The Collector

Pre Morte

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Kilobaid
view post Posted on 4/5/2015, 14:19 by: Kilobaid     +1   -1
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E' un gran sollievo sapere che nonostante ci sia ancora tanta diffidenza in materia di (NDE), non sono pochi gli studiosi del mondo accademico, che si dedicano a tale ricerca, spinti da una forza interiore e da una seria passione, per trovare risposte che la scienza ufficiale, non sempre è capace di formulare. La Dott.ssa Albano Elisa, è laureata in Psicologia e specializzata in Diritto Penale e Criminologia. Il suo campo d'interesse è stato da sempre la devianza con tutte le sue problematiche.

Ha svolto per molti anni attività di consulenza in qualità di Esperta negli Istituti Penali per adulti in varie città d'Italia e ancora oggi si occupa di criminalità minorile. Ma la sua formazione fondamentalmente meccanicistica, a seguito di un evento luttuoso ha lasciato gradualmente il posto ad una visione più ampia dell'individuo, che le ha permesso di interrogarsi in modo nuovo sulla psiche e le sue manifestazioni.

Pur continuando ad occuparsi di devianza svolge attualmente studi sui fenomeni NDE, sulla reincarnazione, sulle tecniche regressive e su alcune ipotesi alternative all'eziopatogenesi classica. Ha già pubblicato numerosi articoli ed ha in preparazione alcuni testi, frutto delle sue ricerche.

Ma in questi ultimi anni, sono molti gli studiosi che si interrogano sul fenomeno dell'esperienza di premorte o NDE. L’NDE, dalle iniziali dell’espressione inglese Near Death Experience, esperienza in prossimità della morte, è un particolare ricordo di una strana esperienza psichica che sembra essere stata vissuta durante una fase in cui si è corso un grave rischio di morte.

Non mancano di certo le varie interpretazioni sull'origine di tale fenomeno. Alcuni studiosi ritengono che il fenomeno sia provocato dalla mancanza di ossigeno al cervello. Ma secondo le conoscenze che abbiamo in merito, trovo che tale ipotesi sia fortemente in contraddizione, dato che la mancanza di ossigeno al cervello, anche per pochi minuti provoca danni cerebrali irreversibili. Allora come spiegare il ricordo delle NDE, dal momento che i soggetti esaminati, sono stati privi di ossigenazione cerebrale per un tempo di gran lunga superiore al minuto.

Il dott. George Rodonaia psichiatra ricercatore all'Università di Mosca, è stato dichiarato morto, e si è svegliato 3 giorni dopo su un tavolo operatorio durante l'inizio dell'autopsia. Cioè quando il chirurgo aveva incominciato a sezionarlo partendo dall'addome. Siamo al solito!! - Mi chiedo se scientificamente esiste qualcosa di veramente certo!! - Come possono alcuni studiosi affermare che la NDE sia provocata dalla mancanza di ossigeno al cervello, se è scientificamente provato che il cervello se privato dell'ossigeno anche per pochi minuti subisce danni irreversibili? Diversamente nei casi di NDE il paziente pur restando senza ossigeno non subisce danni cerebrali.

La scienza non chiarisce tale fenomeno ..... anzi, finge di non vederlo, perchè non è in grado di dare una risposta, e perchè si dovrebbe rivedere il protocollo, che stabilisce quando una persona smette realmente di vivere e, se le apparecchiature che utilizziamo per stabilire i parametri dell'avvenuta morte siano adeguate. Oppure non siamo ancora in grado ..... almeno non in tutti i casi di stabilire quando una persona è realmente morta.

Mi chiedo quante persone abbiamo dichiarato morte mentre erano ancora in vita!! Alla luce dei fatti è dimostrato che il cervello può rimanere senza ossigeno anche per ore senza subire danni cerebrali, e in certi particolari casi .... anche per giorni. Mentre in altri casi sono sufficienti anche solo pochi minuti per smettere di funzionare. Tutto questo per quanto mi riguarda prova una sola cosa!! - Che di preciso sappiamo veramente poco, e quel poco lo conosciamo nel modo sbagliato.

Analizzando i casi di NDE, emerge senza ombra di dubbio, che l'anima esce dal corpo, altrimenti non trova spiegazione che tanti pazienti si sono osservati dall'alto vedendo i medici che cercavano di rianimarli. Sono troppi i pazienti che hanno descritto le fasi dell'intervento e di altri avvenimenti, che potevano essere stati osservati solo dall'alto, o comunque in una posizione che permettesse una visuale panoramica. Ciò che i pazienti hanno raccontato, prova che vedevano stando fuori dal loro corpo. Diversamente non potevano conoscere ciò che i medici stavano facendo, considerando che erano privi di coscienza e dei parametri vitali. Questa è una realtà che non si può far finta di non vedere. Nonostante, viene ignorata con troppa disinvoltura.



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