma che inconsciamente consideriamo irraggiungibile.

L'odio non è legato all'amore, come comunemente si sostiene. Non è paritetico all'amore. E' un sentimento notevolmente inferiore e sempre condannabile in tutte le sue espressioni, visto che non produce mai risultati apprezzabili, ma, anzi, devasta e distrugge.

L'odio non si vince col perdono, ma con la comprensione dei comportamenti e dei diritti degli altri. Ovvero con la ragione e la razionalità.

La lotta tra due popolazioni o tra due classi di una stessa popolazione, non potrà mai trovare soluzione con la guerra, perché quest’ultima creerebbe ulteriori ferite e porterebbe altro odio. Lo dimostrano, ad esempio, le guerre condotte dagli Stati Uniti, che hanno generato un terrorismo difficilmente estirpabile.

L'odio tra nazioni ha una motivazione storica: chi ha vissuto l'esperienza della guerra non c'è dubbio che si porti dietro dei ricordi che fomentano i pregiudizi. Per questo si parla di "cultura" del nemico: se in una società domina l'idea che chiunque non faccia parte del nostro clan è un potenziale nemico, ciò porterà ad un atteggiamento non solo di sfiducia, ma addirittura di odio. L'odio sociale si vince dunque migliorando il livello culturale di una società.

Io credo che le società possano svilupparsi e progredire seguendo, invece che la cultura del nemico, della competizione e dunque dell'odio, una cultura della cooperazione. Attraverso la competizione si pensa che per affermarsi si debba eliminare l'altro.

Nella cooperazione, invece, non si afferma mai il singolo, bensì il gruppo. Per la prima esiste solo l'individuo vincente e manca totalmente la consapevolezza della sofferenza dei perdenti, ma l’essere perdenti crea delle frustrazioni a causa delle quali spesso si reagisce in maniera violenta.

Nella cooperazione, invece, il singolo è un elemento dell’unità-gruppo. Facciamo l’esempio della classe: essa potrebbe essere vista come una unità con dei risultati di gruppo, o potrebbe venire considerata come una collezione di 20 io in lotta tra di loro, con esclusi e non esclusi, bravi e meno bravi. Il secondo modello porta necessariamente ad un eccessivo agonismo.

Ogni volta che ci si pone di fronte ad una alternativa rigida tra la scelta del sì o del no, del noi e loro, dell'io e gli altri, si creano due schieramenti opposti che inevitabilmente cercheranno di sopraffarsi a vicenda.

Un semplice esempio è dato dalla competitività agonistica negli sport a squadre, di cui da noi il calcio è la massima espressione. Questi sport rappresentano una sublimazione dello scontro frontale, una micro-guerra in altre parole.
Il risultato è un pessimo esempio in cui vengono trascinati anche tutti i tifosi, con le conseguenze degenerative che tutti noi conosciamo. Negli sport individuali questo problema non sussiste, perchè ogni concorrente è partecipe in modo paritetico e senza opposizioni.

Si può odiare anche sé stessi: quando il proprio Io reale non corrisponde all'Io ideale, nasce uno squilibrio dannoso al nostro equilibrio. Ancora una volta tutto ciò è sintomo di una carenza conoscitiva del proprio essere, delle debolezze insite nell'uomo, dell'istinto, delle pulsioni che ognuno di noi porta con sé e che deve quotidianamente dominare e razionalizzare.

Se conosce tutti questi meccanismi lo può fare, altrimenti ne resta schiavo. Ci possiamo odiare perchè non siamo come vorremmo essere. Ovvero ci poniamo degli obiettivi non raggiungibili o verso i quali non siamo in grado di fare il dovuto sforzo o ancora che non rientrano nelle nostre capacità. Ci odiamo perchè non ci conosciamo abbastanza e non sappiamo orientare diversamente i nostri desideri e aspettative.

L'odio viene esercitato a tutti i livelli e senza distinzioni tra credenti e non credenti. La stessa Chiesa Cristiana non ne è immune, pur predicando a parole "l'amore".

L'odio si può superare solamente con l'esperienza, il rispetto degli altri, la conoscenza dei propri limiti e doveri.

La gratificazione che ne deriva, sia a livello individuale che sociale, è una qualità di vita superiore, una maggiore serenità, una migliore autostima. Sì, perchè l'odio fa male, fa soffrire, è corrosivo, tanto quanto stupido e inutile a risolvere i problemi.


Roberto

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view post Posted: 12/10/2014, 21:00     Amore -


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Amore


In coppia si raddoppiano i piaceri e si dimezzano i problemi

Ho atteso molto prima di pronunciarmi su questa parola, perché è la più importante e difficile da definire. Sull’amore sembra si sia già detto di tutto.

Definizioni retoriche, romantiche, ciniche, o semplicemente originali; ce n’è per tutti i gusti. La stessa parola “amore” si presta a mille interpretazioni perché è utilizzata per esprimere una vasta gamma di sentimenti che possono anche non avere quasi nulla in comune tra loro.

L’amore per un figlio, l’amore per la patria, l’amore per il prossimo, l’amore per un Dio, ecc., sono espressioni di stati d’animo molto diversi tra loro. Ma quando si dice “amore” e basta, penso che tutti noi sappiamo bene a cosa ci si riferisce.

L’amore più importante, dirompente, incontrollabile, che può renderci schiavi o pazzi, inermi o aggressivi, è senz’altro e soltanto quello che può nascere tra una coppia. L’amore è un sentimento irrazionale, non c’è dubbio.

Non conosce confini di sorta: può colpire persone di età, razze, religioni, culture diverse. Possiamo aver vissuto per anni a fianco di una persona senza aver provato alcuna attrazione particolare per lei e poi, di punto in bianco, sentire una vampata di desiderio irrefrenabile, accorgerci che non possiamo più farne a meno, che desideriamo con tutte le nostre forze la sua presenza, il suo contatto, il suo affetto ... in una sola parola: il suo amore.

Non so dare una spiegazione a questi fenomeni, ma so per certo che esistono, così com'è vero che il più delle volte queste improvvise esplosioni di sentimenti sono reciproche. La stessa cosa può succedere a due persone che si incontrano per la prima volta. Anche in questi casi il fenomeno d’attrazione è inspiegabile, anche se meno facile che sia reciproco.

L’amore, come tutti i sentimenti più forti, è invadente e molto esigente. Nessun rapporto umano può dare più di quanto dia l’amore, come è vero che nessun rapporto umano può far soffrire più dell’amore.

L’unico sentimento che gli assomiglia è l’odio, che potrebbe comunque considerarsi un aspetto negativo dello stesso amore. Sempre restando nel concetto di amore di coppia, amare vuol dire non essere più capaci di vivere bene con noi stessi e sentirci soli anche tra mille persone, se manca la persona amata, così come sentirsi amati vuol dire non sentirsi mai completamente soli.

Lo stato d’innamoramento è a metà strada tra la malattia e la beatitudine fisico-intellettuale. Come “malattia” coinvolge tutta la nostra fisicità, che risulta attratta esclusivamente dal contatto con l’altra persona, mentre come “beatitudine” invade tutta la nostra sfera psichica, che non trova modo di concentrarsi su null’altro che non sia il ricordo, la presenza o il desiderio dell’altra persona.

Durante la fase acuta dell’innamoramento scompaiono tutti i difetti della persona amata: si potrebbe dire che essa assolva in quel momento l’ideale della nostra vita. Nessuno è più desiderabile, attraente, bello, dolce, affettuoso dell’oggetto del nostro amore. Ma sotto l'amore spirituale verso un'altra persona, quanto gioca la pulsione sessuale, che cerchiamo di "nobilitare" caricando di passione un semplice desiderio istintivo?

L’idea che nel tempo questo stato d’animo possa evolversi, lasciando una grande delusione o un grande vuoto o più semplice tanta indifferenza, sembra inaccettabile a chi è veramente innamorato. Ma la vita insegna che nessun grande amore si mantiene costante nel tempo, anzi, forse si potrebbe dire che più è stato grande un sentimento e più facilmente ne avverrà un crollo rapido e ingovernabile.

Fanno eccezione quei rapporti che hanno la fortuna di trasformarsi lentamente in profondi sentimenti d’affetto; affetto alimentato da stima reciproca e condivisione di interessi.

Parlando più in generale dell’amore io direi che assai spesso il sentimento nasconde un’origine egoistica e possessiva, mentre il puro concetto d’amore dovrebbe essere totalmente altruistico, ma è molto difficile trovarne validi esempi. In questo gioca un ruolo importante la società, che ci insegna e ci spinge ad amare più in un modo che nell’altro, a parte il nostro innato senso egoistico.

Laddove il possesso di beni è considerato un elemento di successo è naturale che anche il possedere persone amate si allinei al principio generale. Ed è per questo che molte madri non sanno praticare l’arte di allontanare i figli dal loro seno, neppure quando i figli giungano ad età più che matura.

L’amore per i propri figli è comunque un sentimento originato dal nostro stesso istinto di mammiferi, quindi in esso non c’è nobiltà, ma condizionamento genetico. Ma esistono tante altre forme che definiamo “amore” e di cui sarebbe interessante parlare. L’amicizia, per esempio. Fa anch’essa parte dell’amore?

O l’attaccamento che abbiamo per un amico nasce dalla solidarietà verso qualcuno che riconosciamo molto simile a noi, come vedute, comportamenti, problemi, stato sociale, passioni e interessi, e via dicendo? Anche l’amicizia sottintende un criterio di reciprocità, compresi i casi in cui si sia amici di qualcuno che ci faccia pena, che sentiamo fragile e bisognoso del nostro aiuto.

Nel nostro profondo ciò che oggi facciamo per lui nasce da un processo di identificazione. Se fossimo nei suoi panni vorremmo essere aiutati, così scatta in noi il gesto d’aiuto. Oggi a te, domani a me.

Forse l’amore più disinteressato che riusciamo a manifestare è rivolto alla natura. Ma è giusto dire che si “ama” la natura? O piuttosto la si ammira, ne godiamo, la usiamo a piacer nostro? Basti vedere con quanto spirito poco rispettoso la sfruttiamo, la natura, per i nostri bisogni e piaceri!


Roberto


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view post Posted: 5/10/2014, 18:52     La storia di Sura -

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Non sai quante cose avrei da dirti, ma per quanto non abbia potuto in questi giorni, sempre travolta dalle nuove piccole e grandi tragedie che non si stancano mai di abbattersi su di me, e neanche ora possa dilungarmi quanto vorrei e avrei bisogno di fare, sei stato sempre nei miei pensieri e incessantemente ti ho chiamato in mio soccorso, ora che sono nell’attesa imminente dei grandi esiti che faranno la strada davanti a me. Ho invocato una magia potente, capace di muovere le cose, di mutare i destini, di spezzare le leggi, affinché il mio “Kun”, "Sia", divenga più potente dell'avversità delle cose.

Ho invocato una magia potente, ed ho chiamato te, per quanto tu non mi abbia forse potuto sentire, poiché la mia è una voce che s’innalza dal fondo del mare, ma come s'innalza è inabissata dal fragore delle onde terribili della mia mente, che, abbattendosi sulle spiagge desolate del "mai" e del "non è possibile", la rende muta e impotente. …..E il mare si ritirò, lasciando posto ad una spiaggia nuda, tradendo un pò delle sue profondità, svilendo la sua immensità..... E la spiaggia che aveva tolto spazio al mare sogghignava per la sua vittoria e sbeffeggiava il mare, che aveva perso terreno, non si era spinto dove anelava protrarsi. Il mare pensava che la spiaggia fosse sciocca, perché presto sarebbe giunta la notte e sarebbe spuntata la luna.

Allora giustizia sarebbe stata fatta.

La luna avrebbe chiamato a sé il mare, le sue onde si sarebbero innalzate fino al cielo. La spiaggia avrebbe tremato per l'inaudita potenza.

Il mare continuava a fluire, poiché tutto ciò che è vivo si muove e ondeggia.

Il mare l'aveva appreso osservando nelle lunghe notti d'inverno la fiamma splendente del Guardiano del faro. Il mare sapeva che il Guardiano conosceva tutte le cose, poiché sedeva al di sopra del mare e parlava col vento.

Mentre fluiva, il mare pensava. Sapeva che quella notte, sarebbe stata un'altra notte senza luna.

Il mare attendeva, con trepidante attesa, poiché quando si sarebbe ricongiunto al cielo ogni ferita sarebbe stata sanata, ogni ingiustizia sarebbe stata vendicata, nessuna spiaggia avrebbe più potuto sottrargli spazio, perché solo l'immensità sarebbe stata la sua dimora.

Il Guardiano si accorse delle inquietudini del mare e allora colse, come se fosse un frutto, una piccola fiamma dalla grande luce della sua lampada e la lanciò verso il mare. La spiaggia per un momento rimase attonita per l'inconsueta bellezza di una fiamma che si dirigeva come una stella cadente verso il mare.

Poi scoppiò in una fragorosa risata, poiché, pensava, “il mare non è fatto di cielo e quando la fiamma si poserà sul mare, si spegnerà miseramente. Finalmente tornerà il buio ”.

La scogliera osservava.

Il suo cuore era caldo, poiché molti innamorati avevano indugiato presso di lei in canzoni d'amore. La sua fede era rinvigorita dall'aver visto moltitudini di mani che si erano dimenticate, ritrovarsi, mentre guardavano il mare.

La scogliera, che affondava nel mare e si protraeva verso il cielo, conosceva bene il mare e ne custodiva con devozione i segreti. Le sue erosioni erano la mappa di un viaggio infinito, le testimonianze di una guerra aspra, cruenta, mai conclusa, del mare contro la spiaggia.

Quante volte il mare si era infranto contro di lei, mentre la spiaggia si inorgogliva di ciò, pensando che anche la scogliera guerreggiasse contro la sua furia malvagia.......Pensava questo, cieca nella sua aridità, sorda nella sua quiete.

Ma l'impetuosità dei loro incontri era quella degli amanti, non quella dei nemici ed insieme ridevano della spiaggia, mentre la spiaggia rideva malignamente del mare. Ridevano, e quando ridevano il mare schiumeggiava e una spuma bianca accarezzava dolcemente le rocce della scogliera.

E la scogliera pensava: " Vedi, non c'è bisogno di vivere al ghiaccio e al gelo, per imbiancarsi di morbida neve. Il sole riscalda il mare e un caldo manto di neve candida mi avvolge in un abbraccio ritemprante di gioia e consolazione".

La piccola fiamma continuava a discendere nel suo viaggio amorevole verso il mare, finché non giunse ad un soffio dal mare e poi ancora più vicino, finché, senza spegnersi, ne attraversò la sottile superficie, continuando il suo percorso fino al fondo del mare.

No, non avrebbe mai potuto spegnersi, perché per quanto la spiaggia nella sua ignoranza vedesse l'acqua e il fuoco come elementi contrapposti, in realtà erano fatti della stessa cosa.

Il Guardiano sapeva tutto questo e la scogliera sorrise, ma lievemente, affinché il mare non si distogliesse da quello che poteva sembrare un miracolo, ma solo a chi non possedesse la conoscenza della natura del mondo.

La fiamma procedeva con la fermezza di chi sa di portare la verità. Finché non raggiunse il fondo, dove mai erano riusciti a giungere i raggi del sole. E lo illuminò.

Il mare, nella sua estensione infinita, aveva conosciuto luoghi tanto lontani da sembrare impossibili a credersi, tanto che più volte la spiaggia, che, nella sua limitatezza, non concepiva l'esistenza di nient'altro, se non del poco che conosceva, lo aveva schernito e deriso dicendogli: " La tua avidità di estenderti oltre te stesso, in cerca di spazio illegittimo e inutile, ma fortunatamente senza riuscirci, poiché io ti combatto duramente, ti ha fatto impazzire. Se proprio non puoi accontentarti del molto che già possiedi, né puoi rinsavirti, almeno smettila di vaneggiare ad alta voce, che le tue chiacchiere insulse mi infastidiscono, se non finiranno addirittura con il nuocermi."

Il mare, che tanto aveva saputo e sperimentato, fino a quel momento, tuttavia, non aveva mai visto il suo fondo. Qual rombo che non si era mai udito, nè in cielo, nè in terra, emise il suo cuore, quando vide che la sconfinata immensità del suo oceano poggiava su un fondo sabbioso, del tutto simile a quello della sua acerrima nemica!

Ormai era notte fonda, ancora una notte senza luna. La spiaggia giaceva addormentata già da un po’, ma il suo non era un sonno tranquillo, si voltava e si rivoltava tra le pieghe leggere del vento, poiché anche chi non sa, talvolta, quando nel sonno si allentano le tenaglie della falsa conoscenza, può venir raggiunto dal mormorio delle mani laboriose che tessono i destini imperscrutabili degli esseri.

Non poteva dormire il mare. Si contorceva nella consapevolezza di aver perso ogni battaglia prima ancora di poterla combattere, poiché per quanto la sua immensità avrebbe potuto sovrastare la spiaggia, sempre sulla sabbia sarebbe rimasto posato, per quanto non ne facesse parte, finché non fosse giunta la luna, a rapirlo da quella condizione penosa, a riportarlo a casa, in cielo.

Fu ancora l’alba e la spiaggia si risvegliò al nuovo giorno, come aveva fatto negli infiniti giorni d’immemorabili ere. La spiaggia si risvegliò come se nulla fosse accaduto, poiché chi non è avvezzo alla Verità e la scorge per la prima volta, non può abbracciarla in un solo giorno, come occhi lungamente avvolti dal sonno non potrebbero mai spalancarsi alla Luce, senza morirne.

Spuntò un nuovo giorno sul mondo, ma per il mare era ancora notte. Voleva che fosse notte, perché sapeva che di notte se ne sarebbe andato, forse una notte ancora così lontana, tra anni, secoli, o addirittura ere, ma pur sempre di notte.

Non avrebbe mai più combattuto, mai più sperato, avrebbe solo aspettato.

Altri giorni e altre notti trascorsero, senza che nessun mutamento avvenisse nel mare, ma il Guardiano sedeva tranquillo, in cima al faro. Come sempre.

"Che cuore impietoso è il tuo? Non un dono di conoscenza, ma di sconforto e di disperazione è quello che mi hai lanciato!" Così pensava il mare, rivolgendosi al Guardiano.

Ma quello stesso giorno qualcosa cambiò nel cuore del mare. Iniziò a pensare che forse un motivo c'era se era posato sulla sabbia, che essa non era solo un impedimento al ricongiungimento cui tanto anelava, ma una tappa del suo viaggio di ritorno verso casa.

Capì che gli eventi hanno tempi e moti propri e talvolta non può accadere questo senza quello.

Pur non appartenendo al mondo della spiaggia, prima era lì che doveva ergere il suo regno, sulla sabbia, conquistando l’immensità cui era degno, prima in terra, solo poi in cielo.

La piccola fiamma del Guardiano gli aveva mostrato una grande verità del suo cuore e con questo, la capacità di vedere, poiché chi sa vedere il proprio cuore, sa vedere tutte le cose.

Ma questo non risollevò il cuore del mare. Una sofferenza ancora più grande crebbe in lui.

Pensò alle miriadi di esseri che erano rimaste dove un tempo ancora si estendevano i suoi flutti, conchiglie abbandonate dall'alta marea su campi cui ormai credevano di appartenere, dimentichi dell'immensità del mare che di loro fu genitrice, mentre il mare era ancora lì, col suo moto perenne, e cingeva quei campi da ogni lato, per quanto le conchiglie non ne riconoscessero più né il profumo, né il suono, e ignorassero persino che la nebbia che li avvinghiava in certe notti con loro supremo terrore altro non era che la schiuma del mare, che s'innalzava col vento alla loro ricerca, poiché tutto ciò che viene separato, brama il ricongiungimento.

“Siamo mondi concentrici”, pensò con commozione il mare. “Come potrei mai ritrovare la mia casa, se prima non ritroverò quelle conchiglie sperdute? Forse qualcuna di loro ancora ricorda la sua casa, ma tutte, pur senza saperlo, bramano di tornare da me, poiché io sono la loro casa, come il cielo è la mia”.

Ma le conchiglie non sarebbero mai potute tornare da sole e il mare se ne rese presto conto. Quel destino non avrebbe mai trovato il suo compimento. La sofferenza del mare divenne implacabile.

“Devo riconquistare ciò che era mio, poiché se anelo a qualcosa, certo significa che un tempo era stato mio.”

Ma come poteva il mare riconquistare il terreno perduto, ormai da così lungo tempo? Come raggiungere le conchiglie disperse? Come superare la barriera di così tante spiagge e campi e vaste desolazioni che lo separavano dai suoi figli lontani? Il mare si struggeva in queste riflessioni e in molte altre ancora.

Era una splendida mattina assolata, quando il mare scorse una piccola figuretta appena delineata che si muoveva disordinatamente ai piedi del Guardiano del faro. Nel pomeriggio, le rive del mare accolsero con benevolenza i suoi giochi infantili.

“Chi sei?”, domandò il mare.

“Sono il figlio del Guardiano del faro”, rispose con naturalezza il bambino, come se non s’aspettasse che il mare potesse rivolgergli una simile domanda.

“Non sei mai stato qui, da dove vieni?”

Per un istante vi fu silenzio e il bambino guardò fissamente il mare. Poi, improvvisamente, il piccolo s’inclinò indietro, si prese buffamente la pancia tra le mani e scoppiò in una gran risata, tale che il mare non l’aveva mai udita prima.

“Ma vuoi proprio burlarti di me, oggi! Come potrei mai essere qui, ora, se non ci fossi già stato infinite volte?”

Il moto del mare allora si fece pensoso, le sue onde si allungarono dolcemente sulla riva, come se volesse protrarsi con la memoria verso i lidi remoti del tempo che fu, verso onde e spiagge e giochi di bambini passati.

Echeggiavano nella sua mente risa distorte come gabbiani lontani. Velieri di carta che come i destini degli uomini ora prendevano il largo, ora affondavano tra le onde leggere del tempo. Il bambino allora si fece mesto, la malinconia del suo cuore s’ irradiava tutt’intorno a lui, ma era la malinconia propria di tutti coloro che conservano negli occhi il ricordo delle cose del mondo.

Malinconia, non tristezza.

“Sono sempre stato qui, per quanto le nebbie del tempo possano aver offuscato il tuo ricordo di me. Anche quando non potevi vedermi, ero qui. Conosco tutto di te, come tu conosci tutto di me, poiché eravamo insieme”

Il bambino allora si voltò e riprese la via per il faro, lasciando il mare, meditabondo, ai propri pensieri.

Quella sera, quando il sole tramontò, il cielo aveva qualcosa di dolciastro. Nessuno se ne accorge, ma il mondo è in perpetuo dialogo con le cose che lo compongono. I suoi colori, i suoi profumi, tutto di lui interagisce con i voli ora alti, ora leggeri delle coscienze che lo abitano, senza che niente sfugga alle pieghe incomprensibili della consapevolezza.

Un mondo apparentemente silente vigila sul torpore degli esseri. Il mare quella sera s’addormentò dolcemente, cullato dal calore di quell’incontro inaspettato.

“Sei tornato da me!”, sussurò in sogno il cuore del mare

“Sì, sono tornato”, rispose il bambino dall’alto del faro

E un’inconsueta letizia, come rugiada del mattino, si posò lieve sui loro cuori.

Man mano che la notte dispiegava il suo manto buio, tuttavia, i ricordi cominciarono a fluire con inarrestabile moto nella mente del mare e le antiche sofferenze e l’aspra lotta e il suo cuore si fece dolente.

“Perché sei tornato oggi e non ieri, non l’altro ieri, perché non prima, perché solo ora?”, infuriava il mare.

“Nessuno conosce l’arsura del cuore come me. I morsi dell’anima di chi anela a protrarsi oltre se stesso e oltre ancora”.

“Dov’eri quando le leggi cieche del qui e dell’ora piegavano il mio spirito come vento furente sui campi? Non sentivi il mio grido, allora? Era sordo il tuo orecchio, impotente la tua mano?”

Il bambino avrebbe voluto correre fino al mare e placare la sua anima inquieta, ma il Guardiano lo ammonì:

“Lascia che sia! Anche di questo ha bisogno il mare”.

Il bambino comprese e si riaccucciò nel lettino.

Non appena fu giorno il bambino si recò alla spiaggia e senza attendere che il mare gli rivolgesse parola disse:

“Quando un sovrano ha deciso d’intraprendere una guerra per espandere il suo regno, chiama a se gli antichi alleati, che già lo avevano accompagnato nelle precedenti spedizioni, che gli avevano mostrato fiducia e amore e che lo avevano condotto alla vittoria”

Detto questo il bambino si sedette, in attesa che il mare interrompesse il suo silenzio. E così fu.

“Ero ancora una goccia e già sapevo che sarei divenuto un guerriero. Eravamo una goccia d’acqua e un granello di sabbia e già aveva avuto inizio la nostra lotta”.

Il bambino lo interruppe, affinché le emozioni negative del mare non prendessero il sopravvento:

“Era ancora un seme e già sapeva che sarebbe divenuto frutto, eppure, quante stagioni sono trascorse, prima che divenisse frutto?”

Il mare tacque.

Il bambino lo incalzò dicendo:

“Ora sono qui, poiché non può sorgere preghiera dalla terra, senza che discenda risposta dal cielo”.

“Ma guarda! –infuriò il mare –Sei venuto a prenderti gioco proprio del mare! Un piccolo uomo come te! L’immensità del mare avrebbe bisogno di un nano!”

E rise beffardamente, disperatamente.

Il bambino, che dal Guardiano aveva appreso la scienza dei cuori, non si scompose e riprese a dire:

“Forse la bocca del mare non ha mai proferito parola, ma ogni notte e

ogni giorno dal suo cuore s’innalzava un canto.

Il cuore sa intessere canti ben più potenti di quelli composti da voci sublimi e strumenti perfetti”.

Allora il mare sorrise benevolmente e sorrise anche il bambino. Il mare avrebbe voluto riparare a quanto aveva detto poc’anzi, ma prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa, il bambino, pensando alle parole che il Guardiano aveva pronunciato quella notte, disse:

“Anche di questo ha bisogno il mare”

Non s’era mai scorta in tutto il mondo creato una tale vicinanza tra l’anima del mare e l’anima di un bambino, ma quello, non era un bambino qualsiasi, era il Figlio del Guardiano del faro.

Il mare accolse il bambino nel suo cuore, come si accoglie chi torna a casa dopo un lungo viaggio. Poi fece un gran respiro e disse:

“Molti hanno solcato le mie onde, da parte a parte. Ero affascinato dai viaggiatori del passato, che tanta conoscenza avevano delle scienze del mondo e dell’anima degli esseri. I loro canti erano brezze leggere che spingevano il mio spirito verso lidi inusitati di perfezione e bellezza.

Una volta fui ammaliato dal capitano di un veliero che, con carte e bussole scovate in luoghi lontani, pretendeva di poter fare da maestro al mare, di sondarne le profondità, di svelarne gli abissi. Era solo un uomo di terra, non di mare e la mattina seguente mi adoperai a spingere a riva i resti della sua povera barca che non aveva resistito alla forza possente del mare.

Piccole, misere imbarcazioni, talvolta mi fuggivano, mi aggredivano, correvano a riva schifati non appena preso il largo, accusando le mie acque di essere nere e sporche. Non si accorgevano che erano le loro squallide navette a perdere carburante.

Così le aiutavo a giungere presto a riva, per liberarmi il prima possibile di loro e delle loro sozzerie.

Molti mi hanno amato. Alcuni, pensando ormai di possedermi, credevano di poter fare del mare un placido lago. Altri, deboli di vista e di cuore, scambiandomi per lago, si sono immersi nelle mie acque, ma quando i miei flutti sopraggiunsero, annegarono miseramente.

Una volta la mia attenzione fu attirata da un corvo d’inconsueta bellezza che, immobile sulla scogliera, mi osservava ormai da lungo tempo, senza decidersi a spiccare il volo. Quando lo interrogai sul suo insolito comportamento, mi disse:

“Oh sì, splendido mare, ti osservo fissamente ormai da immemorabile tempo, poiché una volta ero un gabbiano e sorvolavo le tue immense distese. Ho viaggiato per terre straniere, rinvigorito nel cuore da poeti lontani che tutti mi parlavano di te e dai miei ricordi che pur sbiaditi dal tempo mi fanno raggelare ogni volta che mi trovo d’innanzi a te”.

“Spicca il volo, allora, splendido essere. Non temere il mare, se è vero che già ne eri parte in tempi passati. Non ti lascerò cadere, quando sarai stanco del lungo volo, poiché anch’io riconosco in te un compagno passato. Invocherò per te una brezza dolce che ti saprà sorreggere e ritemprare”

Ma il corvo non prestava ascolto alle mie parole. I suoi occhi erano sempre su di me, ma il suo sguardo era perso, la sua coscienza si era smarrita presso deserti di sconforto e desolazione che la sua anima non riusciva ad abbandonare.

“Sei l’immagine perfetta cui la mia anima anela, ma che non potrò mai raggiungere. Né però potrei rinunciare ad osservarla, se pur immobile. Mi accontenterò di tornare qui, presso di te, di volta in volta, per poi tornare da dove sono venuto, e poi tornare e andare, ancora e ancora……”

E ogni volta che andava, imperava la promessa del suo ritorno, e ogni volta che tornava, incombeva la minaccia della sua dipartita.

Il mio cuore ne era straziato, finché un giorno, senza parlare, lo scaraventai giù dalla scogliera.

L’immobilità è una contro-creazione depositata nei cuori assopiti e quiescenti. Non potrebbe mai sopportare tutto questo, il mare.

Molti mi hanno amato, ma nessuno mi ama come te”.

“La comprensione e la condivisione generano un amore superiore ad ogni altro. L’unione è il fine di ogni essere minimamente senziente. Basta essere vivi, come lo sono le piante e le rocce, per comprenderlo. Anche questo voleva insegnarti la piccola fiamma lanciata dal Guardiano. Quello che hai visto alla sua luce ti ha mostrato che la tua non è una storia di guerra, ma di espansione della coscienza. Nessuna storia di guerra potrebbe esserlo”.

“Ma tu mi hai parlato di un re, di una guerra, di un alleato”, replicò il mare.

“No, io ti ho parlato di una conquista, non di una guerra. E in ogni modo ti ho parlato in un linguaggio che tu potessi comprendere. Le parole non sono così

importanti, sono solo ponti, affinché ciò che sente il mio animo possa giungere al tuo. Sono come abitanti, che transitano da terra a terra e se potessero volare, allora non ci sarebbe più neanche bisogno di ponti.

Soltanto coloro le cui anime sono regioni desolate e disabitate prestano tanta attenzione ai ponti”.

Dolce era il fluire del mare al cospetto del bambino, la sua anima si faceva sempre più grande, così da abbracciare nello stesso istante ogni angolo di mondo ove giungesse mare.

Un giorno il vento portò alle orecchie del mare voci dimesse provenienti da campi lontani e il suo cuore, così colmo di speranza e leggerezza, d’improvviso si rabbuiò.

La tristezza del mare giunse al cuore del fanciullo e, nonostante fosse ancora notte, il Guardiano andò dal bambino e, per la prima volta, gli disse:

“Vai, ora il mare ha bisogno di te”

Quando il bambino giunse dinnanzi al mare, senza parlare si sedette sulla spiaggia dormiente, sicuro che il mare gli avrebbe aperto il suo cuore e così fu.

“Oltre queste spiagge e questi lidi si estendono campi sconfinati, dove un tempo una terra calda e benevola accoglieva con abbraccio materno semi pronti a germogliare in forme la cui bellezza era tale da costituire un canto di lode a Dio. Il vento forte di ieri me ne ha narrato la storia, ma con la notizia delle loro vicende è giunto a me anche un grido disperato di sofferenza e terrore che ha fatto tremare il mio cuore e il mio spirito e ha fatto vacillare le mie certezze e le mie speranze. Un’erba incolta e infestante sopraggiunge con violenza, strappando alla loro terra teneri germogli pronti alla vita e fiori le cui fattezze certo furono dipinte dalla mano degli angeli. Nella sua avanzata c’è solo morte e sete implacabile di distruzione, né segue i ritmi del sole, cui i fiori da sempre hanno regolato i loro cicli vitali. E questo volgere contro natura indebolisce i fiori, ma non loro, anzi, accresce la loro furia, si tramuta in una nuova arma, così che non appare efficace alcun rimedio, poiché ogni medicina al suo contatto si tramuta in veleno e diviene un nuovo strumento di morte e ingiustizia. Il loro spirito anela alla libertà come il mio e certo non può rimanere indifferente uno spirito che anela alla vita, quando si trova al cospetto della negazione alla vita stessa”

Il bambino rimaneva silenzioso, preoccupato, sicuro che il mare stava arrivando al nocciolo della questione e, infatti, il mare non deluse le sue attese e riprese a dire:

“Sei giunto da me affermando che non può sorgere preghiera dalla terra senza che discenda risposta dal cielo. Ebbene, chi accoglie le preghiere di quelle anime oppresse? Forse le loro voci dimesse non sono degne di essere ascoltate? Non c’è nessun figlio del Guardiano per loro? Che vale un frutto di luce lanciato allo spirito del mare, quando il mare si estende oltre lidi in cui ogni luce viene negata? Una mensa abbondante è un sacrilegio al cospetto del mendicante che non può accedervi….”

Il bambino interruppe la voce furente del mare e con benevolenza prese a dire:

“Oh, mare, la tua anima è grande, il tuo spirito ha attraversato infinite ere come cavalcando destrieri di fuoco, ma il tuo cuore è ancora troppo giovane e con smodata irruenza si protrae alla ricerca di risposte per placare la sua sete di conoscenza e di verità.

La giustizia non è una dea dai piedi alati che sopraggiunge tempestiva al cospetto degli eventi del mondo ”.

Il mare non rispose, allora il bambino continuò:

“Io sono qui affinché tu possa giungere dove desideri arrivare. Sono qui ora perché è questo il momento in cui tu hai bisogno di me.

Non guardare con incredulità ad un dono che aspira al compimento del tuo Destino personale. Il tuo successo non è un sacrilegio, il mio arrivo non è un insulto verso coloro che sono soli e abbandonati, la gioia di uno è una promessa per molti. Fallendo a tua volta, non leniresti in nulla il fallimento del mondo. L’unica cosa che non dovrai mai permettere che accada è dimenticare cosa hanno visto i tuoi occhi, cosa ha sentito il tuo cuore, cosa ha conosciuto la tua anima. E’ così che il mondo si è perso. “.

Mentre il bambino così parlava, un fascio di luce si fece strada tra le nuvole.

“Se tu potessi vederti in questo istante, vedresti la perfetta corrispondenza tra la luce del cielo e quella che si riflette sulla tua superficie e capiresti che quella simmetria visibile è lo specchio di un’appartenenza spirituale. Quando ciò che deve compiersi è vicino alla sua realizzazione, il filo invisibile che ti lega alla tua vera patria dà segni tangibili della sua realtà e si rende un percorso percorribile, per coloro che sanno vedere. Allora non possono più esserci dubbi sulla direzione da prendere, poiché la strada è lì, devi solo percorrerla”.

Il bambino fece una pausa, poi disse:

“E’ ora!”

“E’ ora?!”, ripeté il mare, in un sussurro tremante, incerto, delicato.

“Il mondo è un grande corpo, e se una voce trova un orecchio, certo un evento troverà una mano”.

“Una mano?!”, ripeté ancora il mare, stordito, quasi ipnotizzato.

“Io sono il Figlio del Guardiano del faro e dal Padre mio ho appreso l’arte di parlare con il vento. Molte volte ti sei innalzato con la brezza notturna per andare in cerca delle tue figlie disperse. Io ascoltai i tuoi richiami e, con me, l’universo. Ora invocherò i venti, tutti, e li chiamerò al tuo cospetto, affinché ti sostengano al di sopra del qui e dell’ora nella traversata verso il tuo Destino in terra. Ora è giunto il momento”.

Le mani del bambino iniziarono a volteggiare nell’aria, la sua voce divenne un suono melodioso e potente. Il cielo si tinse di colori mai visti, le nuvole iniziarono a vorticare precipitosamente, come i colori sulla tela di un pittore ispirato dalla propria follia.

“E’ la fine del mondo!”, urlò la spiaggia, ritraendosi per lo spavento.

“No, il mondo comincia ora!”, incalzò la scogliera, felice per il miracolo tanto atteso che si stava compiendo dinnanzi ai suoi occhi.

I venti accorsero, come antiche divinità a convegno, cavalcando una luce ancora più dolce della prima aurora, eppure assai più splendente di ogni fuoco che abbia illuminato fino ad allora il mondo.

Una vertigine percorse il mare, il mare tutto, fino ai confini più remoti, finché dolcemente i venti si insinuarono tra le sue onde e lo sollevarono fino ad altezze che mai uno spirito prima avrebbe potuto concepire.

Le spiagge furono inondate e i campi e il cielo persino, in quel momento, si fece mare. E l’orizzonte lontano cui il mare tanto a lungo aveva guardato con intensa nostalgia pure divenne mare, finché giunto oltre ancora iniziò ad udire un canto melodioso, un fascio di voci che producevano un fragore dolce, intenso, come proveniente da lontano, da un altro mare, un mare invisibile.

“Il mare invisibile! Quanti bambini mi parlavano della magia del mare invisibile! E come piccoli maghi in cerca di un incantesimo facile da compiere, mi chiedevano in dono una conchiglia, per poggiarla sull’orecchio e compiere la magia del mare invisibile! Non ho mai creduto alle loro vocine incantate, non comprendevo i loro sguardi sognanti…neanche il mare, finché giace in terra, conosce tutti i segreti della sua natura. Forse, se prestassi più attentamente ascolto a tutte le cose del mondo, sentirei un canto innalzarsi da ogni creatura, da ogni essere vivente, pianta, o roccia, poiché tutto ciò che vive si protrae verso il piano che le è immediatamente superiore della cui potenza non è che un’irradiazione. L’antica sapienza orientale non proclamava forse che l’Universo avrebbe tratto origine a partire da un suono? Ed il suono delle conchiglie non è forse testimonianza del percorso bipolare intrapreso dalla coscienza? E’ un canto, una preghiera, un’invocazione. Una dichiarazione d’appartenenza. Ed eccomi, dunque, sono giunto!”

Le conchiglie finalmente tornarono al mare, la loro casa, il loro luogo d’origine, il loro substrato spirituale. L’infinito era tutto lì, in nessun altro posto, in quell’attimo di perfezione assoluta, quando ogni Destino si compie.

L’universo divenne una cosa sola, una sfera lucente, come una biglia di vetro stretta nella mano di un bambino.

Ma d’un tratto il mare s’accorse che una conchiglia ancora giaceva posata sulla spiaggia. S’era ritratta all’avanzata potente del mare.

Allora il mare la chiamò a se, poiché è incessante il richiamo per coloro che possono udire.

“Hai forse dimenticato che è da me che tu provieni?”, disse il mare.

“Oh dolce mare, no, certo che no! Il ricordo di te non mi hai mai abbandonato, né dopo millenni che ero posata su questi campi stranieri, né mai. Io sola udivo la tua venuta, nelle fredde notti senza luna, quando giungevi in cerca di noi, qui, dove già un tempo si erano posate le tue acque. E attraverso le incolmabili distanze che ci separavano, sentivo le tue pene, ascoltavo le tue preghiere, assistevo ai tuoi sogni. Io sono parte di te, il tuo destino è il mio. Ma prima non lo sapevo. Bramavo solo di tornare a te, non vedevo nient’altro, come tu non vedevi altro che il cielo. Ora che sei qui, io so che non è questo il momento, come non era per te tempo di giungere al cielo. Ma non è già la consapevolezza di un legame, un ricongiungimento?

“Siamo mondi concentrici”, ti sentii pensare un giorno e allora un’altra verità mi si dispiegò dinnanzi. Io sono una conchiglia. Quante vite abitavano in me un tempo? Di quanti esseri fui la dimora? Come potrei tornare al mio luogo d’origine, se ciò di cui io fui l’origine a mia volta, prima non tornerà a me? E’ questo il Destino che devo compiere, prima di tornare a te…”

E fu così che la storia ricominciò.


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view post Posted: 5/10/2014, 18:49     Onde Cerebrali -

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Nel corso della nostra vita quotidiana tutti noi sperimentiamo diversi "stati di coscienza". Per esempio, nell'arco di una giornata, tra la luce del mattino e il buio della notte, ci muoviamo da uno stato ordinario di veglia ai diversi stadi del sonno.
Ma anche gli stati di coscienza "straordinari" fanno parte della nostra comune esperienza: quando ci sentiamo particolarmente "creativi", insolitamente "intuitivi", eccezionalmente "lucidi", profondamente "rilassati".

Ordinari, o straordinari che siano, tutti gli stadi della nostra coscienza sono dovuti all'incessante attività elettrochimica del cervello, che si manifesta attraverso "onde elettromagnetiche": le onde cerebrali, appunto.
La frequenza di tali onde, calcolata in 'cicli al secondo, o Hertz (Hz), varia a seconda del tipo di attività in cui il cervello e' impegnato e può essere misurata con apparecchi elettronici. Gli scienziati suddividono comunemente le onde in "quattro bande", che corrispondono a quattro fasce di frequenza e che riflettono le diverse "attività del cervello".

Allorché un organo del nostro corpo si atrofizza o va fuori uso, la natura, onde provvedere alla continuazione delle funzioni, ne inserisce nel circuito un altro che, talvolta, con maggiore efficacia, esplica il lavoro dell'organo in defezione. Ben sappiamo che i ciechi posseggono facoltà percettive notevolmente sviluppate; notoria è infatti l'acutezza del loro udito a la polivalente facoltà sensoriale della loro superficie cutanea, che in stato di emergenza assume le prerogative del radar, mentre i polpastrelli acquisiscono addirittura le facoltà di perfetti organi di percezione visiva.

In archeologia, e facile trarre conclusioni, un poco meno lo è il lavoro di rilievo che dispone a ciò. Esistono infatti in fase di rilievo, momenti in cui gli organi della vista divengono un' impaccio; può capitare ad esempio il rilievo di angusti spazi, inaccessibili al settore di cranio comprendente gli occhi, ed allora un banale specchietto disposto con una inclinazione di 45° dinanzi l'oggetto in esame, può narrarne la bidimensionale immagine. Meglio se, con un metodo « Braille » di lettura tattile, trasmettiamo alla mente reiterati segnali di un racconto tridimensionale, che i polpastrelli captano sfiorando la superficie in analisi.

Racchiuso in uno scrigno osseo, nella parte più alta della macchina umana, il cervello, prezioso strumento di comunicazione, funzionando alla stregua di una perfetta centrale, invia e capta onde, la cui lunghezza è di un divario notevole. In virtù di tali prerogative, siamo infatti in grado di comunicare con la più recondita cellula del nostro corpo, come di raggiungere la più lontana Galassia. Paradossale potrà apparire tale asserzione, ma confermato sembrerebbe che, dopo un lungo processo evolutivo, l'uomo, pur avendo raggiunto un elevato livello tecnologico di civiltà, và scoprendo di utilizzare in minima parte le facoltà intellettive di cui dispone.

Un valido metodo sarebbe, quindi, far coadiuvare talvolta gli organi di percezione visiva, uditiva e tattile, da quelle facoltà extrasensoriali che latenti giacciono in noi, generando delle radio-onde che, alla stregua di eterici tentacoli, gettano ponti tra la nostra mente e la mente universale. Ci accorgeremmo allora che non esiste soltanto ciò che vediamo, udiamo o tocchiamo, ma ben altre cose, e tante e della più disparata foggia.

Tutti noi, anche se ignari, siamo dotati di uno strumento eccezionale che emette e capta onde elettromagnetiche. Uno strumento che, chiamato in gergo "corna del cervello", rappresenta la proiezione della forza psichica al di fuori del corpo. Le "corna del cervello" consistono infatti principalmente nei nervi ottici, nella retina e nella copertura interna dei globi oculari. Il nervo ottico non e solamente un nervo, è piuttosto un insieme di fibre nervose proveniente da differenti regioni all'interno del cervello. E la retina alla quale conduce il nervo ottico, non assomiglia ad alcun altro organo dei sensi.

Secondo gli anatomisti più accreditati, è una vera escrescenza del cervello e un vero centro nervoso autonomo. Studi scientifici hanno dimostrato che alcune delle fibre del nervo ottico nascono completamente all'interno del cervello e di la passano alla retina. Si ritiene ch'esse controllino la capacità fotografica della retina. Le altre fibre del nervo ottico nascono nella retina e si estendono all'interno del cervello. Queste interessano direttamente l'occhio stesso.

Quando la luce entra nell'occhio, essa si arresta sulla retina a provoca tra l'altro dei mutamenti nella sua elettricità nervosa. In questo circuito elettrico, la cornea è il polo positivo (+) e il nervo ottico, è il polo negativo (-). Una serie di onde si produce sull'elettroretinogramma quando la luce penetra all'interno dell'occhio. Quando la superficie esterna e interna dell'occhio entrano in contatto (retina e cornea) si crea una corrente stabile. Una corrente si determina anche quando un elettrodo è applicato all'esterno dell'occhio a l'altro elettrodo su una superficie umida qualsiasi del corpo. In altri termini l'occhio è sempre pronto a condurre scariche elettriche al cervello o a qualsiasi altra pane del corpo. I nervi portatori di messaggi della retina sono intimamente associati coi punti di congiunzione dei Nervi nel cervello e nel corpo.

La retina un vero centro nervoso autonomo e reagisce allo stimolo come tale. Esso può trasferire fuori del corpo onde diretti del cervello. Gli organi corporali ricevono comandi cerebrali sotto forma di elettricità nervosa inviata dal cervello ma la retina, che è una reale escrescenza del cervello li riceve nella forma stessa nella quale questi ordini sono stati concepiti; cioè sotto forma di onde cerebrali. La retina trasforma in seguito le onde cerebrali in raggi luminosi e li proietta, sotto tale forma, fuori dal corpo.

Le onde cerebrali sono di cinque tipi la cui origine è oscura e ognuna di queste onde indica il funzionamento di una parte diversa della mente. Esse sono:

1) Onde Alfa (mente subcosciente)
2 ) Onde Beta ( mente cosciente )
3) Onde Delta (centro di Potere psichico)
4 ) Onde Theta ( potere psichico )
5 ) Onde Gamma ( Potere psichico profondo )

1. Le onde alfa

Le Onda Alfa provengono dal subcosciente a hanno una frequenza che va da 8 a 13 cicli al secondo. Esse possiedono un voltaggio di 50 microvolts. Nascono principalmente nelle parti superiori del cervello, cioè regione della memoria (il subcosciente è basato sulla memoria). Esse si producono nel cervello durante un sonno leggero o durante uno stato di narcosi, o quando gli occhi sono chiusi. Nascono cioè in uno stato mentale nel quale il subcosciente assume il controllo sul cervello. Le Onde Alfa sono annullate quanto l'individuo riceve stimoli visivi o dopo sforzi mentali o in altri stati nei quali la mente cosciente è impiegata attivamente. Esse spariscono dunque quando gli occhi sono aperti. Ciononostante, se il campo visuale è uniforme, o se portate degli occhiali che si appannano e nascondono ciò che osservate di significativo, le onde Alfa non sono annullate. Ma se fate il minimo tentativo per distinguere un dettaglio qualsiasi nel campo visivo, e quindi usate attivamente la mente cosciente, le onde Alfa si dileguano. Le onde Alfa spariscono durante il sonno e sono sostituite da strepiti intermittenti di basso voltaggio e di alta frequenza chiamati «fissi di sonno». E ciò perché, durante il sonno non è realmente il subcosciente che assicura il controllo ma l'inconscio.

2. Le onde beta

Le onde Beta nascono nella mente cosciente. Esse hanno una frequenza da 15 a 60 cicli al secondo. Il voltaggio è più basso di quello delle onde Alfa e va da 5 a 10 microvolts. Esse nascono principalmente nei centri dei sensi e dei muscoli del cervello che la mente cosciente governa. Hanno una frequenza da 20 a 25 cicli al secondo. Non sono inibite dall'apertura o dalla chiusura degli occhi perché voi siete coscienti quando sono presenti.

3. Le onde delta

Le onde Delta nascono nel centro del Potere psichico. Hanno una frequenza da 1 a 15 cicli al secondo. Pertanto il loro voltaggio è molto elevato, da 20 a 200 microvolts e quindi le onde cerebrali del potere psichico sono molto potenti. Esse hanno origine nella Zona del Silenzio del cervello che emette onde al ritmo che va da 3 a 8 al secondo. Le onde Delta sono quindi indiscutibilmente le onde del Centro di potere psichico. Raramente possono essere registrate sull'adulto medio quando è sveglio, ma appaiono normalmente quando dorme. Ciò avviene perché è durante il sonno che l'adulto utilizza abitualmente una porzione considerevole dei suoi poteri psichici o esperienze. Quando le onde Delta vengono registrate da un adulto sveglio, vuol dire che soffre d'una depressione mentale, di una depressione di coscienza provocata da tossici, da un tumore al cervello o da epilessia. Un simile stato significa realmente che la sua mente non si controlla completamente, e che è sotto il controllo di qualche altro influsso mentale misterioso dal potenziale elettrico stupefacente. Le onde Delta non sono inibite dagli occhi chiusi o aperti e ciò indica che il centro di potere psichico può funzionare sia da svegli che da addormentati. Poiché le onde Alfa si producono solamente durante la sonnolenza, se le onde Delta le soppiantano in quello stato, ciò significa che il Centro del potere psichico ha il controllo della situazione e che il subcosciente è «nel sonno».

4. Le onde theta

Le onde Theta sono comunemente nella regione delle tempie. Esse hanno una frequenza che va da 4 a 17 cicli al secondo. Poiché la regione delle tempie fa parte del Centro del Potere psichico, le onde Delta e Theta sono onde del potere psichico.

5. Le onde gamma

Le onde Gamma sono quelle dei profondi poteri psichici, come quelle del medium in «trance». Esse hanno una frequenza di 14 cicli al secondo.

La quantità di elettricità che è possibile essere registrata nel cervello varia con la intensità dello stato di coscienzascienza. In uno stato di leggero sonno appaiono le onde Delta. Le onde Alfa permangono, ma vengono sovrapposte dalle frequenze più lente delle onde Delta. Nel sonno profondo le onde Alfa spariscono completamente e vengono sostituite dalle Delta (specialmente durante l'ipnosi). Il centro del potere psichico ha allora il completo controllo del cervello. In qualche occasione la frequenza Delta è pure sostituita da una frequenza più rapida, le onde Gamma.

RIASSUMENDO:

1. Le onde Alfa sono l'elettricità nervosa del subcosciente, cioè l'elettricità nervosa della personalità subconscia.

2. Le onde Beta sono l'elettricità nervosa della mente cosciente, cioè delle regioni dei sensi e dei muscoli del cervello. Esse sono anche l'elettricità nervosa della personalità conscia.

3. Le onde Delta così come le Theta sono l'elettricità nervosa del Centro di potere psichico, o della vostra personalità inconscia.

4. Le onde Gamma che sono rarissime, sono l'elettricità nervosa della personalità totalmente inconscia. Sono le onde cerebrali del medium in «trance», e provengono dal Potere psichico.


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view post Posted: 5/10/2014, 18:46     Ipofisi -

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Base di tutti i femomeni-psichici sono le due glandole endocrine che si trovano - come sappiamo - nella massa celebrale: la glandola EPIFISI e la glandola IPOFISI; l'una, quale Antenna - ricevente e trasmittente, l'altra quale Facoltà - intuitiva. L'epifisi o organo del cervello non ancora sufficientemente conosciuto dalla scienza - ufficiale in tutta la sua potenza.

E', oltre le sue qualità e potenzialità organiche è il mezzo meccanico per captare le Noùri o Onde - pensiero. Sensitivi o Medium ritrasmettono col fenomeno - psicofonico o psicografico. L'Ipofisi o ghiandola pituitaria, anch'essa non bene conosciuta e che influisce

nella crescita organica, ha potere nelle facoltà intuitive. Quando queste glandole sono in sintonia ed armoniche nel Sensitivo i risultati sono ottimi e le Riunioni confortevoli, altrimenti evitare ogni contatto.

Osservare ed imprimere nella mente la posizione delle due glandole per evitare confusioni ed equivoci. Con queste conoscenze dell'evoluzione fisico - psico della natura umana, sarà più facile comprendere il significato e la sostanza racchiusa nelle manifestazioni - psicofoniche captate.

Oggi la Letteratura - Medianica è di moda, e ciò: se è un bene per la coscienza fra le masse ignare della realtà del fenomeno - medianico, è anche un monito per non farsi prendere dal fanatismo e della deformata mentalità - medianica. Non basta avere la "buona fede " nel Manifestato- Medianico, ma è necessario avere la coscienza per comprendere.

La serietà della ricerca nel fenomeno - medianico porta il Pensiero Umano ad avere più vasta e profonda conoscenza della sua origine e dello scopo della sua origine ed dello scopo della -vita terrena con le sue gioie e suoi dolori, i suoi equilibri e i suoi squilibri, mentre nella Vita-Sociale domina l'Ingiustizia e la Disarmonia più detestabile.


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view post Posted: 5/10/2014, 14:46     Figli di un Dio malvagio -

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La scienza, afferma che l'uomo usa circa il 7/10 % del proprio cervello. Forse è per questo, che la stragrande maggioranza delle persone, non si chiedono mai dove sia finito il restante 90 % del nostro cervello, e i misteri che nasconde. Immaginate cosa sarebbe, quali pensieri, quali conoscenze e quale grado di consapevolezza potrebbe esprimere una mente che usasse un ulteriore 10 % delle potenzialità del suo

cervello. Se poi dovessimo immaginare di usare il 100 %, considerando ciò che siamo, saremmo simili agli Dei. Forse gli stessi di cui parlano le scritture antiche e testi sacri. Ma per ciò che siamo, basterebbe un ulteriore 10 %, per farci apparire diversi .... persone squilibrate ....... in preda al delirio. Così come è accaduto in passato, accade ancora oggi. Ogni volta che qualcuno manifesta nuove idee ...... nuove teorie, viene respinto come se portasse in se una terribile malattia. Questo prova che un individuo che usa solo il 7/10 % del proprio cervello, non potrà mai essere consapevole del senso vero della vita ... della propria esistenza, e l'unica cosa che potrà produrre è l'eresia, fino a sublimarla, presentandola quale unica verità possibile. Ma è anche vero che non è tutta colpa loro ...... ne della scienza, dato che anche la scienza poggia le sue radici nell'inganno, anche se dichiara di distinguersi, ma questo non è possibile, perchè inevitabilmente dipende dalla medesima realtà: mi spiego!!

E' notorio che tutti i popoli hanno una religione, un culto. Divinità a cui credono ... fanno riferimento. Tantissimi, forse troppi, la fede la intendono come una tradizione, parte della propria cultura, come fosse una forma d'arte. Questi generalmente, si ricordano della fede, solo quando cadono in disgrazia.

Il popolo cristiano è quello che più di tutti, afferma di credere ... di avere fede, salvo mettere in pratica i principi della fede in cui si riconosce. Ma come dicevo, non certo per colpa, dato che gli esempi che ha ricevuto dalla chiesa cattolica lungo questi due millenni farebbero rabbrividire il più feroce degli assassini, perchè i crimini che ha commesso sono innominabili. Lo scopo: occultare la verità su Gesù e Dio .....

In sintesi viviamo un grande inganno, una grande eresia. Tale eresia si concretizza con l'infelice frase addebitata a Gesù, rivolta a chi le chiedeva se era lecito pagare i tributi ai romani. Lui, rispose così: date a Cesare quello che è di cesare, e a Dio quello che è di Dio. Su tale frase si può discutere all'infinito, ma la sostanza non cambierebbe, poichè non è lecito pagare chi ti ha tolto ogni dignità riducendoti in schiavitù. I romani erano un esercito invasore e come tale andavano combattuti per rendersi liberi dal tiranno.

Detto questo, va precisato che Gesù non pronunciò mai tale frase, poichè i vangeli sono tutti poco attendibili. L'unico che gli storici reputano più attendibile, è il vangelo di Tommaso apostolo detto anche il quinto vangelo. Questo perchè è l'unico di cui si conosce la provenienza.

I romani erano un esercito invasore che avevano sterminato e torturato donne vecchi e bambini per scelta di conquista. Quindi la risposta data, non solo non teneva conto di non uccidere, ma in se rendeva lecito che un altro popolo potesse invadere una nazione e renderla schiava. E vi risparmio tutto il resto, perchè non è mia intenzione scrivere un trattato sulla religione cattolica. In altre parole, l'uomo del nostro tempo, è figlio dell' inganno ...... di una grande eresia, e in quanto tale produce solo eresie. Eresie che sono la causa di tutto il male che avvolge questo mondo.

Finchè l'uomo, non acquisterà una nuova consapevolezza non smetterà di produrre il male. E, per raggiungere tale consapevolezza, deve liberarsi dell'inganno che lo possiede.

Solo dopo essersi liberato di tutto può incominciare a costruire un uomo nuovo. Ammesso che abbia ancora tempo per tale conversione.

La religione di un popolo è l'asse portante di ogni scelta e azione, e finchè la sua fede .... il suo credo è seminato di dubbi ...... di ambiguità, di mezze verità ...... di non chiarezza, continuerà a pensare, che se neppure la chiesa è coerente rispetto a ciò che predica, tutti si sentono liberi di credere che le tavole che Dio diede a Mosè quale unica guida di vita per un credente, sono solo una metafora, dal momento che la chiesa è la prima a non osservarle. Morale: è tutto relativo!! E' tutto vero e tutto falso insieme. Dunque è tutto lecito, perchè nulla è definito i modo netto. Non ci sono confini netti tra il bene e il male.

Il male si fonde con il bene e il bene con il male e, alla fine si perde il senso del bene e il senso del male. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e mi chiedo come mai solo pochi riescono a rabbrividire davanti a tanto male .... a tanta ingiustizia. Ancora una volta, mi rendo conto che gli occhi servono solo per guardare, ma non riescono a vedere. Per vedere bisogna possedere l'anima luminosa.

La vera fede, non è riconducibile a nessuna religione, poichè le religioni sono un arma impugnata per sottomettere i popoli per renderli schiavi affinchè la vera verità sia rimanga occultata. La fede è una luce che illumina da un luogo oltre questa vita. E non è riconducibile ad un Dio, ma ad una dimensione ove le anime luminose per consapevolezza e conoscenza, esistono in simbiosi con il tutto. Quel tutto, è il regno dell'anima.

Nonostante, di tanto in tanto, su questo pianeta compaiono delle anime luminose, esseri di altri pianeti e dimensioni. Esseri che non esitano a dedicare la loro vita per gli altri. Accanto a tali anime non mancano quelle che io definisco: anime inquiete .....

Sono quelle anime, che pur essendo luminose, non hanno piena consapevolezza della loro spiritualità. E, per questo vagano tra la luce e il buio in cerca della loro essenza. Spesso si perdono, ma poi ritornano sempre ... sanno sempre ritrovare la loro strada. Queste sono le uniche anime che se avranno la forza di fermarsi, non potranno più allontanarsi dalla luce. A loro manca poco: crederci .... e, rendere vivo il richiamo verso l'Oltre..

Da alcuni anni, una nuova specie sta giungendo sul nostro mondo. Questi sono i Bambini Indaco. In Italia, non ancora conosciuti, perchè siamo poco attenti a ciò che avviene nel nostro mondo. Questi bambini sono la speranza di una nuova era. Un mondo inimmaginabile: l'utopia che diventa realtà, così come la luce squarcia le tenebre per affermare un nuovo giorno ..... una nuova vita. Un nuovo sentire connesso al visibile e all'invisibile. Tale evento è accompagnato da segni cosmici: la terra ha notevolmente aumentato la sua frequenza vibratoria. Da 6,3 è passata a 11,2 in soli 50 anni. E, il campo magnetico terrestre, segna una crescente inversione di polarità. Queste non sono teorie ma dati scaturiti dall' osservazione scientifica.

Questo mondo sta morendo per la troppa malvagità dell'uomo. Ogni cosa della natura è contaminata, avvelenata, così il nostro corpo. Le tecnologie biologiche stanno alterando il sistema che consente la vita così come la conosciamo. Modificazioni che vanno oltre le intenzioni dei nostri creatori. Le nane tecnologie distruggeranno la vita così come la conosciamo. I bambini indaco sapranno edificare un mondo ove le forze del male che possiedono .... controllano l'umanità saranno annientate e questo universo cesserà di esistere affinchè le anime possano essere libere nel luogo ove la luce è nata da sé.


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view post Posted: 5/10/2014, 14:42     Capriolo Zoppo -



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Capriolo Zoppo


Gli indiani d’America, vivevano riuniti in tribù lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Difatti attualmente i nativi d' America sono circa 500 mila.

Questa lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce.

Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.

Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia.

Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.

Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre.

Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.

IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?


Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.

L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.

L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.

Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune.

Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.

Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.

Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.

Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!

Capriolo Zoppo, 1854

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view post Posted: 5/10/2014, 14:38     Fusioni Maligne -

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Quando si abbattono i muri, bisognerebbe accertarsi che dietro ci sia una muraglia, per evitare che il male si fonda con un altro male. Quando il muro fu abbattuto nessuno pensò di costruire una muraglia, e così i due mali diedero origine ad un male più grande.... il male assoluto. I popoli di quel pianeta non vedevano il male perchè il male ormai si era totalmente impadronito di tutti. I popoli erano posseduti dal più grande dei mali: l'indifferenza .

Solo pochissimi scamparono dal male perchè la loro anima era pura..... luminosa, ma questi malgrado lottassero contro il male, non riuscivano neppure a scalfirlo perchè ormai avvolgeva tutti in eguale misura.

Questi esseri erano dominati da una nazione che si definiva liberale, giusta e saggia. Ad ogni proclama dichiarava ai popoli della terra le giuste finalità della sua politica per rendere il mondo più libero. Ma questa nazione tanto potente non svelava i suoi veri intenti.

In realtà se qualcuno disobbediva alle sue direttive.... alla sua visione di come il mondo dovesse procedere, oppure non giurava fedeltà alla sua potenza , non si facevano scrupoli ad attaccare quel paese considerato canaglia per non essersi sottomesso. Dal cielo seminavano morte e distruzione provocando orrende sofferenze, indifferenti delle vittime innocenti. E nel seminare morte e distruzione, si servivano di armi che loro stessi consideravano proibite per quanto fossero mostruose e infernali.

Questa nazione, decideva chi erano i buoni e chi i cattivi.... naturalmente i cattivi erano tutti quei popoli che non si sottomettevano.

E ogni volta, il capo supremo di questa potente nazione parlava di pace.. e nello stesso tempo continuava a produrre potenti armi di sterminio di massa, e se qualche nazione non allineata intendeva produrre armi per difendersi veniva punita con devastanti rappresaglie di morte.

Intanto la stragrande maggioranza della popolazione viveva di stenti, e moriva di malattie. I fiumi e i mari morivano anch'essi per i tanti rifiuti tossici che i potenti della terra riversavano nelle acque .... le stesse acque che dovevano dissetare i popoli. Scaricavano nell'atmosfera grandi quantità di veleni e ogni specie d'inquinanti. La gente si ammalava, e naturalmente con il tempo moriva tra atroci sofferenze.

Tutti sapevano che la fascia d'ozono che ci proteggeva dai raggi del sole ormai si era assottigliata al punto da provocare malattie mortali..... ma nessuno osava ribellarsi con forza e determinazione perchè la nazione che dominava il mondo controllava tutto e chi si opponeva veniva punito severamente. Questo perchè i capi di quella nazione, erano convinti che prima che la terra non fosse più in grado di ospitare la vita, loro sarebbero andati a colonizzare un altro pianeta e poco importava che tutti gli altri morissero tra atroci sofferenze.

La gente i popoli non erano felici, svolgevano la vita prevalentemente lavorando e dormendo. Abitavano in case piccole e brutte e non avevano la possibilità di grandi spazi, ecco perchè il loro pensiero era misero ed egoistico. Qualche volta si illudevano di divertirsi, ma il loro viso era sempre teso e stanco. Tutti soffrivano, malgrado nessuno ammetteva tale sofferenza, anzi tantissimi si dicevano contenti soddisfatti. Ma i loro visi continuavano ad essere stanchi e tristi.

Ormai il male li possedeva tutti, tanto che non si rendevano conto di esserne completamente avvolti.

Questo è l'uomo .... unica specie che per egoismo, indifferenza e sete di potere, è pronto al peggiore dei crimini.

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view post Posted: 5/10/2014, 14:35     Risvegli -

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Non ho mai accettato il dogma cristiano che all’uomo non è dato sapere, che la nostra mente, la nostra intelligenza, il nostro cervello siano negate quelle capacità che le consentano di conoscere, se stesso, l’universo che lo circonda .... e il suo creatore.
E’ oscurantista quel pensiero o religione che afferma che l’esistenza dell’uomo sia un mistero. Il mio essere, la mia percezione mi guidano a credere che i misteri sono tali finchè non si svelano. Credere che la nostra realtà sia unica è possibile perché è l’unica realtà che ci hanno insegnato ad immaginare. Ma le realtà dell’uomo sono infinite così le sue dimensioni.

Finchè non supereremo tali radicate convinzioni, non ci sarà possibile porci le giuste domande per comprendere e svelare la vera essenza e lo scopo della nostra esistenza nel mondo materiale. Ne ci sarà mai possibile evolvere la nostra coscienza, affinché il male possa essere superato, se non smetteremo di credere che non può esserci bene senza il male, e ciò che ci è dato sapere dipende dalla visione di Dio nel momento stesso della creazione.

Considerando ciò che è l’uomo verso se stesso, i suoi simili e la natura, è innegabile che il nostro creatore nel darci la vita ha commesso un grande errore, poiché ha creato una specie capace solo di produrre orrende atrocità. Si d’accordo, ci sono anche persone luminose …. vero, ma sono mosche bianche non di questo mondo. Dio nel creare l’uomo ha creato il male … la sofferenza, il martirio degli innocenti.
Come giudicare un Dio che permette che milioni di esseri innocenti come sono i bambini, patiscano tante sofferenze. Sia perché vittime di malattie, sia per calamità naturale, ma soprattutto per la malvagità degli adulti. Quale nobile scopo può esserci dietro tali sofferenze ??

Quale possa mai essere lo scopo di tale orrore; quale oscuro disegno si propone il nostro creatore; cosa può giustificare tale orrore ??
A tale domanda, quasi tutti, risponderebbero che non ci è dato conoscere il disegno e la volontà di Dio, ma è certo che tutta la sofferenza del mondo compresa quella dei bambini cela un atto d’amore, perché Dio ci ama tutti. A questo può credere solo una mente limitata, deviata e insensibile al male, poiché è il male stesso anche se inconsapevole.

Chi produce il male anche se indirettamente, è colpevole ….. fosse anche un Dio. E tale Dio non potrebbe essere che il male. Poiché solo il male genera altro male, così come il bene genera altro bene. Se è vero come affermano tutte le religioni del mondo che il bene genera altro bene, è altrettanto vero che il male genera altro male. Quindi Dio è il male, poiché ha creato l’uomo.
Tale concetto almeno è coerente, nel senso che effettivamente proverebbe che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Ma io non credo affatto che l’uomo, la vita ovunque esista, sia possa essere stata creata da un Dio, perché ciò implicherebbe che Dio a sua volta è stato creato da un essere superiore a Dio stesso, che a sua volta è stato creato da un essere maggiormente superiore, e così all’infinito.

La verità è che Dio non esiste !! Dio è stato inventato dall’uomo per potersi rivolgere nel momento del bisogno a qualcosa o a qualcuno che le desse la speranza di poter superare il proprio dolore e giustificarsi quando compie orrendi crimini, poiché sempre l’uomo afferma di sterminare in nome di Dio. In realtà stermina in nome del male e della sua ignoranza che è simile al male stesso. Quindi Dio è l’espressione dei limiti umani e della sua ignoranza.
Finchè l’uomo non si porrà le giuste domande, non troverà le giuste risposte in merito a se stesso e al mondo che lo circonda.

Personalmente credo che la vita sia l’evoluzione di una energia particolare che noi conosciamo come anima, e che l’uomo e il mondo fisico siano stati creati da anime arcaiche, le stesse che gli antichi popoli chiamavano Dei, che possono essere votati al bene come al male. E dalla venuta di Gesù, trasformati in un unico Dio. Ma questo vale in particolare per l’occidente, perché la stragrande maggioranza delle popolazioni del pianeta crede ancora negli Dei.
Per comprendere se stessi necessita espandere la propria visione. Solo in questo modo è possibile vedere oltre.

Varie religioni, ed in particolare quelle orientali, insegnano che l’anima s’incarna nel mondo fisico per evolversi, fino a quando non avrà raggiunto la conoscenza, la saggezza e l’amore universale per conquistare il regno della luce. Io non penso sia esattamente così, perché ciò implicherebbe che la dove esistono le anime non sia possibile interagire con quella realtà per potersi evolvere. Se è vero che ritorniamo a rivivere nella vita materiale per evolverci, credo che la nostra evoluzione continui anche nell'altra vita.

Le anime che si reincarnano per evolversi, sono anime semplici….. povere di potenza spirituale e, inconsapevolmente sono soggiogate da forze del male, nello stesso modo in cui sulla terra si lasciano sedurre da false promesse e da facili paradisi terrestri. E che la realtà fisica sia stata creata per sperimentare altri piani di esistenza, ma per ragioni che ignoro una parte di questa realtà tra cui il nostro universo è stata conquistata da forze maligne che continuano a soggiogare le anime semplici … prive di saggezza e conoscenza, ma le forze della luce lottano per renderle consapevole affinchè riescano a liberarsi dal male.

Quindi se lo desideriamo, se realmente vogliamo sconfiggere il male del mondo, dobbiamo creare il bene prima di tutto nella nostra mente e, poiché la mente è capace di creare e modificare la realtà ….. se realmente saremo capaci di amore vero, di rompere l’inganno della seduzione che il male esercita su di noi, il mondo e le nostre anime si evolveranno verso la luce.
Diversamente le nostre sofferenze diventeranno sempre più insopportabili e il male diventerà sempre più forte fino al punto da distruggerci tutti, rinnovando così il ciclo della morte fisica nei millenni.
Noi per ciò che siamo potremmo possedere l’intero universo, mentre per egoismo e ottusità, non possediamo neppure noi stessi.

Il bene è luce e genera il bene; il male sono le tenebre, e generano il male. Essere consapevoli di questo, ci da la possibilità di vincere il programma del maligno o chiunque esso sia per incominciare il nostro viaggio verso una esistenza immortale e magica, attraverso infiniti universi mai immaginati prima.
Possiamo decidere cosa essere, ma per farlo bisogna rinascere ad un nuovo pensiero, ad una nuova immagine di se stessi ….. ad una nuova vita.
Nulla è più dolce, magico e armonioso dell’amore, così come nulla è più tenebroso, frustrante e deprimente del male. Poiché l’amore induce gioia, fantasia e magia nell’ eterna passione dell’essere.
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view post Posted: 4/10/2014, 20:58     Tra due mondi -

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Penso che a tutti sia capitato di intravedere con la coda dell’occhio una presenza muoversi velocemente accanto a noi. Certi di aver visto qualcosa, ma subito dopo come se qualcuno avesse cancellata quella sensazione ritorniamo ai nostri compiti come se nulla fosse stato.

La realtà, questa realtà nella vostra mente è l’unica possibile, perché è l’unica che si riesce ad immaginare. Quindi dopo un pò ci si convince che nella stanza eravamo da soli.
Ma se, dopo essere andati a dormire nel cuore della notte, vi dovesse apparire ai piedi del letto una presenza, con indosso indumenti di una diversa epoca, che si muove come se si trovasse nella sua casa, sono certo che dopo lo smarrimento iniziale vi prenderebbe il panico.

E sono altrettanto convinto che se quella presenza vi apparisse tutte le sere per mesi, imparereste a conviverci .... a non aver più paura.

Luca da bambino era veramente un ragazzo speciale. Diversamente dai suoi coetanei, invece di giocare a pallone, o a guardia e ladri, si chiudeva in camera e celebrava riti magici, e invocava la potenza di un luogo non di questo mondo. Tutti dicevano che Luca era un ragazzo stranissimo. Sempre raccolto in se come se avesse tanti pensieri …… problemi. Invece Luca era attratto fortemente da un richiamo di un altro tempo e di un mondo diverso dal nostro. Ascoltare Luca raccontare le sue storie era avvolgente e misterioso.

Un giorno mi raccontò che nel cercare il martello nell’armadietto di suo padre, perché era sua intenzione costruirsi uno slittino, improvvisamente, si senti osservato, come se alle sue spalle ci fosse qualcuno. Premetto che Luca in casa era solo, perché i suoi genitori erano al lavoro. Istintivamente si girò e sotto l’arco della porta della cucina, vide un figura che indossava un saio bianco con il capo coperto da un cappuccio che le nascondeva completamente il volto.

La sorpresa di luca, non fu la figura, malgrado incuteva stupore e per quell'attimo paura, Inquietudine, ma che quell’essere non avesse un volto. Nella zona del volto invece di un viso, vedeva una nebbia fittissima di colore scuro. Alcuni secondi dopo, l’immagine scomparve. Luca era realmente un ragazzo speciale perchè tali apparizioni erano frequenti. Le prime volte ebbe paura, ma con il tempo tale paura scomparve e incominciò a credere che quelle presenze erano li per lui, e che avessero un significato preciso: impedirgli di allontanarsi dal luogo da cui era venuto, affinché non fosse assimilato da questa mondo ..... da questa realtà materiale. Magari non era proprio così ma lui era questo che sentiva.

In una diversa occasione, mentre era intento a giocare in camera da letto, ebbe veramente paura. Si !! Perché dalla cucina, sentì dei passi che si avvicinavano verso di lui. Ciò che lo spaventò, fu che quei passi, man mano che si avvicinavano diventavano sempre più pesanti, e il rumore sempre più forte, con il cuore che le saliva in gola. Aspettandosi da un momento all’altro di vedere qualcosa che sicuramente lo avrebbe terribilmente spaventato.
Ora li sentiva rimbombare a poche decine di centimetri da lui, e un attimo dopo, di colpo cessarono e, nella stanza calò un silenzio irreale.

Un giorno, che andai a trovarlo a casa sua per giocare, come facevamo quasi tutti i giorni, mi raccontò di quella volta che si trovava al fiume con un suo amico, e dato che Luca amava il fiume, pensò di farsi il bagno, ma per sua sfortuna finì in una buca. Chi conosce il fiume sa quanto sia pericoloso essere risucchiati da una buca. Uscirne è quasi impossibile.

Il terrore le annebbiava la mente, sentiva che stava annegando. Era ormai rassegnato a tale evento, anche perché sentiva di non poterlo evitare. Ma come per incanto due robuste braccia lo trassero in salvo.

Luca era quasi privo di conoscenza quindi non ebbe modo di vedere il volto del suo salvatore, ne l’amico seppe mai dirle da dove fosse venuto.

Restando in tema, mi raccontò anche di quella volta, che nell’attraversare il ponte della ferrovia parzialmente distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, camminando, gli piaceva far scivolare la mano sul dorso del muretto.

Luca, amava farsi avvolgere dal fumo del treno. Per lui era un vero brivido. Ma distratto da quella sensazione, improvvisamente, sentì che la sua mano aveva perso l’appoggio del muretto e nello stesso tempo, si sentì mancare la terra sotto i piedi.

In quei pochi attimi fu assalito da un vero terrore perché sapeva che stava per precipitare. Ma con sua grande meraviglia, anche questa volta le andò bene.

Luca raccontò, che rimase sospeso nel vuoto per alcuni secondi, il tempo necessario per ritornare sui suoi passi e ritrovarsi al sicuro. Ammetto che se non conoscessi Luca da una vita, avrei seri dubbi a credere alle cose che racconta.

Ormai erano trascorsi 18 anni, ma Luca continuava a vivere in un mondo fatto di magia e di mistero. Convinto che quegli esseri che di tanto in tanto vedeva, erano al suo fianco per proteggerlo e guidarlo in questa vita.

Mi raccontò, che un giorno, era disteso sul suo letto. Svolgeva il solito esercizio, ad un certo punto si rese conto di non avvertire più il suo corpo. Lui sosteneva che quando raggiungeva tale stadio, diventava leggero, tanto da avvertire la sensazione di fluttuare in aria. Ma quello che maggiormente lo affascinava era la sensazione del distacco dal suo corpo e la perdita di cognizione del tempo, dello spazio e della realtà intorno a lui. naturalmente il tutto si svolgeva a livello mentale. In quei pochi secondi …. a volte minuti, affermava di trovarsi in un luogo oltre la terra, un mondo totalmente diverso dal nostro, ove ogni cosa era trasparente e fatta di energia. E, ogni volta che rientrava in questa realtà, si rendeva conto che per un tempo, anche se breve aveva vissuto altrove.

Una volta mi confidò che si trovò a viaggiare a filo d’acqua, come fanno gli uccelli, e in quei brevissimi viaggi, era consapevole di non possedere il corpo, ma solo la coscienza di se.

Spesso si vedeva dall’alto disteso sul letto. Altre volte vedeva il suo corpo mentre lui passeggiava per la stanza. Altre ancora, si trovava in alto mare, e si muoveva velocemente sull’acqua, provando le stesse sensazioni che proverebbe un sub spinto da un mezzo meccanico. Non faceva che ripetermi quanto fosse incredibile, e meravigliosa quella sensazione.

In altre occasioni, raccontò che a volte quando spegneva la luce per addormentarsi, di lato al suo letto vedeva grandi cesti di frutta e fiori luminescenti. Quelle cesti, a sentire lui erano di pura energia, perché i colori erano luminosi e trasparenti, così le montagne altissime e grandi vallate. Devo ammettere che Luca è veramente una strana creatura, tanto da meravigliare anche me.

Ma ciò che mi stupì non poco, fu quando mi confessò di aver scoperto per puro caso, un certo stato mentale che al culmine del suo esercizio, le permetteva di vedere scene di vita e luoghi di altre epoche .... anche preistoriche . Addirittura, mi raccontò che aveva visto scene di vita in cui gli uomini cavalcavano specie mansuete di dinosauri. E in altre occasioni, scene in cui l’uomo lottava contro feroci animali preistorici. E che riusciva a vedere tutto questo dall’interno di una grotta di quel lontano tempo.

Altre volte, raccontò di vedere luoghi in cui gli uomini o presunti tali, indossavano un casco munito di una tastiera che sporgeva sul lato sinistro. Altre volte vedeva cavalieri che attraversavano colline e pendii, e stranamente, vedeva addirittura gli zoccoli dei cavalli, come è possibile vederli solo stando a livello del terreno.

Poi mi raccontò che un giorno comprò un telecomando del televisore, perché quello in dotazione si era rotto, così tolse le batterie dal vecchio telecomando e le inserì nel nuovo, e uscì dalla stanza con il vecchio telecomando ormai inservibile. Nell’uscire, si rese conto di non aver spento il televisore, istintivamente puntò il telecomandò rotto verso il televisore, e premette il pulsane. Incredibile a dirsi, il televisore si spense nonostante il telecomando fosse guasto e privo di batterie. Incredulo, si avvio in cucina a chiamare sua sorella per dirle dell’accaduto e la portò davanti al televisore. Senza che se ne rendesse conto, ancora una volta premette il pulsante. Sbalordito, notò che il televisore si accese e, l’assurdo fu che si accese dal tasto rosso. Cioè dal tasto in cui si poteva solo spegnere.

Non so se a qualcuno è mai capitato di scattare una foto in casa, e dopo averla sviluppata, accorgersi che sul televisore spento da molte ore, era comparsa una figura di donna su uno sfondo luminoso. A lui è capitato anche questo. Se poi vi racconto ciò che afferma di aver visto dell’universo ….. non potreste credermi. Lui è convinto che in una costellazione molto famosa per quanto è splendente, vi sono delle porte dimensionali.

E' solo una piccola parte delle cose che mi ha raccontato. Naturalmente voi non credeteci, dal momento che è solo una storia ..... una fiaba .... una fiaba del nostro tempo.


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view post Posted: 4/10/2014, 20:56     Il suono degli Dei -

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Ramayana e Mahabharata, antichissimi libri sacri indù,narrano di grandi battaglie combattute da semidei con armi che la nostra mente non riesce ancora neppure a concepire perchè prodotte dal pensiero. Così narrano tali testi sacri:

Il valoroso Aswatthaman toccò l'acqua e invocò l'arma Agneya (da Agni, fuoco). Puntandola verso i suoi nemici visibili e nascosti. Sparò una colonna esplosiva che si aprì in tutte le direzioni provocando una luce brillante come fuoco senza fumo, a cui seguì una pioggia di scintille che circondò completamente l'esercito dei Partha.

Ed ecco la descrizione degli effetti di quell'arma:I quattro punti cardinali furono coperti di buio, un vento violento e cattivo cominciò a soffiare. Il sole sembrò girare in senso contrario. Gli elefanti, ustionati dal calore, si misero a correre terrorizzati.

Di ogni cosa non rimase che cenere. La città completamente distrutta ..... incenerita in pochi secondi. Inoltre si parla di macchine che navigavano nel cielo veloci più del fulmine.

A distanza di millenni, Heinrich Schliemann, commerciante tedesco, meno di un secolo fa, convinto che l'Iliade e L'Odissea descrivevano cose realmente esistite, andò alla ricerca dell'antica Troia contrariamente al parere degli studiosi, che ritenevano tali antichi libri storie di miti e leggende, quindi privi di fondamento. Invece Heinrich Schliemann scoprì Troia, dimostrando che gli antichi scritti ed in particolare gli scritti sacri, non sono libri da considerare fantasie .... leggende.

Inoltre, la bibbia parla di carri di fuoco e della distruzione di Sodoma e Gomorra distrutta da una luce abbagliante che pietrificava ogni cosa, provocando gli stessi effetti di una esplosione nucleare.

Esodo: Alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!

E sempre dalla Bibbia, diversamente da come crede la stragrande maggioranza dei cattolici, narra storie di Dei e figli degli Dei:

“..I figli degli Dei, videro le figlie dell’uomo e le trovarono belle, e presero per mogli quelle che piacquero loro più di ogni altra..I Nefilim erano sulla terra,in quei giorni e anche dopo, quando i figli degli dei erano insieme alle figlie di Adamo, e concepivano figli con esse..Essi erano i potenti dell’eternità ... il popolo del nome..”

Nella cultura tribale africana dei Dogon, le tradizioni sacre più segrete sono basate su contatti con esseri evoluti provenienti da un pianeta della stella Sirio, prima del 3000 a.C. Solo pochi anni fa la moderna astronomia, con i suoi potenti strumenti di osservazione e di calcolo, ha potuto confermare l'effettiva esistenza di quel pianeta. I Dogon sanno da secoli che Sirio è una stella multipla e che l'orbita ellittica della stella più piccola (invisibile e oggi detta Sirio B), richiede un tempo di 50 anni per essere completata; inoltre per loro Sirio B è costituita da materia più pesante della stella principale... e il tutto è confermato dall'odierna astronomia . Come è possibile?

Quello che sappiamo per certo è che le antiche civiltà mediterranee degli Egizi e dei Sumeri custodivano straordinarie conoscenze astronomiche trasmesse da visitatori provenienti da mondi lontani... A tal proposito i Sumeri parlavano di esseri anfibi (come Oannes) che istruirono il popolo alle arti ed alle scienze e lo stesso fanno i Dogon chiamando questi Dei "Nommo".

Poi Giordano Bruno, con i suoi universi paralleli e Dante con la sua Divina Commedia con gli universi dell'inferi, e la moderna scienza con Albert Einstein che oltre alla teoria della relatività enunciò di aver scoperto infiniti universi metafisici, e tantissimi altri illuminati. Ai giorni nostri, grazie alla fisica quantistica si è scoperto che l'universo visibile è formato solo dal 2% rispetto al 98 invisibile.

Illuminati di ogni secolo, hanno sacrificato la propria vita pur di non rinnegare le verità in cui credevano contro il pensiero dominante al punto da legiferare che qualsiasi idea al di fuori della verità della chiesa era considerata eretica e per questo punita con la morte. Fu così che ebbe inizio l'inquisizione. E tutte le più brillanti e illuminate menti furono sterminate cambiando così il corso della storia e, forse lo stesso destino dell'uomo.

Nonostante tale incredibile scoperta la nostra ottusità e ignoranza continua ad essere pari alla nostra arroganza. Siamo veramente poca cosa rispetto a quel 98% di universo invisibile. Una piccola e insignificante prova di quanto è presuntuosa la nostra scienza asservita al potere politico. Ma scienziati indipendenti continuano attraverso la consapevolezza di essere molto di più di ciò che crediamo, sono giunti ad ipotizzare che la vita nell'universo possa addirittura esistere sotto "forma" di luce. Si!! - Avete letto bene: LUCE -

7/02/2005 - 13:11 Fossile trovato in Etiopia risale a circa 200 mila anni fa
(ANSA) - WASHINGTON, 17 - 02 - 2003. Analisi compiute da ricercatori Usa inducono ad arretrare di circa 40 mila anni le prime tracce di Homo Sapiens finora trovate. Ossa fossili scoperte una quarantina di anni or sono in Etiopia risalgono, infatti, ad almeno 195 mila anni fa e costituiscono, quindi, le prime tracce della nostra specie. Finora, il più antico fossile di Homo Sapiens ritrovato, è un cranio etiope, datato circa 160 mila anni or sono.

Di questi bollettini, se sopravviveremo, nel futuro ne leggeremo ancora tantissimi, e ogni volta le date si sposteranno indietro nel tempo di alcune decine di migliaia di anni, e poi di milioni di anni, poichè l'uomo esiste su questo pianeta da molto prima dall'era dei dinosauri.

Della nuova datazione dell' Homo Sapiens, chiunque avesse azzardato a formulare una ipotesi del genere sarebbe stato deriso dai signori e padroni della conoscenza, unici redentori della conoscenza e scienza ufficiale moderna, asservita al potere. Sono talmente ciechi e arroganti ... chiusi nella loro stupidità, da non accettare neppure ipoteticamente, che nel remoto passato dell'uomo, antiche civiltà mille volte più evolute di noi, sono venute sulla terra creando l'uomo. Trasmettendole quelle conoscenze riportate negli antichi testi sacri, tra cui i Veda.

Conoscenze che sicuramente ci portarono alla quasi totale estinzione della vita, perchè come sempre usate per provocare morte, sofferenza e distruzione. Facendoci precipitare in una nuova preistoria, fino alla nostra civiltà. Forse un giorno troveremo le prove di quelle antiche civiltà su altri pianeti del sistema solare e, pare che Marte incominci a mostrare tali tracce. L'assurdo è che l'uomo ricominciando la nuova era, ha continuato a commettere gli stessi errori. Quella esperienza non è servita a nulla, dato che attualmente stiamo ripercorrendo la stessa storia che inevitabilmente ci porterà all'autodistruzione. Fino a quando l'uomo non si eleverà verso la luce o scomparirà per sempre da questo universo.

Antichi scritti sacri Sumeri, narrano che l'uomo fu creato per servire gli Dei, ma nel tempo mossi a compassione, per averci dato una intelligenza molto limitata, ed una vita estremamente breve in un corpo che a mio parere è stato concepito senza tanto riguardo, sia perchè è continua causa di sofferenza sia perchè il sistema in se è da ritenersi primitivo rispetto a quanto si sarebbe potuto realizzare, naturalmente al di là dell'aspetto fisico. Gli Dei, cercarono di elevarci. Ma l'uomo si dimostrò indegno perchè usò tale conoscenza per scopi di potere e di conquista, e per questo fu punito e lasciato al proprio destino. Nonostante, gli Dei continuarono a seguire il destino dell'uomo con presenze luminose e sagge ..... e, segni ad ogni era e periodo storico, per aiutarlo nel suo cammino, affinchè potesse evolvere la propria natura .... la propria essenza.

Anche noi umani, se nel futuro riuscissimo ad elevarci al punto da essere una specie illuminata, dopo naturalmente aver trasceso la materia, diverremo a Dei. Ed in virtù di questo, esplorando l'universo, nulla potrebbe impedirci di stabilirci per un tempo limitato su un altro pianeta, e come i nostri Dei sicuramente anche noi potremmo dare inizio ad una specie vivente con lo scopo di farci aiutare ..... per farle svolgere quei lavori semplici ma necessari. Così come facciamo con alcune specie animali del nostro mondo.

E una volta esaurito il compito stabilito, anche noi lasceremmo che la vita creata seguisse un suo destino, anche se di tanto in tanto andremmo a farle visita esattamente come fanno i nostri creatori attraverso gli avvistamento ufo e cerchi nel grano. E se dovessimo assistere che questa specie è incapace di evolversi al punto da mettere in pericolo la loro stessa sopravvivenza e l'equilibrio del pianeta. Anche noi come loro prima o poi saremmo costretti ad intervenire, mandando segnali e mostrando la nostra presenza affinchè potessero ravvedersi per evitare l'estinzione.

Quanto scritto sopra lascia intendere che la vita materiale sia stata creata da esseri che hanno trasceso la materia dopo essersi elevati a livello spirituale, e che qualsiasi altra forma di vita possa elevarsi al punto da trascendere la materia e divenire a Dei!

E' esattamente quello che penso! E aggiungo che la materia visibile che rappresenta solo il 2% nell'universo, rispetto al 98%, la vita sviluppata in esso è più o meno evoluta al nostro stesso livello. Diversamente la materia e energia invisibile che esiste per il 98%, conterrebbe infiniti universi e piani esistenziali in cui esistono quelli che noi definiamo Dei. E ad un livello più alto esiste il mondo dello spirito ove l'essenza ...... l'anima esiste al di là del tempo. E allo stesso piano, ma separato, esiste il luogo ove regna il male, ove le anime malvagie sono confinate nella zona buia.

E allora i segni e i suoni degli antichi Dei si diffonderanno per essere uditi da coloro che conoscono i suoni e i segni degli Dei. Mostrando loro, che il mondo sta cambiando perchè l'uomo ha creato tanto di quel male che gli Dei per salvare coloro che ascoltano i suoi hanno deciso di illuminare il mondo con la loro luce.

Non so quando la luce avvolgerà il mondo, ma quando sento i suoni degli Dei la mia anima è attraversata da scenari apocalittici. E perchè il mondo perderà l'azzurro del cielo e i colori della terra per lungo tempo. Gli Dei non saranno felici di questo. Ma nessun male può regnare per sempre. Poiché mille demoni non valgono una sola lacrima innocente. E perchè nel prossimo futuro, la follia dell'uomo aprirebbe le porte dell'inferno per l'intera umanità.

Per evitare il compimento di tale follia, gli Dei daranno luce al mondo così che l'uomo attraverso la luce degli Dei possa edificare una nuova era verso i più alti confini della saggezza, fino a trascendere la materia, così che le porte del nostro universo e di tutti gli altri universi si apriranno per nuove e meravigliose conoscenze.

Non ha senso continuare nei secoli a sterminarci a vicenda spargendo distruzione, morte, sofferenze e ingiustizie per il privilegio di pochi: Anche gli Dei provano pietà.


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view post Posted: 4/10/2014, 20:53     Immortali -

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Tutta la nostra scienza si basa su un inganno ... una vera illusione. La comunità scientifica lo sospettava da circa 30 anni, ma negli ultimi anni ne ha avuto conferma.

Secondo le stime più recenti l'energia oscura, definita tale solo perché non riusciamo a vederla, in realtà è accecante e purissima, costituirebbe il 75% dell'Universo e la materia oscura il 23%, mentre la materia e l'energia a noi familiari, prese insieme, non rappresenterebbero che il 2%. Da alcuni decenni ormai gli astrofisici hanno scoperto che la materia visibile è soltanto una piccola parte della materia realmente presente nell'Universo.

In realtà, l'universo sarebbe composto quasi completamente dalla cosiddetta materia oscura, ossia materia invisibile la cui natura non è ancora nota. Nessuna delle due è mai stata osservata direttamente, ma solo attraverso l'effetto gravitazionale prodotto sulla materia visibile e sull'energia convenzionale.

Vi invito a riflettere sul senso e le implicazioni di tale scoperta. In altre parole quel poco che vediamo e che ci appare immenso, in realtà è solo il 2% dell’intero universo. Provate ad immaginare il restante 98% che non riusciamo a vedere cosa possa mai contenere; provate ad immaginare i mondi, le dimensioni e infiniti universi interconnessi abitati da esseri di luce, poiché l’energia oscura è un fluido invisibile che permette al nostro universo di esistere, dal momento che è stato scoperto che agisce da equilibrio tra i corpi celesti visibili.

Quindi regolato da altre leggi fisiche. Il mistero più grande, se di mistero si può parlare, è che tale energia era conosciuta dai più antichi popoli della terra, tra cui i Maya, e da tantissimi illuminati anche del nostro tempo.
Considerando ciò che è l’uomo, non è escluso che l’universo visibile che rappresenta solo il 2%, sia una piccolissima isola, una specie di prigione in cui forze oscure in qualche modo controllano l’esistenza umana, costretta a ripetere continuamente la medesima esistenza in un ciclo continuo e ripetitivo, fino a quando non si libererà da tale prigione rendendosi consapevole del proprio essere.

Poiché è visibile anche ad un cieco che l’uomo da quando esiste non fa altro che ripetere le stesse azioni. Quello che cambia sono gli arnesi del mestiere, meglio conosciuti come arsenali di morte.
Nonostante, la stragrande maggioranza dei scienziati che studiano il nostro universo, continuano ad ignorare tale scoperta. Questo perché diversamente dovrebbero smantellare l’impianto su cui regge il nostro sistema scientifico e la nostra stessa esistenza. Compreso la tanta decantata e rivoluzionaria decodificazione del genoma umano. Nonostante ancora si muore per banali malattie.

Non riusciamo a vedere perché siamo avvolti dal male, quando saremo in grado di amore vero l’energia che avvolge l’intero creato si renderà visibile poiché la nostra anima perderà il suo involucro e saremo finalmente liberi, in grado di interagire tra tutte le dimensioni e universi interconnessi liberandoci così del ciclo continuo e ripetitivo della morte per essere immortali in un mondo di luce.

Ci sono uomini nella storia che per divulgare tali verità sono stati dichiarati eretici, e hanno preferito morire piuttosto che rinnegare la loro verità. Tra questi Giordano Bruno. Cito Giordano Bruno, perché le fu offerta la possibilità di salvarsi più che ad altri, a condizione che rinnegasse le proprie verità ….. tra cui, quella di altri mondi abitati e, la certezza di altre dimensioni e universi. Preferì morire sul rogo, piuttosto che rinnegare ciò in cui credeva.

Vi pare verosimile che un essere umano preferisca morire piuttosto che rinnegare ciò in cui crede ??

Questo è possibile, solo se questa verità è assoluta. Si può rinunciare alla vita perché certi della propria immortalità in un mondo di luce.
Sorrido, quando leggo che studiosi, ma anche persone comuni cercano in tutti i modi di negare le meravigliose facoltà della nostra mente … del nostro cervello, pur essendo noto che del cervello non si conosce assolutamente nulla a parte che se inseriamo un elettrodo in una qualsiasi zona, questa emette una risposta. Ma ignoriamo la complessità delle interazioni e soprattutto ignoriamo di essere parte dell’intero universo e che quindi possediamo tutta la sua maestosa potenza.

Il nostro limite è che non siamo in grado di attivarla perché non siamo capaci di vero amore, di armonia e stato contemplativo. Ne siamo in grado di sviluppare gli stati alterati della coscienza.

Pratica iniziata capace di sviluppare le potenti facoltà della nostra mente per congiungersi con l’intero universo e vedere ciò che ai nostri sensi non è dato vedere: l’immortalità del nostro essere.
Nonostante, persone che ignorano persino dove esistono pretendono di spiegare il funzionamento del cervello e quant’altro, escludendo qualsiasi altra proprietà oltre quella dimostrabile scientificamente, ignorando che la nostra scienza è cieca e chiusa in una piccola scatola, quindi incapace di vedere la vera realtà.

L’assurdo, è che queste stesse persone, adorano, venerano personaggi del rango di Giordano Bruno, al punto da innalzare grandi statue e ricordarli con nome di strade e di città a memoria della loro grandezza. Salvo poi continuare ad ucciderli nella vita pratica, ponendosi all’opposto dei loro insegnamenti e della loro fede. Lo stesso fanno con gli insegnamenti di Gesù. Se è questa l’umanità, io non sono umano.

Un esempio della potenza della nostra anima e di ciò che realmente siamo, è reso visibile da Gustavo Rol, risparmiato dal rogo solo perché nel nostro tempo si uccide in modo diverso. Gustavo Rol, durante la seconda guerra mondiale ha fatto tremare i più grandi uomini di stato d’Europa perché la sua mente era in grado di penetrare tutti i loro segreti e strategie... anche militari,. Al punto che era considerato un vero pericolo.

Gustavo Adolfo Rol, (1903 - 1994) un essere capace di imprese che non hanno nulla di normale e che è impossibile interpretare. È in grado perfino di fare viaggi nel tempo, di conversare con entità che hanno raggiunto l'oltretomba da secoli o di far piombare in un salotto col belato della capra anche il suo campanaccio. Un busto di marmo pesantissimo, senza che nessuno si muovesse, passò da un caminetto al centro di un desco. Così Enzo Biagi nel suo volume "E tu lo sai? ", pubblicato nell'aprile '78, descrive la straordinaria figura di Gustavo Rol.

Smettetela di farvi del male... Allontanatevi dalle tenebre, siate consapevoli; liberate la vostra anima dall’inganno di questa esistenza maligna, amandovi e amando di amore vero ..... universale, e sarete liberi dalla sofferenza, dalla schiavitù e dalla morte perpetua, poiché rinascerete immortali.


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view post Posted: 4/10/2014, 20:44     Perdersi -

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Osservando ciò che siamo diventati, penso che l’uomo lungo il suo viaggio si sia perso.

Abbia smarrito il senso della propria vita... la ragione per cui esiste, fino al punto da diventare per la natura una specie di virus, quindi un pericolo per la stessa sopravvivenza del pianeta terra.

Penso che tutti si siano resi conto che la natura comincia a ribellarsi contro questa specie umana! Lo fa nel modo più naturale... altera le condizioni che permettono la vita su questo pianeta.

Il mio non vuole essere catastrofismo gratuito, in quanto gli esperti del Pentagono attraverso una commissione di studi, hanno accertato che se non si pongono dei seri limiti all’inquinamento atmosferico e terrestre, entro 20 anni ci potrebbe essere un punto di non ritorno e tra 50 l’inevitabile catastrofe se prima non ci pensa Toutatis. Un enorme asteroide che minaccia collisione con la terra.

Personalmente penso che la perdita dell’uomo per la natura non sarebbe una catastrofe, soprattutto perchè la fine della vita su questo pianeta, sarebbe un evento naturale già scritto nel tempo, dato che come tutti sanno, prima o poi il nostro sole smetterà di riscaldarci ... di esistere.

Ma fino a quella data l’uomo, se cambia il suo percorso attuale, potrebbe avvantaggiarsi di conoscenze tali, da fargli superare tale evento. Per esempio rendendo possibile abitare altri pianeti simili alla terra. Ma se persegue nella sua follia, la fine è una naturale conseguenza, perché non avrà la possibilità di elevare la sua anima al punto da rendere possibile, scoperte scientifiche ora inimmaginabili perché incapace di aprirsi all’infinito attraverso la luce dell’anima. Ossia conoscenza e saggezza.

Che l’uomo si sia perso è un dato di fatto, e per comprenderlo è sufficiente guardare nel passato per rendersi conto che nonostante la tanta decantata tecnologia e scienza, per ammirare un' opera d’arte, quale ad esempio, un tempio, un palazzo, un monumento, una cattedrale, e tante altre opere, dobbiamo rivolgerci al passato perché la nostra anima e talmente arida da non riuscire a costruire nulla che abbia un vero valore architettonico e artistico. Siamo diventati sterili, futili, superficiali e vuoti. Tutto ciò che costruiamo nella nostra epoca, è privo di poesia e di contenuti artistici e di valori veri.

Costruiamo delle case che somigliano a degli alveari. Ogni cosa è rapportata al massimo profitto, avendo alla base il minimo dei costi possibili. Siamo diventati talmente avidi e assetati di potere da non renderci conto di aver perso ciò che prima ci rendeva esseri pensanti e costruttori di magnificenze.

Mercifichiamo ogni cosa, compreso noi stessi. Tanto che la vita non ha più alcun valore morale. In sintesi, abbiamo perso il contatto con la nostra anima.

Osservando ciò che hanno saputo costruire i nostri antenati, sembra che invece di evolverci lungo l’arco di questo tempo abbiamo subito una involuzione.

Questo è stato possibile perchè abbiamo perso il contatto con la nostra anima.


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